Lorie Smith, designer evangelica di Littleton, Colorado, è finita di fronte alla Corte Suprema per il suo rifiuto di disegnare un sito internet per un matrimonio omosessuale, esplicitato da un messaggio presente all’indirizzo web della sua società, la 303 Creative.

La spiegazione fornita dalla diretta interessata è che realizzare un lavoro di quel tipo andrebbe contro il suo credo religioso “cristiano” che vede il matrimonio come un’unione solo tra un uomo e una donna.

In apparenza un caso molto simile a quello di Jack Phillips, pasticcere e cake designer, proprietario di Masterpiece Cakeshop, un negozio a Lakewood, sempre in Colorado, che nel luglio 2012 aveva dovuto affrontare un contenzioso legale con una coppia gay che voleva una torta per celebrare il loro matrimonio.

Dopo il rifiuto di Phillips (che però avrebbe acconsentito all’acquisto di un altro tipo di torta più “politicamente neutra”) i due sposi, Charlie Craig e Dave Mullins, avevano fatto ricorso alla Commissione dei diritti civili del Colorado, per la violazione di una legge statale antidiscriminazione, che aveva deciso di sanzionare Phillips, ingiungendogli di preparare la torta o di andare incontro a una sanzione.

Sei anni dopo, il 4 giugno 2018, con una sentenza scritta dal giudice Anthony Kennedy, la Corte Suprema aveva dato ragione a Phillips, ritenendo la Commissione statale «non religiosamente neutrale». È rimasto il problema del complesso intreccio tra leggi sulla discriminazione per ragione di credo religioso, politica, razza e orientamento sessuale e la libertà di parola ed espressione consentita dal primo emendamento della Costituzione americana. A difendere Phillips era stato uno studio legale d’orientamento conservatore, l’Alliance Defending Freedom (Adf), guidato dalla costituzionalista Kristen Waggoner.

Lo scontro legale

Anche in questo caso è coinvolto il medesimo studio di avvocati, che però ha assunto un atteggiamento diverso: stavolta nessuna coppia omosessuale ha fatto ricorso, ma è stata Smith ad attaccare direttamente la legge del Colorado.

Nel 2016 ha fatto ricorso, con l’assistenza legale sempre dell’Adf, contro la legge antidiscriminazione del Colorado, affermando che di fatto viola il suo diritto a esprimersi liberamente e a esercitare il suo credo religioso. Il 26 luglio 2021 la Corte d’Appello federale per il decimo distretto ha respinto la sua richiesta. Così il caso è finito di fronte alla Corte Suprema.

Già nel caso di Phillips c’era stata una maggioranza piuttosto ampia in suo favore, 7 giudici contro 2. Nel frattempo, l’autore della sentenza, Anthony Kennedy, è stato sostituito dal più conservatore Brett Kavanaugh e una delle due giudici contrarie, l’icona Ruth Bader Ginsburg, è deceduta nel settembre 2020, lasciando il posto ad Amy Coney Barrett: anche lei, come Kavanaugh e gli altri giudici d’orientamento conservatore, condivide una visione molto estesa e ampia della libertà religiosa.

Le posizioni dei giudici

Dato che i giudici, normalmente, non esprimono i loro pareri, parlano le loro sentenze. Vediamone un paio: lo scorso giugno la Corte ha stabilito che lo stato del Maine, governato dai democratici, non può impedire alle scuole private di matrice religiosa di accedere al programma di buoni scuola per finanziare le rette degli studenti, anche quando nelle aule vengono espresse opinioni “discriminatorie” sul matrimonio egualitario. Nello stesso periodo ha dato ragione a un coach di football di una squadra liceale di Boston che aveva pregato insieme ad alcuni giocatori sul campo da gioco.

La scommessa di Lorie Smith e dei suoi consulenti legali, quindi, è che il tempo sia propizio perché il conflitto tra leggi contro le discriminazioni e la libertà religiosa venga risolto a favore di quest’ultima. A sostegno della tesi di Smith c’è anche una vecchia sentenza della Corte Suprema del Massachusetts, Hurley v. Irish-American Gay, Lesbian & Bisexual Group, emanata nel 1995, che riguardava l’esclusione di un gruppo Lgbt dalla parata di san Patrizio nella città di Boston, ritenuta lecita perché rientrava nelle prerogative degli organizzatori, per la stragrande maggioranza cattolici, di decidere chi ospitare nella loro manifestazione.

D’altro canto c’è una difformità sostanziale tra il caso di Phillips e quello di Smith: nel 2012 in Colorado la Costituzione riconosceva solo i matrimoni eterosessuali (l’unione che si sarebbe dovuta celebrare con la torta avveniva in Massachusetts) e soltanto nel 2014 lo stato avrebbe approvato la celebrazione delle nozze egualitarie. Stavolta c’è una sentenza della Corte Suprema, la Obergefell v. Hodges del 2015 e la recente approvazione del Respect of Marriage Act da parte del Congresso, a rendere più accidentato il terreno sul quale si muoveranno i giudici della Corte Suprema.

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