All’indomani della decisione occidentale di fornire all’Ucraina i discussi carri armati Leopard e Abrams, la Russia ha risposto alla «provocazione», come l’hanno definita esponenti del Cremlino. Mosca ha intensificato gli attacchi missilistici sull’intero territorio ucraino, arrivando a lanciare 55 missili e svariati droni suicidi. 

Molti dei missili da crociera Kh-55 e, forse, Kh-101 potrebbero essere stati lanciati da bombardieri Tu-95 decollati dal territorio russo, mentre la Difesa ucraina teme che un missile ipersonico sia stato utilizzato per colpire il proprio territorio.

Il missile sarebbe partito da un Mig-31 decollato da una base bielorussa, ma non ci sono conferme sull’uso di quest’arma dall’alto valore propagandistico. 

I sistemi di difesa forniti dai paesi occidentali alleati di Kiev hanno però funzionato, abbattendo 47 missili russi, mentre i civili si sono rifugiati nei numerosi ripari che la protezione civile ucriana ha designato come siti d’emergenza. 

I danni

In particolare, dei missili da crociera russi erano diretti contro la capitale ucraina, ma nessuno è andato a segno. I detriti derivanti da una possibile intercettazione, però, hanno ucciso una persona. 

Nella regione circostante alcune testate hanno colpito, oltre alla maggior parte dei 35 edifici danneggiati nel paese, degli impianti energetici, provocando un breve blackout nella capitale. 

I pochi missili andati a segno hanno ucciso 11 ucraini, come riferito dal servizio di emergenza nazionale. Altrettanti i feriti nel paese, ma il conto potrebbe variare. La salva di missili ha interessato anche la regione a sud di Odessa, dove due importanti infrastrutture energetiche non meglio specificate sono state colpite. 

Le città di Odessa e di Kherson hanno trascorso numerose ore senza corrente elettrica, costringendo i soccorsi a impiegare i generatori d’emergenza per assicurare l’elettricità ai servizi critici essenziali, tra cui gli ospedali delle due città. 

L’Unesco ha classificato proprio il centro storico di Odessa come un patrimonio dell’umanità, evidenziando il «dovere universale di proteggerlo». Nella città, la ministra degli Esteri francese, Catherine Colonna, ha incontrato la controparte ucraina Dmytro Kuleba per esprimere il sostegno della Francia ai «difensori ucraini». 

Il discorso russo

L’attacco è evidentemente, come anticipato, un tentativo di risposta alla compattezza dimostrata dal fronte occidentale con la decisione coordinata di inviare carri armati di paesi Nato a Kiev.

Dopo le conferme di Olaf Scholz e di Joe Biden in merito a Leopard tedeschi e Abrams statunitensi, anche il primo ministro britannico Rishi Sunak ha ribadito la volontà di Londra di far arrivare i carri Challenger 2 in Ucraina «entro la fine di marzo». Ai paesi già noti si unirà anche il Canada con quattro Leopard 2. 

La Russia considera l’invio dei carri come il segno del coinvolgimento diretto dei paesi occidentali nel conflitto, come a più riprese sottolineato dagli esponenti del Cremlino. Tra questi, Dmitrij Peskov, portavoce di Vladimir Putin, ha definito «impossibili» i colloqui di pace tra il presidente russo e l’omologo ucraino, Volodymyr Zelensky, accusato, inoltre, di «aver preparato la guerra» sin dall’inizio della sua presidenza. 

In sede Osce, il vice capo delegazione russo ha avvertito l’Unione europea e la Nato dicendo che «si sono pericolosamente avvicinati alla linea di una guerra su vasta scala in Europa», mentre sui media russi si tace dell’attacco missilistico lanciato da Mosca e si esalta l’avanzata nelle regioni di Zaporizhzhia e Donetsk.

La condanna degli Stati uniti

L’ambasciatrice statunitense a Kiev reagisce agli attacchi russi con un tweet, in cui definisce l’azione un «crudele attacco» e un «fallimento strategico», evidenziando la natura reattiva e demagogica dell’ingente sbarramento missilistico russo.

Dal dipartimento di Stato arrivano rassicurazioni sull’impegno profuso da Washington affinché «nessun aiuto militare o umanitario venga dirottato» una volta giunto a Kiev. Gli Stati Uniti temono, infatti, che soprattutto i sistemi più portatili possano finire “nelle mani sbagliate”, tra cui quelle del crimine organizzato e di gruppi armati irregolari. 

Il Senato, a seguito dell’ondata di dimissioni per corruzione che ha interessato le alte sfere del potere ucraino, ha deciso di aiutare l’Ucraina nell’implementazione delle misure anti corruzione e di riforma dell’apparato amministrativo. 

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