Un nuovo video, ottenuto in esclusiva da Domani in collaborazione con Lighthouse Reports, mostra un giovane siriano ferito dai colpi di un’arma da fuoco dopo essere stato respinto al confine bulgaro-turco. Secondo l’analisi del collettivo Lighthouse Reports – in collaborazione con Domani, Sky News, The Times, Le Monde, ARD, RFE e SRF – il giovane rifugiato siriano si trovava al confine europeo, in un'area controllata dalle forze di sicurezza bulgare.

Abdullah El Rüstüm, siriano di 19 anni, è rimasto ferito lo scorso 3 ottobre alla frontiera con la Bulgaria, non lontano dal villaggio di Ahlatlı, nella parte nord occidentale della Turchia, a circa tre ore da Istanbul.

A testimoniare i crimini alle frontiere europee ci sono i video registrati lo scorso ottobre da un gruppo di siriani al confine tra Bulgaria e Turchia. La frontiera più a est dell’Unione europea, e anche quella più invalicabile.

Nei primi undici mesi del 2022 – secondo i dati del ministero dell’Interno bulgaro – le forze di frontiera hanno impedito a 153.460 persone di entrare in Europa dalla Turchia. «Le forze di sicurezza bulgare, con l'aiuto di Frontex, sono ogni giorno in prima linea per proteggere tutti i cittadini europei», ribadiscono gli ufficiali di Sofia. 

Maltrattamenti

Testimonianze multiple di rifugiati e ufficiali turchi parlano però di respingimenti collettivi, di pestaggi, percosse da parte della polizia, morsi di cani poliziotto, estorsioni e deportazioni illegali. «Ci sono maltrattamenti sistematici», secondo Koray Aygun, avvocato turco specializzato in immigrazione presso l'ordine degli avvocati di Kirklareli, in Turchia.

Il confine è segnato da un muro metallico che taglia l'orizzonte. Attraversa una fitta foresta per un totale di oltre 235 chilometri. Il governo bulgaro è fiero di proteggere i confini europei: è il suo biglietto da visita per ottenere l’agognato ingresso del paese nella zona Schengen.

Catturati

Ma torniamo a quello che è successo a inizio ottobre. Al tramonto, dalla parte turca, c’è un gruppo di siriani. Oltre la griglia metallica che segna il confine, a poche decine di metri, ci sono membri delle forze di sicurezza bulgare, comprese guardie di frontiera. Diversi colpi risuonano all'improvviso. Poi, c’è un ultimo colpo. Colpito al braccio e al petto, Abdullah, il giovane siriano di 19 anni, cade a terra.

Originario di Idlib, Abdullah è fuggito dalla guerra civile siriana per rifugiarsi in Turchia. Negli ultimi anni, ha cercato più volte di entrare in Europa ma è sempre stato respinto.

«Siamo entrati in Bulgaria, ma dopo sei ore di cammino due bulgari in divisa militare ci hanno catturati», racconta Abdullah. «Ci hanno riportati al confine turco, hanno preso i nostri cellulari e tutti i soldi che avevamo».

I respingimenti

Tre veicoli portano Abdullah e il resto del gruppo al confine turco. Una volta arrivati, le forze bulgare separano le donne dagli uomini. Abdullah descrive la scena che si svolge a cinque metri da lui: «Hanno perquisito le donne in modo orribile. Ricordo che ridevano. Non era una perquisizione, le hanno molestate». 

Il gruppo viene respinto in Turchia attraverso un cancello lungo il confine. Questa pratica di espulsioni è illegale e le autorità bulgare sono già state condannate per questo dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, nel luglio 2021. 

La Commissione europea ha aperto per due volte (aprile 2014 e settembre 2015) procedure d'infrazione contro la Bulgaria, per l'incapacità del governo di garantire standard minimi sul rispetto dei diritti dei richiedenti asilo e sulla pratica dei respingimenti collettivi. 

La provenienza dello sparo

Dalla parte turca, il gruppo di siriani protesta e inizia a lanciare pietre contro le forze bulgare: «Hanno poi chiesto rinforzi e due agenti sono arrivati dal lato bulgaro in un veicolo militare», racconta Abdullah. In uno dei video, sono visibili almeno due veicoli sul lato bulgaro. Uno è una Land Rover Discovery, l'altro è un veicolo militare. 

