Una frase spesso utilizzata come un toccasana negli Stati Uniti, e che ho udito ancora la notte del 6 gennaio da alcuni dei nostri membri del Congresso quando erano riusciti a riprendere le loro attività dopo la rivolta, è che il nostro è un governo di leggi, non di uomini. È una citazione del nostro secondo presidente, John Adams.

Ma quello che abbiamo visto durante la presidenza di Trump dimostra, al contrario, quanto sono deboli le leggi, quanto dipendono dalla volontà delle persone di seguirle e di farle rispettare. L’amministrazione di Trump ha usato la legge come uno strumento con cui elargire favori ad amici e familiari e punire altri. Il suo partito non ha avuto il coraggio di usare la legge per porre fine alla sua corruzione e ai suoi illeciti. Adesso che lo stesso Congresso ne è diventato una vittima, alcuni (non abbastanza) membri del partito stanno cominciando tardivamente a rimpiangere la loro partecipazione alle illegalità di Trump, anche solo di averle accettate.

In ogni caso gli eventi del 6 gennaio hanno dimostrato ancora una volta – se serviva una qualunque prova ulteriore – che abbiamo due interpretazioni della legge, o due sistemi di legge. A marcare la differenza è il colore della pelle. A Washington e altrove, i dimostranti pacifici e disarmati del Black lives matter sono stati affrontati con spray al peperoncino, pallottole di gomma e percosse. È stato invece consentito a una folla di bianchi armati di profanare il nostro Campidoglio grazie al fatto che la polizia non avrebbe usato la forza per evitarlo: un altro esempio della supremazia bianca in azione.

Barry Schwabsky è un poeta e critico d’arte di New York

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