Mentre la cosiddetta Guardia costiera libica spara sui nostri pescherecci e si occupa dei respingimenti collettivi (e illegali) per conto del nostro governo e dell’Europa, l’Unione Europea sta valutando lo stanziamento di nuovi e ingenti fondi speciali destinati proprio a fornire aiuti militari e sostegno logistico alla cosiddetta. Lo si apprende da un documento interno del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), nel quale si afferma che «l’Unione europea dovrebbe impegnarsi di più non solo politicamente, ma anche nell'ambito delle iniziative di rafforzamento delle capacità complessive» dei libici, afferma il documento.

La firma sulla proposta è dell’ex-comandante dell’Operazione Irini - una missione navale che dovrebbe impedire il traffico di armi e petroli da e verso la Libia - il commodoro greco Mikropoulos, recentemente sostituito dal contrammiraglio Stefano Frumento.

Nel documento si propone di utilizzare il cosiddetto “Fondo europeo per la pace”, un fondo extrabilancio del valore complessivo di 5 miliardi di euro utilizzato, più che per la pace, per sostenere gli eserciti “regolari” soprattutto in Africa centrale. E proprio perché utilizzato per sostenere eserciti, il fondo non rientra nel bilancio dell’Ue, attraverso il quale non possono essere finanziate operazioni militari di paesi extraeuropei. Un fondo fortemente voluto dalla Francia, che può servire per «la fornitura di attrezzature, infrastrutture o assistenza militari e legate alla difesa», come si legge in un comunicato stampa dello scorso marzo.

Sebbene l’Unione europea sostenga che lo stretto monitoraggio dei fondi e delle forniture garantisca che sia l'assistenza militare, che le armi di piccolo calibro e munizioni, non possono nelle mani sbagliate, numerose inchieste hanno dimostrato che a beneficiare degli aiuti europei non è solo la cosiddetta Guardia Costiera ufficiale della Libia ma anche le bande armate con la quale il governo libico è colluso e che rivestono sia il ruolo di “guardia costiera” sia quello di carcerieri, torturatori, stupratori e venditori di schiavi, oltre che quello di scafisti e trafficanti di esseri umani.

Nonostante le innumerevoli denunce giornalistiche, delle organizzazioni della società civile, delle nazioni unite abbiano dimostrato inequivocabilmente i diversi reati compiuti dai libici e dalle stesse missioni dell’Unione Europea che facilita i respingimenti collettivi, l’Europa potrebbe quindi presto utilizzare la sua nuova “struttura per la pace” da 5 miliardi di euro per tornare a finanziare le bande travestite da guardia costiera e a fornire loro mezzi navali ed aerei utilizzati per riportare illegalmente in Libia i profughi dove tornano ad essere prigionieri dell’inferno.

E per sparare sui pescherecci italiani.

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