All'improvviso, secondo il racconto di Abdullah e il video ottenuto da Domani, vengono sparati diversi colpi di avvertimento. Poi c’è un ultimo colpo, Abdoullah viene colpito e cade a terra. 

Le immagini mostrano Abdullah che si tiene il lato sinistro del torace, sotto l'ascella. Tre secondi dopo cade in ginocchio: il sangue inizia a colare lungo il braccio. Abdullah è a meno di 40 metri dal veicolo della forze di frontiera bulgare.

Domani, insieme a Lighthouse Reports ha fatto analizzare l’audio del video a Steven D. Beckun, un esperto forense che ha confermato che «il suono dello sparo è coerente con un'arma che spara in direzione del microfono di registrazione», che in quel particolare momento era rivolto verso il confine. 

Secondo il rapporto fornito a Domani, la frequenza del suono dello sparo è «coerente con il riflesso di un grosso oggetto che si trova dietro la persona che ha sparato». Nelle immagini satellitari disponibili, una baracca delle forze di frontiera si trova sul lato bulgaro del confine.

Il referto

Abdullah è privo di sensi e sanguinante. Alcuni suoi compagni lo portano via, mentre altri membri del gruppo chiamano un’ambulanza. Poco dopo arriva l'esercito turco, che porta il giovane siriano direttamente all’ospedale di Kırklareli.

«Il proiettile è passato proprio tra la vena e il nervo del mio braccio», racconta Abdullah da Istanbul. Secondo il referto medico, che abbiamo ottenuto, il proiettile ha lasciato un segno di circa un centimetro sul “braccio sinistro del paziente”, prima di provocare lesioni “all’emitorace sinistro”.

Secondo un esperto balistico, la ferita di Abdullah è compatibile con «quella di una pistola» da 9 mm. Un’altra fonte bulgara, che preferisce rimanere anonima, racconta che la polizia e le guardie di frontiera bulgare sono addestrate a usare Makarov, pistole semiautomatiche di calibro 9. 

Oltre il confine

In un comunicato, il ministero dell'Interno bulgaro ha risposto che «il video non consente di sapere da dove provenga lo sparo». Le autorità bulgare hanno confermato che le loro truppe erano lì, ma che i colpi provenivano da direzioni diverse, e si sono rifiutati di commentare le analisi audio fornite da Lighthouse reports e da Domani. 

La storia di Abdullah El Rüstüm, diciannovenne siriano, non è un caso isolato. Il confine tra la Bulgaria e la Turchia è diventato negli ultimi anni uno dei più battuti da chi cerca di raggiungere l’Europa – per la maggior parte afghani, siriani e iracheni – e la pressione è aumentata a causa dei respingimenti della polizia greca lungo il confine tra Grecia e Turchia. 

Le autorità turche hanno registrato un altro caso, il 26 ottobre 2022. Un cittadino marocchino di nome Abdulkerim è stato trasportato d’urgenza all’ospedale di Kırklareli in Turchia dopo esser stato colpito da colpi d’arma da fuoco all’addome mentre tentava di attraversare il confine tra la Turchia e la Bulgaria. 

I guardiani d’Europa

Sette anni fa, il 15 ottobre 2015, era capitato a un ragazzo afghano di 19 anni, questa volta ucciso da un poliziotto bulgaro nei pressi del confine turco. Cercava di nascondersi dalla polizia insieme ai compagni di viaggio. Le autorità hanno cercato di giustificarsi: il ragazzo sarebbe stato colpito accidentalmente da un frammento di proiettile, di rimbalzo.

E mentre i bulgari continuano a fare i guardiani dell’Europa, la questione migratoria pesa molto anche sui rapporti tra la Turchia e l’Unione europea. In Turchia, secondo recenti dichiarazioni del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, i rifugiati sono circa cinque milioni. 

Tra loro, oltre tre milioni e 700mila sono fuggiti dalla Siria mentre circa 300mila sono afghani. Recentemente Ankara è stata accusata di deportare illegalmente centinaia di rifugiati verso il paese d'origine con «raid della polizia nelle fabbriche e nei quartieri, arresti arbitrari delle persone nonostante il permesso di protezione temporanea, detenzioni nei centri pre-rimpatrio, e con il viaggio fatto in manette fino al confine con la Siria».

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