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In Israele la democrazia liberale è sotto attacco

La destra e il primo ministro Benjamin Netanyahu, un leader sempre più distaccato e corrotto che si avvicina al dodicesimo anno consecutivo al potere, stanno mettendo in discussioni le basi dello stato

  • Per decenni la politica di Israele è stata determinata dai temi di pace e sicurezza. Oggi la stragrande maggioranza degli israeliani è unita in uno stanco consenso: una soluzione a due stati non è fattibile nel prossimo futuro.
  • La legge sullo Stato-nazione cambia esplicitamente l’arabo da lingua ufficiale a lingua meramente riconosciuta e omette qualsiasi riferimento all’“uguaglianza” o alla “democrazia” accanto alle molteplici enfatizzazioni sul carattere ebraico dello stato.
  • Un paradosso della democrazia israeliana è che, seppur radicata in una cultura politica caratterizzata da media rumorosi e ipercritici e da un numero straordinario di organizzazioni della società civile, essa poggia sulle più fragili fondamenta istituzionali.

Per decenni la politica di Israele è stata determinata dai temi di pace e sicurezza. Non è più così. Oggi la stragrande maggioranza degli israeliani è unita in uno stanco consenso: una soluzione a due stati non è fattibile nel prossimo futuro. La domanda che ora ci divide è ancora più fondamentale. Continuerà la democrazia israeliana a essere liberale, con la tutela dei diritti individuali? O abbandonerà i suoi princìpi fondanti per diventare uno stato nazionalista illiberale? Gli attacchi alla

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