«Non abbiate paura». Il presidente americano Joe Biden, il secondo presidente cattolico dopo John Kennedy a visitare il paese più cattolico dell’est Europa, quello che con il sindacato libero di Solidarnosc e con l’azione apostolica di papa Wojtyla da Roma ha sfidato per la prima volta negli anni Ottanta il dominio sul suolo polacco dell’Unione sovietica, ha incontrato ieri a Varsavia i ministri degli Esteri e della Difesa ucraini, Dmytro Kuleba e Oleksii Reznikov.

E, dopo aver citato proprio Wojtyla, promette: «Putin non può restare al potere», perché «la battaglia per la democrazia non può finire con la Guerra fredda». Ma la Casa Bianca lo smentisce poco dopo: il riferimento era al potere «sui paesi vicini e la regione, non si parlava di un cambio di regime in Russia».

Il colloquio della “Ostpolitik di Biden” – all’Hotel Marriott, un pezzo di America mormone sulla Vistola – è il primo di persona tra l’inquilino della Casa Bianca e membri del governo ucraino dall’inizio del conflitto. Erano presenti anche il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, e il segretario alla Difesa, Lloyd Austin, per far capire che la «stabilità dell’Europa è strategica per gli Usa».

Biden ha garantito «ulteriori sforzi per aiutare l’Ucraina a difendere il suo territorio» e per far sì che il presidente russo Vladimir Putin «risponda per la brutale aggressione da parte della Russia, comprese altre sanzioni». «Ciò che avviene in Ucraina sta cambiando l’intero XXI secolo».

(AP)

Nel corso dell’incontro i ministri ucraini hanno presentato un elenco di attrezzature militari utili per l’esercito ucraino, tra cui batterie di missili anti-nave per difendere Odessa. Gli Usa consegneranno altre armi di difesa, come strumenti anticarro e missili Stinger, ma non i mezzi per una controffensiva, come carri armati o artiglieria pesante, per non correre il rischio di essere accusata di fomentare il conflitto.

La stabilità in Europa

«La stabilità in Europa è molto importante per gli Usa. Siamo consapevoli che la Polonia si sta assumendo una significativa responsabilità» nell’ambito della guerra in Ucraina, ha detto Biden.

Poi il presidente ha incontrato i rifugiati ucraini a Varsavia, recandosi al Pge Narodowy Stadium, dove ha parlato con i profughi e ha concesso loro di farsi dei selfie con dei bambini in braccio.

La cosa più importante che «ci unisce sono i valori comuni come la libertà», ha detto il presidente americano incontrando il suo omologo polacco Andrzej Duda.

«Riteniamo l’articolo 5 un obbligo sacro», ha dichiarato Biden, riferendosi all’articolo del trattato Nato secondo cui un attacco armato contro uno o più membri dell’alleanza sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti e quindi garantendo l’ombrello nucleare americano fino ai confini polacchi.

Basterà a rassicurare i polacchi la cui storia è una lunga serie di spartizioni tra imperi confinanti? Biden ha affermato che Putin «contava su una divisione all’interno della Nato» che non c’è stata.

Da parte sua, Duda ha evocato una futura collaborazione fra i due paesi nel progetto delle centrali nucleari in Polonia (così da ridurre l’uso del gas, l’arma di ricatto della Russia) aggiungendo che si augura che aziende del suo paese possano partecipare alla produzione degli elicotteri statunitensi Black Hawk.

Rispondere alle minacce

La Polonia populista dei fratelli Kaczyński di cui uno morto in un misterioso incidente aereo proprio in Russia, è diventata a seguito del conflitto in Ucraina un alleato chiave per Usa e Unione europea, nonostante le accuse al suo governo di centrodestra di erodere l’indipendenza giudiziaria e dei media, di usare una retorica anti Lgbt, di aver respinto i migranti mediorientali in Bielorussia.

Il presidente Usa è sbarcato a Varsavia allo scopo di ringraziare i polacchi per l’accoglienza dei rifugiati ucraini, ma soprattutto per rassicurare un paese che è stato preso di mira dal vice presidente del Consiglio di sicurezza nazionale russo, l’ex presidente ed ex premier Dmitry Medvedev.

In un articolo aveva paragonato la recente missione a Kiev del premier polacco, Mateusz Morawiecki, con i premier di Repubblica ceca e Slovenia, «al viaggio di Lenin sul vagone piombato pagato dai tedeschi». Medvedev aveva concluso sostenendo che i polacchi da soli si ribelleranno alle élite russofobe a Varsavia per «fare la scelta giusta» che è quella di riavvicinarsi alla Russia. Una frase che ai più è parsa come una pesante minaccia.

© Riproduzione riservata