Ci vorrebbe Roland Barthes con la sua nozione di “ancoraggio” per comprendere e fissare quanto avviene in questi giorni. Per Barthes l’ancoraggio consente di chiarire il senso di un’immagine mediante un testo verbale. E così alle terribili immagini che arrivano da Kabul associamo copiose riflessioni che sembrano condurci verso una conclusione quasi unanime: è il fallimento dell’occidente, l’ennesima capitolazione di una civiltà che non è più in grado di dire con chi sta e quali siano i suoi valori.

Ma Kabul è davvero il fallimento dell’occidente o la sua definitiva conferma? È un occidente immaginario quello che aleggia nelle menti dei commentatori delle redazioni e nelle riflessioni di numerosi esperti? Cosa è oggi l’occidente? Quali sono i suoi valori?

Del resto, non si prova nemmeno più a rivestire le proprie posizioni politiche di lucida vernice idealista. Lo ha detto in maniera chiara il segretario di Stato americano, Antony Blinken: «Restare in Afghanistan non è nel nostro interesse». Un interesse calcolato sul breve termine dell’utilitarismo da pallottoliere, dove conta il misurabile. Interesse e libertà sono le due parole chiave per comprendere quanto avviene in Afghanistan e la trasformazione, dall’interno e dall’esterno, del mondo occidentale per come lo abbiamo conosciuto. Sulle questioni relative all’“interesse” gli interventi di Joe Biden e Blinken sono stati chiarificatori: non ci serve più, non ci interessa. I costi non compensano i benefici. La questione della libertà affiora soprattutto nel dibattito pubblico. È infatti pressoché unanime la condanna dell’atteggiamento statunitense che lascia al suo destino donne e minoranze afghane, vittime sacrificali della violenza degli studenti della legge coranica.

Ma quale nozione di libertà è oggi egemone in occidente? È la libertà dell’individuo (e delle comunità) di perseguire il bene misurato sulla base di criteri esterni alla sua volontà (e quindi sulla base di alcuni valori di riferimento)? Oppure è la libertà del singolo individuo di decidere per sé stesso quale sia il suo bene senza alcuno standard esterno e solo sulla base della sua volontà? Se a prevalere è la seconda, come spesso avviene, cadono i legami sociali, si spezzano i rapporti di solidarietà. Avanza il caos. Può apparire paradossale che tocchi proprio ad un presidente democratico certificare, con immagini e testi, lo smantellamento dell’ideale universalistico di una libertà ancorata a democrazia e diritti umani ovunque nel mondo.

Lo voglio, dunque esiste

Ma quell’ideale può davvero essere sostenibile, così come hanno creduto per anni i vertici del Pentagono e del dipartimento di Stato? Oppure è fondato su un’antropologia dei diritti centrata sull’individualismo liberale che ha oggettive difficoltà a essere compresa in numerose società che prevengono da sviluppi storici e sociali diversi? E se questo è vero, non è per l’appunto il trionfo del relativismo occidentale che a volte sconfina nel nichilismo?

Lo ha sottolineato, indignato, Domenico Quirico intervenendo ieri sula Stampa: «Ma come si fa a non ruggire di fronte a una così sfacciata, volgare manifestazione di nichilismo interiore? Raramente si è visto qualcosa di più anchilosato, rabberciato, malfatto di questa vile ritirata, di più vanitoso, lercio e appunto interessato di questo tradimento».

Forse il fallimento afghano nasce, come altri disastri, dalla fallace prospettiva epistemologica di molte leadership occidentali: vedere il mondo come si vorrebbe che fosse e non per come è. Ma non è forse proprio questo il trionfo dell’occidente? Almeno di quello che pensa che la volontà individuale possa immaginare mondi disancorati dai dati di realtà. Lo voglio, dunque esiste. Per ora non ci resta che il caos. E probabilmente non genererà una stella danzante, ma un nuovo anello della galassia dei tagliagole.


Il popolo afghano negli ultimi quaranta anni ha vissuto sofferenze inimmaginabili. Solo nel 2021 circa 550mila persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case. Sono donne e bambini a pagare il prezzo più alto. Unhcr ed Emergency sono ancora in Afghanistan per aiutarli. Ognuno può dare il proprio contributo con una donazione, bastano pochi click.
Per donare a Unhcr: dona.unhcr.it/campagna/afghanistan
Per donare a Emergency: sostieni.emergency.it/dona-ora

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