La sala stampa vaticana ha diffuso un’immagine di Bergoglio come “prova” delle sue condizioni. Ma nell’epoca dell’intelligenza artificiale e del deep fake non ha fatto che riaprire dubbi. I precedenti di Leone XIII e Giovanni Paolo II
Dopo 176 interviste rilasciate da papa Francesco dal 2013 a gennaio 2025 (l’ultima a Fabio Fazio sul canale televisivo Nove) e una indigestione di riprese che registravano e rendevano virale ogni piccolo gesto e ogni parola pronunciata, il 14 febbraio si è aperto un mese di assenza pubblica, causata dal ricovero al policlinico Gemelli di Roma per una polmonite bilaterale.
Un lungo mese di assenza, anche visiva, 31 giorni per la precisione, a cui né il pubblico né i fedeli erano abituati, forse solo i telespettatori. La situazione sembra infatti evocare sequenze già viste in The Young Pope di Paolo Sorrentino.
Nella serie televisiva Lenny Belardo, il giovane papa Pio XIII interpretato da Jude Law, elabora una vera teologia dell’invisibile, una filosofia dell’assenza icasticamente tradotta nella sentenza pronunciata: «Io non sono nessuno, solo Cristo esiste». Pio XIII evita di farsi vedere, rinuncia a farsi fotografare. La sala stampa vaticana deserta, piazza San Pietro vuota, la responsabile del marketing e della comunicazione atterrita da quella decisione, da quel “manifesto di riforma” di non avere “immagine”.
Interrompere il silenzio
La realtà però dice altro. L’assenza di Bergoglio è stata interrotta prima da un audio (elemento interessante), ovvero dalla voce registrata di papa Francesco, un breve messaggio di ringraziamento pronunciato in spagnolo e diffuso durante la preghiera del rosario in piazza San Pietro, il 6 marzo, seguito il 14 successivo da una foto, sempre diffusa dalla sala stampa vaticana. La fotografia, rimbalzata su ogni media, ritrae il pontefice di tre quarti di spalle, dicono durante una concelebrazione fatta nella sua camera all’ospedale. Effettivamente ha indosso i paramenti e la stola viola tipica del tempo liturgico quaresimale.
Quali sono le motivazioni che hanno spinto la Santa sede alla pubblicazione dell’immagine del papa? Vedendo come stavano diventando sempre più pressanti certe voci – soprattutto in rete – sulla infermità del pontefice, sulla sua inabilità (e tralascio le ipotesi di morte nascosta modello Norman Bates in Psycho di Alfred Hitchcock), la foto può essere considerata come la “prova” sulle sue condizioni.
Sempre più si stavano imponendo all’attenzione teorie complottiste, chiacchiere, maldicenze, a cui ci si è abituati soprattutto quando un papa anziano sembra dare i primi cedimenti fisici e l’idea di un conclave riaccende gli animi non solo nel collegio cardinalizio. I social e il web danno ora a queste voci malevoli una dimensione virale più importante e influente.
Leone XIII
Non è certo una novità, d’altra parte. Leone XIII morì a 93 anni nel 1903, ma, a fasi alterne, già a partire dall’inizio del 1890, erano iniziate a circolare commenti sulla salute fisica di quel papa «ossuto, incartapecorito, quasi mummificato», secondo le parole pubblicate sulla Revue belge.
I ricorrenti articoli sulla stampa straniera sul cattivo stato di salute del papa (in particolare proprio alla fine del secolo) spinsero la corte pontificia ad accettare a far entrare all’interno dei giardini vaticani un apparecchio nuovissimo, il mutoscope, e l’operatore William Dickson a riprendere così nel 1898 il pontefice a passeggio e nell’atto di benedire. Il messaggio era: il papa è vivo.
La foto dall’ospedale di Bergoglio poi rievoca fotografie diventate dei cult, come quella di Wojtyła ricoverato dopo l’attentato del 13 maggio 1981, o quella scattata quando la malattia lo aveva ormai stremato. Peraltro, la speculazione mediatica è sempre dietro l’angolo: ricordiamo la vendita di foto fatte dall’archiatra pontifico Riccardo Galeazzo Lisi di Pio XII steso sul letto con la cannula dell'ossigeno in bocca nel 1958.
La risposta fotografica fatta nel 2025 che vuole rassicurare sulle supposte criticità di governo della chiesa (esattamente come faceva “il portavoce” Navarro Valls ai tempi di Giovanni Paolo II) sembra però avere un sapore novecentesco, come quado assaggiamo una torta della nonna che ci riporta a nostalgie e ricordi dell’infanzia. L’idea cioè che una foto, come si pensava a fine Ottocento, possa costituire una prova “oggettiva”.
Tant’è vero che, come l’audio diffuso con la voce del papa è stato passato al vaglio di modelli di intelligenza artificiale cercando di di-mostrare (in modo del tutto rozzo e banale, ma dandogli una scientificità citando algoritmi e formule) come non fosse la sua voce, anche la fotografia – in tempi di deep fake – non ha fatto che riaprire dubbi.
Il vero e il falso
Passata al vaglio di novelli esperti in lettura di fonti visive, tra ipotesi di fake image, di foto che cela dettagli importanti (la scelta comunque di una foto di tre quarti e non frontale è comunque figlia di una precisa regia) o di dettagli considerati da neomedici eloquenti (la mano gonfia?) è chiaro che la foto non ha centrato pienamente l’obiettivo per cui era stata diffusa.
Il pubblico e gli studiosi hanno imparato a proprio discapito quanto ormai la manipolazione delle immagini o la creazione di fake possa essere reale. Le reazioni all’uscita del video e delle foto del Dalai Lama nell’atto di baciare un bambino nel 2023 furono caute all’inizio, perché il pericolo di fake images era dietro l’angolo.
Se quelle relative a papa Francesco hanno strappato anche qualche sorriso (pensiamo a quelle che lo ritraggono mentre fa un jump a canestro in un sottomano alla Jordan, o nell’atto di ballare come Crazy Legs) stiamo attenti ai risvolti politici o strumentali dietro alla creazione di questi falsi, ma anche dietro all’uso che ne viene fatto.
L'immagine di papa Francesco con la mascherina per l’ossigeno che circola in queste ore o quella, più datata, apparentemente vestito con un piumino trapuntato di Balenciaga, ha segnato un momento cruciale per l'Ia generativa. Creata con lo strumento di generazione immagini Midjourney, è diventata rapidamente virale grazie al suo incredibile livello di realismo.
Il creatore dell'immagine fake del papa non stava cercando di ingannare nessuno. Anzi, sollecitato, ha affermato che voleva semplicemente creare delle immagini divertenti dopo aver assunto dei funghi allucinogeni. Al di là delle intenzioni del creatore, in realtà la foto è diventata parte di una campagna di disinformazione antibergogliana che ha avuto i suoi effetti, usata in modo strumentale per attaccare il papa.
Leggiamo dunque anche questa foto per quello che è, lasciando al tempo e soprattutto a papa Francesco una decisione sul futuro. I curiosi possono chiederlo nel frattempo a ChatGPT.
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