Sei milioni. Il budget dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera nel 2005 era di sei milioni di euro. Nel 2024 la stessa agenzia dell’Unione europea ne ha a disposizione 859 milioni.

Non sempre i numeri sono neutrali e dicono la verità, ma in questi due bilanci annui c’è la sintesi di come i confini e le frontiere siano diventati centrali per l’Unione, per i governi nazionali, per l’opinione pubblica.

Negli ultimi quindici anni le destre europee postfasciste e sovraniste hanno spostato il concetto di sicurezza dai temi sociali al tema migratorio, mettendo al centro del dibattito politico la gestione delle frontiere e portandosi dietro tutto l’arco parlamentare, compresa la socialdemocrazia europea.

Abbiamo spesso parlato di Marco Minniti ma anche di Luciana Lamorgese, due ministri, uno politico e l’altra tecnica, che fanno parte dell’area progressista ma che hanno attuato politiche di destra sul controllo dei confini: respingimenti e rimpatri, associando questo tema a quello della sicurezza, dei quali sono responsabili.

Una lunga lista

Come loro si sono comportati molti altri paesi europei: dai socialdemocratici tedeschi a quelli danesi, così come i socialisti spagnoli. La lista è lunga e potrei continuare ma di fatto tutta la socialdemocrazia europea ha scelto di inseguire la destra e l’estrema destra, con il risultato di far crescere proprio quei partiti che provavano a fermare.

Attorno a noi abbiamo costruito una fortezza, la “fortezza Europa”, dentro la quale ci siamo chiusi impedendo l’entrata a chi arriva da est o da sud, anche se la nostra demografia è in calo e la forza lavoro in alcuni paesi è ai minimi storici.

Una volta iniziata la crociata contro l’islamizzazione dell’Europa cristiana anche attraverso la macchina del fango dei social, come può la destra arrivata al governo far passare il messaggio che senza migranti alcuni settori si fermano?

Agricoltura, edilizia, logistica e altri comparti sono in forte crisi per assenza di manodopera, e questo non solo in Italia ma anche in altri paesi. Senza decreti flussi funzionanti e corridoi umanitari sicuri per tutti, spesso l’alternativa è ricorrere a lavoratori arrivati irregolarmente attraverso le rotte migratorie di cui stiamo parlando. Così, anno dopo anno, Frontex ha avuto un ruolo sempre più importante e le missioni sono arrivate nelle isole del mar Egeo davanti alle coste turche, lungo i confini di Bulgaria e Grecia con la Turchia, nel Mediterraneo centrale e in quello occidentale, dove Europa e Africa quasi si toccano nello stretto che separa Marocco e Spagna.

La composizione dell’agenzia non è quella di una vera e propria polizia o guardia costiera, ma l’insieme delle polizie e guardie costiere dell’Unione europea che mettono a disposizione un numero di effettivi e mezzi per missioni congiunte sotto il coordinamento proprio di Frontex.

Così può capitare di trovare la polizia di frontiera romena a Skala Sikamineas, nel nord dell’isola di Lesbo, o un gommone da soccorso svedese nella banchina della guardia costiera di Lampedusa, così come i carabinieri italiani al confine tra Ungheria e Serbia. Frontex in sostanza è un rinforzo al pattugliamento delle frontiere europee, anche quelle marittime. Gli aerei che sorvolano il Mediterraneo centrale sono polacchi, croati o di altri paesi e pattugliano il mare per intercettare le imbarcazioni dei migranti e segnalare la presenza alle autorità italiane.

Ma la sola presenza di queste unità operative non colloca l’operato dell’agenzia in un modo o nell’altro, pro o contro i migranti, chiusura o apertura delle frontiere. Ma come tutte le cose il ruolo di Frontex in questi anni non è stato neutrale. Ho elencato una serie di attività e missioni che svolge e in quelle occasioni il ruolo dell’agenzia avrebbe potuto essere molto diverso in base alle scelte politiche, che sono state molto nette e chiare: chiusura e respingimenti. L’agenzia di guardia costiera e di frontiera dell’Unione europea, Frontex, è complice di una campagna illegale di respingimenti in mare nell’Egeo.

«È stato dimostrato che la Grecia sta intraprendendo un’operazione concertata per ridurre il numero di arrivi via terra e via mare di richiedenti asilo, nonché per allontanare alcuni di coloro che sono arrivati e hanno cercato protezione internazionale. Frontex ha ripetutamente negato il suo coinvolgimento.

Alla voce respingimenti

Un’indagine condotta da Lighthouse Reports, Bellingcat, Spiegel, Ard e Asahi tv ha rivelato la piena portata del ruolo di Frontex nei respingimenti marittimi. Nonostante le ripetute smentite da parte dell’agenzia dell’Ue di coinvolgimento o conoscenza di molteplici respingimenti, la nostra ricerca mostra un modello di vicinanza e partecipazione di Frontex a queste operazioni illegali. Le prove si basano su informazioni open source, documenti trapelati e interviste con migranti e personale Frontex». Questo è un estratto di un lungo report dove si dimostra come il ruolo di Frontex non sia solo quello di presidiare le frontiere esterne dell’Unione europea e contrastare eventuali reati commessi: Frontex ha un ruolo attivo nei respingimenti, e questo report è solo l’ultima di una serie di denunce contro la violazione dei diritti umani.

Oltre al ruolo attivo nei respingimenti, una delle critiche ha riguardato il budget dell’agenzia. Ancora una volta i numeri ci danno l’idea di come le priorità e il mandato politico fossero tutti rivolti alla chiusura delle frontiere: solamente lo 0,5 per cento del budget è stato riservato alla voce “tutela dei diritti umani”.

A fine aprile del 2022 il direttore generale di Frontex, Fabrice Leggeri, si è dimesso dal suo incarico. Le accuse e i report pesavano sul suo conto nonostante abbia sempre negato le responsabilità dell’operato dell’agenzia. Su di lui pesava però anche un rapporto Olaf, l’Agenzia antifrode europea, riguardante la gestione dei fondi destinati a Frontex. A seguito delle sue dimissioni non si è aperto nessun procedimento a suo carico e l’ex direttore generale è tornato alle cronache europee nel febbraio del 2024, quando è stata annunciata la sua candidatura all’europarlamento con il Rassemblement National, il partito neofascista francese guidato da Marine Le Pen, dichiaratamente ostile ai migranti.

Dalle sue dimissioni a oggi il budget a disposizione di Frontex è aumentato dai 750 milioni del 2022 agli 859 del 2024 e il suo operato continua a essere in piena continuità con il passato: la difesa della “fortezza Europa”.

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