Non solo il dono dell’emiro viola la Costituzione, ma essendo l’Air Force One una sorta di Casa Bianca volante da cui controllare persino l’arsenale nucleare, la sua bonifica rappresenta un vero incubo per la Cia: il velivolo non rispetta nessuno degli standard richiesti e dovrebbe essere smontato pezzo per pezzo alla ricerca di possibili microspie. Inoltre, sono necessari aggiornamenti dell’equipaggiamento, contromisure elettroniche e difesa missilistica. Persino i trumpisti Maga protestano
Il Boeing 747-8 offerto dall’Emiro del Qatar a Trump non è solo un regalo fuori misura: è un potenziale boomerang. Trasformarlo in un nuovo Air Force One richiederebbe anni di lavoro, sistemi segreti e, alla fine, un costo di oltre un miliardo di dollari. Ma i veri problemi sono due, e pesantissimi: un sospetto di corruzione ai limiti (e oltre) della Costituzione americana, e un rischio per la sicurezza nazionale che preoccupa gli esperti di intelligence.
Il dono dell’Emiro del Qatar è, a tutti gli effetti, illegale. Viola la Clausola degli emolumenti della Costituzione americana (Articolo I, Sezione 9), che vieta ai funzionari federali di accettare regali o compensi da governi stranieri senza l’autorizzazione del Congresso. Nessuna ambiguità: è scritto nero su bianco che nessun presidente può ricevere doni da re, principi o Stati esteri. «Abbiamo un presidente che volerà a bordo di una tangente da 400 milioni offerta dal Qatar», ha commentato un ex funzionario della Casa Bianca.
Altri tempi: nel 1976 Jimmy Carter fu costretto a mettere la sua azienda di noccioline in un blind trust per evitare anche solo l’ombra di un conflitto di interessi. Oggi, con Trump - nel silenzio imbarazzante dei democratici - non ci sono più freni. La Casa Bianca è una filiale del brand Trump. Nei primi 100 giorni, la sua famiglia ha trasformato il potere in cash. Nessuna distinzione tra politica e affari: ormai coincidono. Il presidente spinge la sua criptovaluta, lanciata all'Inauguration Day e già salita del 60 per cento, promettendo in cambio cene private e tour alla Casa Bianca. I figli aprono a Washington un club esclusivo: accesso riservato a chi può versare mezzo milione di dollari per “fare rete” con l'amministrazione.
Il viaggio nelle tre nazioni petrolifere del Golfo - Arabia Saudita in testa, con affari firmati per molte centinaia di miliardi e nuovi golf resort targati Trump - viene presentato come normale diplomazia. Non c’è più nemmeno il tentativo di separare affari e Stato: America First è diventata Trump First.
Ma il vero problema del jet “regalato” dal Qatar non è solo etico, è strategico: la sicurezza nazionale. L’Air Force One non è un aereo qualsiasi, è una Casa Bianca volante e un centro di comando e controllo da cui il presidente può controllare l’intero arsenale nucleare, impartire ordini al Pentagono, alla Cia e alle agenzie militari in caso di guerre o altre emergenze. Il Boeing 747-8 offerto dall’emiro ha 13 anni e non rispetta nessuno degli standard richiesti. Convertirlo richiederebbe anni di lavoro e centinaia di milioni di dollari, ben oltre i 400 sbandierati. Ma Trump lo vuole entro la fine dell'anno. Un ex ufficiale dell’Aeronautica avverte: «I rischi per la sicurezza nazionale sono enormi. Ma se li vuole correre, può. È lui il commander in chief». Un altro ex funzionario del Pentagono è netto: «Pensare che bastino poche modifiche è semplicemente assurdo».
Per trasformarlo in un vero Air Force One, il Boeing dovrebbe essere smontato, pezzo per pezzo, per escludere la presenza di microspie, malware o falle elettroniche che potrebbero permettere a potenze straniere di intercettare ordini. Andrebbe poi equipaggiato con sistemi ultra-costosi: comunicazioni criptate, difesa missilistica, rifornimento in volo, contromisure elettroniche, protezione contro impulsi elettromagnetici, oltre a nuovi spazi per il personale medico e i servizi segreti. Solo il modulo per il rifornimento a mezz’aria sarebbe un enorme investimento di tempo e denaro.
La vicenda ha iniziato a incrinare anche il fronte dei trumpiani doc. Per la prima volta dall’insediamento, alcune voci del movimento Maga esprimono dissenso. Tra loro Ben Shapiro e Laura Loomer, due figure chiave dell’ultradestra, accusano Trump di ipocrisia: difficile parlare di “America First” mentre si accettano regali da uno Stato accusato di finanziare Hamas, i Fratelli Musulmani e controllare media ostili come Al Jazeera. Loomer, nota per il suo culto della personalità («mi prenderei una pallottola per lui»), ha ammesso che l’accettazione del regalo è una contraddizione netta con l'agenda politica di Trump. «Come potremo mai designare la Fratellanza Musulmana come organizzazione terroristica», ha postato su X, «se accettiamo un jet da 400 milioni dal Qatar, che quella Fratellanza la finanzia e la ospita?».
Il paradosso è evidente: l’amministrazione Trump promette di colpire Hamas, Hezbollah e i proxy iraniani, ma nel frattempo accetta regali da uno Stato che li sostiene apertamente. «La contraddizione - scrive l’influencer - diventa ancora più grottesca se si considera che il 23 aprile il presidente ha firmato un ordine esecutivo per obbligare scuole e università americane a dichiarare l’origine dei fondi esteri, proprio mentre Qatar e Arabia Saudita risultano essere le principali fonti di finanziamento». «La lobby più potente a Washington è quella del Qatar», conclude Loomer. «Stiamo guardando in diretta l'ingresso degli islamisti nei gangli del potere americano».
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