I disordini vanno avanti da lunedì. Nelle ultime ore da Ballymena, epicentro dei primi scontri, le proteste si sono diffuse anche altrove in Irlanda del Nord: Lisburn, Coleraine, Newtownabbey, Belfast. Le manifestazioni contro i migranti sono nate da un caso di violenza sessuale, avvenuto sabato a Ballymena, ai danni di una ragazza. A essere fermati due ragazzini di 14 anni di origini romene. È stata la scintilla che ha fatto scendere centinaia di persone in piazza. All’inizio in maniera pacifica, poi sempre meno.

I manifestanti a Ballymena hanno lasciato spazio a giovani e giovanissimi incappucciati con bottiglie molotov e mattoni pronti a ingaggiare battaglia contro la polizia. E a scatenare una caccia agli immigrati, attaccando case o negozi di stranieri.

Una violenza razziale che non ha fatto distinzione tra persone provenienti dall’est Europa o dall’Asia. Finestre rotte, saracinesche distrutte, tende date alle fiamme, persone terrorizzate costrette ad attaccare fuori dalle abitazioni bandiere britanniche o cartelli per spiegare la loro origine o il loro lavoro. Tutto per provare a fermare l’odio.

L’episodio più grave è avvenuto nella notte tra mercoledì e giovedì a Larne, piccola città a una trentina di chilometri da Ballymena e altrettanti da Belfast. Decine di ragazzi con passamontagna hanno assaltato il Leisure centre, un centro ricreativo usato quotidianamente da famiglie e sportivi. Era stato indicato come ricovero di emergenza per coloro che a causa delle violenze avevano dovuto lasciare le proprie case di Ballymena. Tanto è bastato per renderlo un bersaglio.

Le persone al suo interno – sia stranieri sia nordirlandesi intenti a praticare sport – sono state evacuate in tempo. Ma la paura è stata tanta. Il piano terra della struttura è stato incendiato. Non sono bastati gli appelli alla calma di tutti gli schieramenti politici, in primis dei partiti al governo, cioè i nazionalisti dello Sinn féin, i centristi di Alliance e gli unionisti del Dup.

Critiche sono piovute addosso al ministro unionista Gordon Lyons che poche ore prima con un post aveva protestato contro la scelta di rendere il centro un ricovero d’emergenza. Confermando e amplificando sui social, così, il luogo dove sarebbero stati portati gli stranieri.

Il ruolo dei paramilitari

Ballymena rimane comunque il teatro principale degli scontri. Lo schema dei disordini è quello tipico dell’Irlanda del Nord, dove ancora oggi ciclicamente avvengono violenze settarie. A mettersi i passamontagna e a scagliare molotov sono ragazzini. Tanto che tra i 13 fermi e arresti ci sono diversi minorenni. Lo fanno perché istigati dai membri più anziani delle comunità.

E questo è il motivo per cui c’è più di qualche sospetto che in questa nuova spirale di violenza siano coinvolti anche i vecchi gruppi paramilitari. La polizia (Psni), che conta 41 agenti feriti, per il momento ha detto di non avere prove di un coordinamento dei paramilitari pur ammettendo che in strada, durante le violenze, si sono viste facce già note di quegli ambienti.

Ballymena è un feudo lealista, ancor di più il quartiere Harryville da cui sembrano essere partiti i facinorosi. In più le sigle paramilitari unioniste ancora attive, come l’Ulster Volunteer Force o l’Ulster Defence Association, hanno relazioni con i circoli di estrema destra.

Ad ogni modo questa deriva anti migranti sta crescendo sempre più nel nord. Anche l’anno scorso erano avvenuti episodi simili a Belfast, in scia al caso di Southport, in Inghilterra, che aveva scatenato violenze nel Regno Unito. Ed è una tendenza che si è vista anche al sud, nella repubblica d’Irlanda, dove sempre l’anno scorso nei sobborghi di Dublino erano scoppiati disordini contro gli immigrati. Spinte xenofobe che attraversano confini e il mar d’Irlanda.

Non ne è esente il Nord Irlanda, nonostante – secondo un recente rapporto del parlamento – solo il 3,4 per cento della sua popolazione appartiene a un gruppo etnico minoritario. E con l’estate in arrivo, periodo di parate settarie e disordini, gli agenti del Psni potrebbero dover fare gli straordinari.

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