Aumentano le famiglie che fuggono dalla Russia. Volano a Belgrado e si uniscono al fiume umano che va verso l’Europa occidentale. «È una doppia minaccia: gli europei ci odiano e non ci accolgono, mentre i filorussi che vivono nei Balcani ci considerano dei traditori»
“Vy mozhete nam pomoch'?” In una nottata come tante, alla stazione di Gorizia una frase rompe il solito rituale d’accoglienza. La frase chiaramente non è in inglese, né in francese, nemmeno in indi o bengalese. Ci vogliono alcuni secondi prima che i volontari che accolgono i migranti alla frontiera tra Slovenia e Italia si rendano conto che è russo. A piedi, insieme a un gruppo di sub-sahariani, arrivano alla banchina dei treni tre famiglie russe: madri e figli, tutti minorenni, tra cui alcu


