Una settimana di accordi commerciali e negoziati con il governo ha portato a una serie di emendamenti alla legge concepita per costringere Google e Facebook a pagare gli editori. Il sofisticato strumento legale approvato dal parlamento australiano potrebbe dunque non essere mai usato, ma la prospettiva di un arbitrato sembra aver convinto le piattaforme digitali a trovare nuovi accordi per finanziare il giornalismo in Australia, con particolare attenzione agli editori piccoli e regionali che sono più a rischio. Dopo tre anni di cottura a fuoco lento, alcuni sviluppi sostanziali del Codice negoziale delle testate giornalistiche australiane sono esplosi nel giro di una settimana. Primo, Google ha siglato accordi con i tre maggiori conglomerati dell’informazione, compreso il suo maggiore critico, News Corp. Poi Facebook ha chiuso la sezione news in Australia. Nel frattempo, ha involontariamente oscurato i post degli ospedali, delle associazioni e di una serie di account non legati alle notizie, compattando i suoi molti critici nel condannare questo “titano della tecnologia”. (...) Il testo finale del Codice di negoziato è un compromesso fatale o un tentativo ragionevole di regolare le piattaforme digitali? E distribuirà i benefici a tutto il settore dei media, come dice Facebook, oppure aiuterà i grandi editori come News Corp? Gli editori possono appellarsi a un processo negoziale concepito per remunerare le notizie che vengono «rese disponibili» sulle piattaforme digitali. Se il negoziato fallisce, le testate possono chiedere un arbitrato. Il modello dell’arbitrato per l’offerta finale – che impone che l’arbitro accetti una delle due offerte presentate dalle parti, e non che offra la sua valutazione indipendente sulla remunerazione adeguata – è osteggiato sia da Google sia da Facebook, ma è stato reso più accettabile per le piattaforme questa settimana tramite l’introduzione di una mediazione obbligatoria (...) Il modello di contrattazione imposto dalla legge sulla competizione era quello giusto per affrontare il problema? Ci sono visioni differenti su questo. Per alcuni editori, si tratta di un risultato positivo: mantiene Google e Facebook nel mercato e impone loro di dare un contributo economico al giornalismo (...). Quindi per l’Australia, l’approccio migliore ora è quello di accettare il Codice che abbiamo e continuare a lavorare in parallelo sui problemi specifici degli editori regionali e indipendenti. Questo assetto potrebbe non offrire le soluzioni giuste per altre giurisdizioni, ma è un altro passo nell’iniziativa internazionale per portare le piattaforme digitali nell’alveo della regolamentazione.

 

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