Se Peter Thiel non ci fosse bisognerebbe inventarlo. E qualcuno in effetti lo aveva fatto: nel 2007 l’antagonista principale del videogioco Bioshock, Andrew Ryan, aveva le idee della filosofa libertaria e anarcocapitalista Ayn Rand e l’aspetto del miliardario-aviatore Howard Hughes.

Nella trama videoludica di Bioshock, Ryan costruiva una città subacquea governata dai principi oggettivisti, senza limiti etici e governativi, dove si sarebbe svolta la vicenda narrata.

Ebbene, anche Peter Thiel ha più volte espresso la volontà di costruire delle piattaforme abitabili in mare aperto, lontane dal controllo governativo, che sarebbero il culmine della sua ideologia radicalmente anarchica. Ma Thiel sa anche essere pragmatico.

Non a caso il miliardario fondatore di PayPal è stato uno dei maggiori finanziatori di Donald Trump. E anche oggi è un grande sostenitore di altri candidati repubblicani. Anzi, data la quantità di denaro e impegno, è possibile che proprio lui sarà il maggiore finanziatore dell’intero ciclo elettorale.

Germania e Namibia

Per capire com’è arrivato fin qua, ripartiamo dalla sua nascita nel 1967, a Francoforte, nell’allora Germania Ovest, la quale era governata da un liberalismo ben più temperato di quello che Thiel sogna oggi.

Ma la lasciò subito, all’età di un anno, al seguito del padre, che era un ingegnere chimico. Durante un periodo in Namibia, ancora sotto l’apartheid, frequentò una scuola privata dai metodi militareschi che usava ancora le bacchettate come metodo punitivo: fu forse lì che sviluppò il suo radicale rigetto per l’autorità costituita.

Come si concilia con il suo sostegno a uno dei presidenti con le tendenze più autoritarie di sempre?

Un passo alla volta. Prima si è laureato a Stanford, dove durante i suoi studi in giurisprudenza ha fondato un giornale universitario, The Stanford Review, di orientamento liberalconservatore.

Dopo aver preso il titolo di avvocato nel 1992 e alcune esperienze professionali di vario genere, è tornato in California per diventare un venture capitalist. Grazie all’aiuto di amici e parenti ha messo insieme un milione di dollari di fondi. Le cose non sono andate bene subito: perde 100mila dollari per aver investito in un progetto fallimentare di calendario online.

La svolta

Nel 1999, tramite la sua azienda di software Confinity, Thiel  ha una grande idea: superare i limiti posti dalle carte di credito per i pagamenti online su piccoli siti di e-commerce, creando un sistema fiduciario valido universalmente. È la svolta.

È qui che conosce Elon Musk e altri futuri imprenditori della Silicon Valley, uniti da un libertarismo di fondo che mira all’espansione delle possibilità offerte dalle nuove tecnologie, la cosiddetta “mafia di PayPal”: Finchè, nel 2002, non vende la sua creatura a eBay. Sembrerebbe finire qua, con un miliardo e mezzo di dollari.

E invece prosegue. Tralasciando le sue creature tecnologiche con nomi di derivazione tolkieniana (come la Palantir Technologies e la Valar Ventures), si arriva al 2004, quando Thiel decide di investire in una nuova piccola azienda, Facebook, con 500mila dollari, pari al 10 per cento circa delle azioni.

Non diventa solo un membro del board di Facebook nell’aprile 2005 (e lo rimane ancora oggi, secondo i dati sulla governance forniti dal colosso di Menlo Park) ma diventa anche il confidente più vicino a Zuckerberg, secondo quanto riferito dal suo biografo Max Chafkin, autore di The Contrarian, libro uscito lo scorso 21 settembre che racconta la presa del potere di Thiel.

Utopia e realtà

La presa del potere avviene su due piani: quello utopico e quello pratico. Nel primo, rappresentato dalla Thiel Foundation, c’è il libertarismo nella sua forma più pura, quella teorizzata da filosofi come Ayn Rand o Murray Rothbard: con le fantascientifiche piattaforme marine abitabili, degne di un antagonista di James Bond, anche se lui stesso ha dichiarato in un’intervista al New York Times nel 2017 che dal punto di vista ingegneristico sono ancora impossibili. Lo stesso ha investito, dal 2008 al 2011, poco meno di 2 milioni di dollari nell’idea.

Ma anche progetti più sinistri come Ambrosia, sostenuto in modo più consistente con la cifra di 3 milioni e mezzo di dollari, che inietta in modo sperimentale il plasma di persone sotto i 25 anni a chiunque ne faccia richiesta. Lo scopo è ringiovanire e, potenzialmente, diventare immortali.

Il costo per un’infusione di un litro è di 8mila dollari, non per tutte le tasche (anche se c’è un bello sconto qualora se ne facessero due: soltanto 12mila dollari).

In politica invece è un vero pragmatico. E lo spiega molto bene la biografia di Chafkin: pur essendo un sostenitore del deputato texano Ron Paul, noto per aver proposto l’abolizione di cinque agenzie federali, tra cui i dipartimenti per il commercio e l’istruzione, ha sempre donato per i candidati vincenti alle presidenziali.

Ma con Donald Trump è scattata una maggiore affinità: gli ha riconosciuto una foga distruttrice antistatalista fuori dal comune, tanto da andare alla convention repubblicana del 2016 come delegato della California per appoggiarlo ufficialmente e dire di fronte a una folla plaudente: «Sono fiero di essere gay».

Sostegno che non è mai venuto meno, almeno fino al novembre 2020. Da allora Thiel ha trovato altri due campioni: un altro venture capitalist come lui, J.D. Vance, candidato al Senato in Ohio, autore di Hillbilly Elegy, un tempo noto come “repubblicano ragionevole” e oggi propugnatore di una strategia di controllo e supervisione delle aziende del Big Tech, ma anche sostenitore di un suo dirigente, Blake Masters, Chief Operative Office di Thiel Capital, il suo principale veicolo di investimento. 

Vance sfida il senatore in carica Mark Kelly con un assegno versatogli dal suo capo di 10 milioni di dollari per «mettere fine all’immigrazione clandestina». In tutto questo mantiene un atteggiamento fortemente ambiguo nei confronti di Facebook, del quale continua a far parte, nonostante sia finito nel mirino dei candidati da lui finanziati.

Democrazia e libertà

In un suo saggio scritto nel 2009 per il Cato Institute, think tank libertario di Washington, sosteneva che «democrazia e libertà ormai non sono più compatibili». Come a voler sottolineare il suo duplice piano di azione, tra idealismo e pragmatismo.

E pragmaticamente, Thiel ha un piano anche per Facebook: Chafkin, scrivendo sulla newsletter Airmail, lo ha ipotizzato: far tornare Facebook ad essere più amichevole nei confronti della destra.

Ci sarebbero buone ragioni: a lungo Donald Trump è stato un ottimo cliente. Nel 2019, anno non elettorale, ha speso 19 milioni di dollari. E l’anno successivo ha sfiorato i 90 milioni. Forse è anche per questo che, come ha notato Axios, c’è una strana tolleranza per pagine come “Team Trump” che di fatto ricondividono il messaggio dell’ex presidente.

Difficile star dietro alle azioni di Thiel. Quello che sappiamo è che, pur non candidandosi, si avvia a spodestare vecchi finanziatori repubblicani scomparsi o sulla via del ritiro come Sheldon Adelson e Charles Koch.

Antistatalismo sì, ma non troppo. A volte anche i governi possono fare comodo per fare leggi che consentano un espansione senza limiti della tecnologia. Come sarebbe piaciuto ad alcuni cattivi da videogame.

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