«Abbiamo bisogno di un’inversione a U nell’opinione di larghe parti della società». Dalle parole del governatore del Land della Sassonia Michael Kretschmer traspare tutta l’impotenza di un’amministrazione regionale che ha calato tutti gli assi che poteva contro il Covid-19 ma continua a non riuscire a dominare la pandemia. 

Il valore delle nuove infezioni negli ultimi sette giorni è il più alto in Germania e superiore alla media nazionale: 444 contagi ogni 100mila abitanti, contro le 197 di media nazionale. In Schleswig-Holstein (93,4) e in Mecklenburgo Pomerania anteriore (96,4) le infezioni sono meno di un quarto. 

Le misure

Il governo locale ha deciso un lockdown duro già dal 14 dicembre, due giorni prima che entrasse in vigore quello nazionale deciso dalla cancelliera Angela Merkel.

Scuole chiuse, negozi chiusi, coprifuoco e divieto di consumare alcol all’aperto. Ma nulla sembra bastare per arginare i contagi: martedì è arrivata la notizia che la cittadina di Zittau, nella parte più orientale del Land, 25mila abitanti nei pressi del Dreilandereck, ossia il punto d’incontro tra Germania, Repubblica ceca e Polonia, non è più in grado di cremare direttamente i nuovi cadaveri, che saranno depositati temporaneamente nel magazzino antialluvioni.

«Dovevamo fare i conti con le voci che sarebbero corse tra la poolazione, quindi abbiamo deciso di essere chiari e trasparenti», dice il sindaco Thomas Zenker. La città è in grado di gestire settanta morti, ma ha raggiunto il proprio limite.

A dicembre 2019 a Zittau erano morte 45 persone, nel 2020 sono già state 115, quasi tre volte tanto. L’ospedale di zona non è più in grado di accettare pazienti Covid-19.

In tutto il Land ci sono dieci crematori, con 1.700 posti: in genere tra la morte e la cremazione passavano cinque giorni, oggi ne servono almeno dieci.

Le autorità regionali hanno promesso che durante i giorni di festa saranno potenziati i posti letto disponibili e che la Bundeswehr offrirà il proprio supporto logistico, anche per il tracciamento, che il Land sta cercando di mantenere in piedi nonostante le difficoltà. 

Le motivazioni

Il presidente Kretschmer ha spiegato in un’intervista che la regione si sta avviando ad affrontare le dieci settimane più dure di tutta la pandemia: gli esperti prevedono per metà gennaio la terza ondata di contagi nella regione.

Mentre la prima ondata era stata molto lieve in questa zona della Germania e durante l’estate le restrizioni erano state quasi interamente sollevate, adesso sindaci e autorità regionali non prevedono di poter mettere mano al lockdown prima di marzo o aprile.

L’ultima settimana dell’anno arriveranno 24mila dosi di vaccino, 34mila nei primi giorni del 2021. Ma prima che si riesca a intervenire sul trend passerà parecchio tempo. 

Le ragioni del picco di contagi sono molteplici. Tra le principali cause c’è senz’altro l’elevata età media della popolazione: nella zona intorno a Pirna, 40mila abitanti, in un’intervista allo Spiegel, il sindaco riferisce che, delle 48 rsa presenti, 31 erano state colpite dai contagi.

Paradossalmente, poi, i veri hotspot della regione sono le zone più periferiche e meno popolate della regione, dove però si concentra anche la popolazione con l’età più avanzata: dalle province i malati vengono portati negli ospedali di Dresda e Lipsia, e da pochi giorni, anche nella Mecklenburgo Pomerania anteriore, che ha offerto il suo sostegno al Land vicino.

A Lipsia a novembre erano arrivate a riunirsi 40mila persone per manifestare contro le limitazioni nazionali imposte per arginare la pandemia.

La Sassonia è una delle regioni con più incidenza di critici contro le regole anti-Covid. «Ancora pochi giorni fa ricevevo mail su mail per allentare le restrizioni», ha detto di recente il governatore della Cdu. C’è molta comprensione per chi vive la mascherina come una limitazione della libertà, poca per le imposizioni di Dresda o Berlino.

C’è poi chi traccia un semplicistico parallelo tra la forza della Afd locale e l’incidenza dei contagi. Alle ultime elezioni regionali, la formazione ha raccolto il secondo maggior numero di consensi dopo la Cdu: nel parlamento regionale ha 38 deputati su 119.

Nonostante il partito di estrema destra si ponga in maniera molto critica nei confronti della lotta alla pandemia, è difficile trovare davvero una corrispondenza tra l’orientamento politico degli elettori e la crisi della Sassonia. 

L’altro elemento pericoloso è la frontiera con la Repubblica ceca e quella con la Polonia.

Le strade che collegano i diversi paesi sono parecchio trafficate, con molte migliaia di cechi e polacchi che vengono a lavorare in Sassonia, mentre i tedeschi vanno a fare la spesa oltreconfine. Difficilissimo, in questa situazione, far rispettare l’obbligo di quarantena di quattordici giorni tecnicamente in vigore.

Durante la prima ondata la frontiera era stata chiusa ermeticamente, stavolta, prima di ottenere anche solo una limitazione del traffico, Kretschmer ha dovuto aspettare metà novembre, anche se la Repubblica ceca era stata dichiarata da Berlino paese a rischio già a fine settembre. 

La popolazione

Il governatore si è pubblicamente ripromesso di intervenire contro «l’instupidimento» di una parte della popolazione sul tema Covid-19, così poco collaborativa in questa seconda ondata anche di fronte ai numeri sempre più alti di contagi e morti.

Anche la ministra della Salute Petra Köpping si è ampiamente consumata in appelli alla popolazione, chiedendo di «rispettare le regole in maniera coerente».

Kretschmer ha anche spiegato che, dopo aver dovuto chiudere le scuole, non si può rischiare sulla tenuta del sistema sanitario. «A questo punto, le persone devono farsi da parte», ha detto, ribadendo la libertà di parola di ciascuno per quanto riguarda le critiche al governo, ma sottolineando che, arrivati a questo punto, bisogna «porre un freno a queste assurdità».

Sempre che la popolazione collabori e nella speranza che arrivino a breve il maggior numero di dosi possibile. 

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