La Corte criminale internazionale dell’Aja ha condannato per crimini di guerra Dominic Ongwen, bimbo soldato rapito a 13 anni dal gruppo terroristico ugandese esercito di resistenza del Signore (Lra) di cui è poi diventato comandante commettendo assassini, stupri e violenze sui civili.

I fatti si riferiscono agli attacchi perpetrati dall’organizzazione nel 2004 in quattro campi ugandesi dove erano ospitati profughi interni. Il numero di anni di carcere sarà reso noto più avanti dalla corte, ma vista la gravità delle accuse, Ongwen rischia una pena fino all’ergastolo. 

Un dilemma etico

Il caso Ongwen ha fin da subito attirato l’attenzione mediatica e un dibattito tra giuristi a causa della doppia natura della condizione dell’ugandese che ha sempre detto di ritenersi «una vittima e non un criminale» a causa del suo rapimento avvenuto nel 1988. Ongwen ha ricordato di essere stato affiliato all’Lra contro la sua volontà e di essere stato obbligato a commettere i crimini prima di diventare il vice capo dell’organizzazione.

L’accusa ha, però, rifiutato questa versione ricordando come il militare fosse ormai adulto all’epoca dei fatti. Fin dal 2005, gli Stati Uniti e i militari africani si erano messi alla ricerca di Ongwen che si era poi consegnato alla giustizia nel 2014. 

Cos’è l’Lra?

Nata nel nord dell’Uganda a fine anni Ottanta come reazione alla presa del potere del presidente Yoweri Museveni, l’Lra ha lottato contro l’esercito governativo e le altre etnie sulla base di un’ideologia cristiana. Il gruppo guidato da Joseph Kony aveva infatti imposto il rispetto dei dieci comandamenti biblici nei territori sotto il suo controllo. Inoltre, Kony incoraggiava i suoi seguaci a tatuarsi il segno della croce sul proprio petto come protezione contro i proiettili dei nemici.

Cristiani nell’ideologia, i membri dell’Lra si sono macchiati nel corso degli anni di crimini contro l’umanità rapendo migliaia di bambini costretti poi a unirsi all’esercito o essere ridotti in condizioni di schiavitù.

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