Singapore prova a diventare un paese per bambini. La città-stato ha varato l’ennesimo bonus bebè per cercare di incrementare le nascite nel suo territorio. Il paese ha una lunga storia travagliata con il suo tasso di fecondità (tft), ovvero il numero medio di figli per donna. Se oggi infatti il numero relativo di nascite a Singapore è uno dei più bassi al mondo e ha raggiunto nel 2018 il record negativo dell’1.14, nel suo passato la città-stato ha potuto vantare un tasso di fecondità altissimo. 

Ascesa e caduta della politica dei due figli

Secondo i dati della Banca mondiale, nel 1960 Singapore godeva di un tasso di fecondità del 5.76. Un numero altissimo, che all’epoca allarmò il primo ministro, Lee Kuan Yew. Il fondatore del Partito popolare d’azione era preoccupato che l’aumento delle nascite potesse portare a squilibri socioeconomici nella città-stato e per questo, nel 1972, approvò una serie di penalizzazioni per le famiglie con più di due figli.

È una scelta non isolata nel contesto asiatico: anche la Cina per anni ha proposto la politica del figlio unico. I censimenti degli anni Ottanta dimostrarono che la policy aveva influenzato soprattutto le donne più benestanti. Le donne appartenenti alle fasce più povere continuarono invece ad avere figli a tassi più alti. Nel 1986, il tasso di fertilità del paese era sceso all’1.4. Le cause di questa decrescita non erano solo dovute all’effetto della legge dei due figli, ma anche alla crisi economica che in quegli anni colpì la città-stato. 

Tutti questi fattori portarono il governo a passare dallo slogan di «fate due bambini» a quello «di fatene tre o quattro se riuscite». L’esecutivo abbandonò infatti le penalizzazioni per le famiglie con più di due figli e anzi incoraggiò con incentivi le famiglie più numerose. Una decisione che sembrò portare qualche risultato nel 1988 quando il tft tornò a salire a 1.96. Ma si trattò di un fuoco di paglia: da quell’anno il tasso di fecondità del paese ha infatti continuato a rimanere stabile attorno all’1.5 fino ad arrivare all’1.14 del 2018.

Non solo politiche

La storia demografica di Singapore è stata oggetto di numerosi studi per provare a capire quanto le politiche della natalità influenzino effettivamente le nascite in uno stato. Se infatti a prima vista alcuni andamenti demografici di Singapore sembravano allinearsi con quelli incentivati dalle politiche del governo, dalla fine degli anni Ottanta la crescita del tft si è ridotta nonostante i continui sforzi dell’esecutivo.

A influenzare il numero di nuove nascite sull’isola secondo gli studiosi è stata infatti la situazione economico-sociale delle donne. La crescita dell’emancipazione femminile, accompagnata anche da riforme che hanno reso praticabile l’aborto nella città-stato, ha infatti fatto diminuire considerevolmente il tasso di fecondità. La complessità del fenomeno è tuttora studiata dai demografi che dubitano sempre di più dell’efficacia di strumenti come i bonus bebè.

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