RIAPERTURE

Le disuguaglianze sociali nel Texas che riapre in fretta

(Il governatore del Texas. Foto LaPresse)
(Il governatore del Texas. Foto LaPresse)

A marzo il governatore repubblicano ha riaperto tutto e ha tolto l’obbligo di mascherina. La scelta, in linea con altre fatte in precedenza e rivelatesi fallimentari, è dovuta a ragioni politiche più che a un primato epidemiologico. Le aperture sono per tutti, ma gli effetti sono diseguali

  • «Le aziende non hanno bisogno che lo stato dica loro cosa fare», dice il governatore repubblicano del Texas. Dal 2 marzo ha riaperto «al cento per cento».  La fretta nel riaprire è figlia di scelta politica, non di primato epidemiologico. 
  • Il Texas è lo stesso stato dove l’alt-right protestò contro il lockdown e il vicegovernatore disse che «i nonni sarebbero lieti di sacrificarsi per salvare l’economia per i nipoti».
  • Le aperture sono per tutti ma gli effetti diseguali. L’assistenza sanitaria non è a portata di tutti e la vaccinazione è più a portata di mano per i bianchi che per gli ispanici.

Qualcuno tira un respiro di sollievo. Come Marta Gonzalez: «Basta mascherina! Si respirava così a fatica!». Altri sono preoccupati. «Circolano le varianti, pochi sono vaccinati…Quali riaperture? Bisognerebbe ascoltare gli esperti, invece che i businessmen» dice Rhonda Watson. Che aggiunge: «Ve lo ricordate un anno fa, quando sono stati riaperti i bar troppo presto e l’abbiamo pagata cara?». «Il governatore non vuole imparare dai suoi errori», le dà ragione Ashley Whetson. La comunità di San Ant

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