Il parlamento australiano ha approvato la legge che obbliga Facebook e Google a pagare i media per i contenuti giornalistici pubblicati sulle loro piattaforme. Il voto segna la fine dello scontro durato mesi tra il governo di Canberra e i giganti del big tech che avevano provato in ogni modo a bloccare l’introduzione della nuova norma.

La lotta di Facebook e Google

In un primo momento Google aveva minacciato di bloccare il funzionamento del suo motore di ricerca se la legge fosse stata approvata mentre Facebook si è spinta oltre arrivando a oscurare a fine febbraio i profili di tutti i media nazionali ed esteri attivi nel paese. La decisione aveva causato gravi disagi alla popolazione che non aveva potuto avere accesso ad allerte meteo o a informazioni sulle nuove disposizioni anti Covid. Il premier, Scott Morrison, aveva definito «arroganti» e «deludenti» le azioni di Facebook aggiungendo che il suo governo non si sarebbe fatto «intimidire». Ma l’azienda si era difesa dicendo di non avere avuto «scelta» e accusando l’Australia di non avere compreso il reale rapporto tra big tech e giornalismo. Secondo il social fondato da Mark Zuckerberg, i giornali decidono liberamente di pubblicare sulla sua piattaforma e non dovrebbero quindi essere retribuiti. Facebook ha comunque portato a casa diverse modifiche alla proposta legge.

Cosa dice la nuova legge

La legge approvata dall’Australia obbliga Facebook e Google a trovare un accordo con i media sulla retribuzione dei suoi articoli. Nel caso in cui questo non avvenisse, spetterebbe a un’autorità terza intervenire per stabilire il giusto pagamento per i servizi offerti dai media. Google si è già portata avanti sul tema stipulando accordi con i principali sindacati giornalistici del paese e in particolare con i media del gruppo fondato da Rupert Murdoch, uno dei più importanti a livello globale. Facebook ha invece recentemente approvato un piano per investire oltre un miliardo nel settore dei media. 

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