Aboubakar Soumahoro è stato uno dei tre “volti” della campagna elettorale della coalizione di centrosinistra. La candidatura del sindacalista ivoriano, protagonista della battaglia per i diritti dei braccianti, per l’alleanza Sinistra italiana-Verdi, era stata annunciata insieme a quelle di Ilaria Cucchi (anche lei con i rossoverdi) e Carlo Cottarelli (con il Pd).

Tre “punte di diamante” per altrettanti collegi uninominali sicuri. O perlomeno considerati sicuri visto che alla fine solo Cucchi è riuscita ad essere eletta. La sconfitta di Soumahoro, però, è significativa perché spiega bene come il Pd e la sinistra italiana, dopo il taglio dei parlamentari e la redifinizione dei collegi, abbiano completamente sbagliato strategia.

Soumahoro, candidato nel collegio uninominale U04 è stato battuto dalla candidata di FdI, Daniela Dondi, un’avvocata modenese sconosciuta a livello nazionale. Lo scarto è stato minimo (95.475 contro  91.826). Quasi la metà dei suoi voti,  41.585, il sindacalista ivoriano li ha ottenuti nel comune di Modena. Nel 2018, l’allora candidata Beatrice Lorenzin (anche lei “catapultata” nel collegio sicuro dal centrosinistra) ne aveva ottenuti 38mila.

Un problema di collegio

Soumahoro è andato un po’ meglio, e non era scontato visto il risultato nazionale, e allora cosa non ha funzionato? Semplice, il collegio, a seguito della riforma del taglio dei parlamentari, è stato ridisegnato. Se nel 2018 era composto dai comuni di Modena, Campogalliano, Carpi e Soliera. Oggi è composto da Modena e da un’altra trentina di comuni (tra cui Maranello, Nonantola, Sassuolo e Formigine) alcuni dei quali situati lungo la dorsale appenninica, dove da tempo il centrodestra vince e convince. 

Sarebbe bastato poco per capire che Soumahoro, pur conosciuto a livello nazionale, pur protagonista di battaglie in difesa di diritti universali, non era il candidato giusto per affrontare la campagna elettorale in quelle zone. Forse, in realtà, non esiste un candidato che avrebbe fatto meglio di lui, ma due cose sono certe. Se il collegio fosse stato lo stesso del 2018 il sindacalista ivoriano avrebbe vinto anche con i voti ottenuti in questa tornata elettorale. Il taglio dei parlamentari ha prodotto un’inevitabile ridefinizione dei collegi che, allargandoli, ha affiancato ai centri urbani medio-grandi, realtà più periferiche dove da tempo la destra è diventata, anche grazie alle campagne populiste sull’immigrazione, la coalizione di riferimento. 

A lungo si è discusso e si discuterà di come il Pd ha progressivamente abbandonato le periferie diventando il “partito delle Ztl”. Stavolta le Ztl si sono “mischiate” alle periferie. E il Pd si è perso per strada. 

    

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