Nel corso del fine settimana oltre mille, tra cittadini e diplomatici europei, sono riusciti a fuggire da Khartoum, capitale del Sudan, dove continuano i combattimenti tra l’esercito regolare e i paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf). 

Le operazioni di evacuazione dei cittadini italiani sono terminate. Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha commentato in proposito: «Dopo una giornata di trepidante attesa, tutti i nostri connazionali in Sudan che hanno chiesto di partire sono stati evacuati. Con loro ci sono anche cittadini stranieri. L’Italia non lascia nessuno indietro». 

In particolare la premier ha ringraziato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, l’Unità di crisi della Farnesina e il ministro della Difesa, Guido Crosetto, per l’impegno nella missione di salvataggio dei connazionali.  

ll ministro Tajani, al margine del Consiglio Ue Esteri in Lussemburgo, ha comunicato che l’ambasciata italiana in Sudan è stata chiusa e verrà presumibilmente spostata in Etiopia o in Egitto. Ha poi aggiunto che: «Stiamo lavorando per far sì che possa esserci una tregua e si possa arrivare a un accordo fra le parti. Questo tutti gli europei insieme e l’Italia svolgerà il suo ruolo».

Il rientro in Italia

I cittadini italiani presenti in Sudan e quelli di altri paesi sono partiti da Khartoum su uno dei due C-130 inviati dall’Aeronautica militare italiana e sono diretti a Gibuti, in Africa. 

«Tutti gli italiani che volevano lasciare il paese sono ora a Gibuti e rientreranno a Roma con un volo dell’Aeronautica militare verso le 18-19 all’aeroporto di Ciampino. Stanno tutti bene» ha detto il ministro Tajani, arrivato la mattina di lunedì al Consiglio europeo degli Esteri a Lussemburgo.

«Io sono ancora in contatto con i due leader delle fazioni che si stanno combattendo. Hanno entrambi garantito l’incolumità dei convogli degli italiani e così è stato», ha aggiunto Tajani. Ha detto di averli ringraziati «perché hanno permesso al nostro convoglio di arrivare sano e salvo all’aeroporto e questo è un fatto molto positivo. Salvare le vite umane era la nostra priorità».

La mobilitazione internazionale

Il primo ministro britannico, Rishi Sunak, ha detto che anche i diplomatici britannici, con le relative famiglie, sono stati portati in salvo. A Gibuti, intanto, sono atterrati aerei francesi con circa duecento passeggeri di varia nazionalità. 
Anche la Germania ha iniziato delle operazioni di evacuazione dei propri connazionali: un aereo militare ha già permesso a un centinaio di cittadini tedeschi di evacuare dal Sudan. 

Via terra, invece, hanno trovato soccorso oltre quattrocento cittadini egiziani.  Secondo la testimonianza di chi è riuscito a fuggire, molti cittadini internazionali sono stati portati in salvo attraverso veicoli e autobus delle Nazioni ynite, diretti a est verso Port Sudan.

Nella notte tra domenica e lunedì sono stati evacuati anche più di trecento cittadini giordani. Tra le persone atterrate ad Amman c’erano palestinesi, iracheni, siriani e due tedeschi.

Continuano, intanto, gli appelli alle autorità sudanesi per mettere fine ai combattimenti, come nel tweet del ministro degli Esteri spagnolo, José Manuel Albares, che ha invitato entrambe le fazioni a cessare il fuoco e a riprendere il dialogo. 

La Francia ha comunicato lunedì che la sua ambasciata rimarrà chiusa «fino a nuovo ordine». Le rispettive attività saranno proseguite da Parigi «sotto responsabilità dell’ambasciatore». Nel comunicato aggiunge, inoltre, di mobilitarsi per un cessate il fuoco il più presto possibile.

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