Oggi, lunedì 17 maggio, si celebra la Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia, la bifobia e l’interfobia e ricorrono 31 anni dal giorno in cui l’Organizzazione mondiale della sanità ha rimosso la voce “omosessualità” dall’elenco dei disturbi mentali. Tale evento epocale è stato celebrato negli ultimi 17 anni con l’obiettivo di attirare l’attenzione sulla drammatica situazione delle persone Lgbtiq e per invocare l’uguaglianza in tutti i sensi del termine.

Nonostante i progressi conseguiti negli ultimi decenni, l’uguaglianza delle persone Lgbtiq continua a essere difficile da conseguire, come risulta dai risultati dell’indagine sulle persone Lgbtiq dell’agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali e dalla Rainbow map (mappa arcobaleno) dell’Associazione internazionale gay e lesbiche (Ilga-Europa).

Ancora più preoccupante è il fatto che in alcuni paesi dell’Unione europea hanno guadagnato terreno pratiche reazionarie come le cosiddette “zone libere da Lgbt” e restrizioni dei diritti delle persone transgender che mettono a repentaglio l’esistenza delle persone Lgbtiq.

Non ci sono posti sicuri

Anche se un numero crescente di europei è a favore dell’uguaglianza delle persone Lgbtiq, la triste verità è che non ci sono posti sicuri in Europa. Dal bullismo scolastico alle discriminazioni sul posto di lavoro, dall’odio online alla violenza nelle strade, la situazione rimane difficilissima, specialmente per chi viene facilmente identificato come Lgbtiq.

In Belgio, il 6 marzo, il quarantaduenne David Polfiet è stato pugnalato a morte dopo essere stato attirato con l’inganno a un raduno tramite una app di incontri per gay.

Questo brutale omicidio non è un episodio isolato, ma un fatto che mostra a cosa può portare l’omofobia se non viene combattuta. Fanno parte di una lunga serie di omicidi e tentativi di omicidio perpetrati contro persone Lgbtiq unicamente a motivo della loro identità.

I responsabili politici devono intervenire rapidamente, soprattutto quando vi sono vite a rischio.

Per questo motivo, la Commissione ha presentato la sua strategia per l’uguaglianza delle persone Lgbtiq 2020-2025 che, tra le altre iniziative, mira a includere i reati generati dall’odio e dall’incitamento all’odio nell’elenco degli eurocrimini.

Questo è anche il motivo per cui chiediamo che le strategie nazionali per l’uguaglianza delle persone Lgbtiq integrino e rafforzino l’azione dell’Unione europea, in particolare nei settori in cui l’Ue ha competenze limitate, come la sanità e l’istruzione.

Il mese scorso il parlamento europeo ha dichiarato, a maggioranza assoluta, l’Unione europea “zona di libertà per le persone Lgbtiq”.

Pur trattandosi di un voto essenzialmente simbolico, è stata una presa di posizione significativa in un momento in cui i diritti delle persone Lgbtiq vengono messi in discussione.

La propria identità

Il giorno della votazione, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha twittato: ”Essere séstessi non è un’ideologia. È avere una propria identità che nessuno può sopprimere”. Diversi commissari hanno dato voce, come la presidente, alla causa, dimostrando chiaramente che per la Commissione europea il rispetto dei diritti Lgbtiq non è negoziabile.

I diritti delle persone Lgbtiq devono essere tutelati a livello nazionale e internazionale. Non si può restare fermi o tornare indietro.

Dobbiamo fare ciò che è moralmente giusto, difendere il diritto internazionale ed europeo e persino andare oltre, garantendo così il rispetto della libertà di ciascuno alla propria sessualità e al proprio genere.

Per ottenere i risultati auspicati dobbiamo essere più coraggiosi di quanto siamo stati finora.

Esorto pertanto tutti i governi, gli enti regionali e i consigli locali a considerare in modo proattivo la possibilità di diventare zona di libertà per le persone Lgbtiq, a riflettere su ciò che resta da fare nel dialogo con la società civile Lgbtiq e a procedere con i cambiamenti necessari.

La Commissione europea continuerà ad agevolare gli scambi di migliori pratiche tra i paesi dell’Unione europea.

Inclusione sociale

Per il secondo anno consecutivo, le manifestazioni Pride saranno probabilmente annullate in molte città europee. La mancanza di visibilità e la perdita di entrate a fini di sensibilizzazione e di inclusione sociale che comporta l’annullamento di tali manifestazioni possono costare care alle persone Lgbtiq, a meno che non si trovino nuovi modi per dare la dovuta visibilità e il dovuto riconoscimento a un segmento significativo della nostra popolazione.

Che la nostra determinazione a fare ciò che è giusto indichi la via per l’affermazione dei diritti e delle libertà delle persone Lgbtiq a livello internazionale.

Seguiamo il ruolo guida del parlamento europeo e diamo vita a una zona di libertà per le persone Lgbtiq!


Helena Dalli è una politica maltese del Partito laburista, commissaria europea all’Uguaglianza nella Commissione von der Leyen

 

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