Il ministero degli Esteri italiano segue attentamente il caso di Alessia Piperno, la 30enne italiana arrestata in Iran durante le proteste scoppiate dopo la morte in carcere di Mahsa Amini, arrestata dalla polizia religiosa iraniana perché non indossava correttamente il velo in base alla legge prevista nel paese.

Sul caso circolano ancora poche informazioni: non è ancora chiaro come sia avvenuto l’arresto, dove si trovava Piperno in quel momento e le reali motivazioni che hanno portato alla sua detenzione.

La vicenda

La settimana scorsa il ministero delle Informazioni e della sicurezza iraniano ha annunciato che tra gli ultimi arresti erano presenti anche nove cittadini stranieri provenienti da Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia e Svezia. Sono stati arrestati «durante i disordini o mentre stavano complottando», ha detto il ministero iraniano. A meno che non ci siano altri casi simili, i servizi di sicurezza di Teheran – che non ha rilasciato i nominativi dei detenuti – facevano riferimento proprio a Piperno per il caso italiano.

Nei giorni scorsi è stata la giovane a contattare il padre, al quale ha detto di trovarsi in un carcere di Teheran. «Era stata arrestata dalla polizia insieme con dei suoi amici mentre si accingeva a festeggiare il suo compleanno. Sono state solo poche parole ma disperate. Chiedeva aiuto», ha scritto il padre in un post su Facebook, poi cancellato. Dopo la telefonata il padre ha chiesto aiuto alla Farnesina mettendo in moto l’unità di crisi.

Il viaggio nel paese

Piperno è una travel blogger che crea contenuti online. Viaggia per il mondo da quando aveva 24 anni e si trovava in Iran da circa due mesi. Cura la pagina Instagram travel.adventure.freedom e l’ultimo post pubblicato risale al 28 settembre scorso, giorno in cui festeggiava il 30esimo anno di età, annunciando che da lì a poco sarebbe ripartita nuovamente, alla volta del Pakistan. Ha documentato il suo viaggio in Iran attraverso centinaia di storie Instagram nelle quali ha anche raccontato le difficoltà di una donna nel viaggiare da sola nel paese.

Quando si sono diffuse le notizie dell’uccisione di Amini, Piperno ha pubblicato un lungo post Instagram: «Ora che sono qui da più di due mesi, mi sento parte di tutto ciò, mi sento parte di queste ragazze che lottano per i loro diritti, che manifestano per la loro libertà, ma che alla fine sono costrette a nascondersi in un punto cieco». Ha abbracciato la causa delle sue coetanee che stanno portando avanti grosse manifestazioni di piazza – non è chiaro se vi abbia partecipato anche lei – che fino a oggi sono state represse con la violenza.

Non ci sono dati certi, ma secondo la Reuters che cita le ong attive sul territorio sono circa un migliaio le persone arrestate (tra cui una decina di giornalisti locali), centinaia quelle ferite e circa 130 quelle uccise nelle ultime due settimane. L’ayatollah Khamenei ha definito la morte di Amini come un terribile incidente, ma ha detto che gli Stati Uniti e Israele incitano e organizzano le proteste di massa, che devono continuare a essere affrontate con durezza da parte della polizia.

Scenari futuri

L’arresto dei cittadini stranieri, però, rischia di creare una crisi diplomatica tra l’Unione europea e l’Iran, che si somma alle tensioni legate alla discussione dell’accordo sul nucleare iraniano e all’implicito sostegno di Teheran a Putin, accolto a braccia aperte durante una visita di stato lo scorso luglio. Nella missione sono stati firmati importanti accordi commerciali e di natura energetica.

Da Washington dicono di essere inorriditi e allarmati per la repressione delle proteste in Iran, mentre sul web circolano video in cui si vedono agenti di polizia che picchiano i manifestanti. Al momento sono diversi gli interrogativi: cosa farà il governo dimissionario? Come si muoverà Bruxelles sui casi che coinvolgono anche altri stati membri? E come avrà intenzione di muoversi il futuro esecutivo di centrodestra? La leader di Fratelli d’Italia e premier in pectore, Giorgia Meloni, ha scritto su Twitter: «Seguiamo con apprensione le notizie che riguardano Alessia Piperno e rivolgiamo tutta la nostra vicinanza alla sua famiglia e ai suoi cari». La vicenda sarà un banco di prova per valutare la linea futura di palazzo Chigi nel trattare casi così delicati.

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