A quattro anni dalle proteste di piazza, le elezioni e le violenze che seguirono, tra la gente sembra esser scomparsa qualsivoglia forma di speranza. Le prospettive dei candidati indipendenti sono minime, la partita si gioca tutta interna al blocco sciita. E sul voto aleggia anche l’ombra di Teheran
Baghdad – «Boicotterò le elezioni, non è cambiato nulla dal 2021». È una delle frasi che si sentono più spesso tra i giovani che si incontrano a Baghdad nei giorni che precedono le seste elezioni parlamentari dall’adozione della Costituzione del 2003. Qui tra le nuove generazioni il dubbio è lo stesso da anni: vale ancora la pena votare, o è tempo di voltare le spalle a un sistema in cui non credono più? Martedì 11 novembre gli iracheni eleggeranno i 329 membri del Consiglio dei rappresentanti,


