L’emiro, Nawaf al-Ahmad al-Sabah, ha riconfermato lo sceicco Sabah al-Khalid al-Sabah come primo ministro del Kuwait dopo le elezioni parlamentari del 5 dicembre. La funzione del primo ministro kuwaitiano è quella di mediare tra governo e parlamento mentre negli affari di stato è l’emiro ad avere l’ultima parola. La riconferma di Sabah non avrà quindi ripercussioni sulla politica estera. Il compito del premier sarà cercare una sintesi nello scontro tra il governo e il parlamento che ha finora bloccato una legge che permette al paese di ottenere l’accesso ai mercati internazionali per piazzare il proprio debito con l’obiettivo di risanare la sua difficile situazione economica. 

Le elezioni del 5 dicembre sono state le prime per l’emiro Nawaf al-Ahmad succeduto al fratellastro Sabah IV al-Ahmad al-Jabir Al Sabah, morto a settembre dopo essere stato a capo del Kuwait dal 2006 al 2020.

Un parlamento a prova di donna

Le elezioni in Kuwait della scorsa settimana hanno rappresentato per molti versi un terremoto per il panorama politico kuwaitiano. Dei cinquanta parlamentari della passata legislatura solo 19 sono infatti stati riconfermati. Le elezioni hanno inoltre fatto registrare l’avanzata dell’opposizione che ha conquistato 24 seggi. SI tratta di un aumento rispetto ai 16 della passata legislatura. Una particolare da tenere tuttavia in considerazione è il fatto che nello stato arabo non è permesso l’organizzazione di partiti un fattore che rende le alleanze tra i parlamentari più instabili e meno basate sulle ideologie rispetto alle democrazie occidentali. 

La vera sorpresa, tutta negativa, è stata però che nessuna delle 29 candidate a un posto da parlamentare è stata eletta. Il parlamento kuwaitiano sarà quindi composto esclusivamente da uomini per la prima volta dal 2012. Nella scorsa legislatura solo una donna era stata eletta, ma anche lei non è stata riconfermata.

Il parlamento più «libero» del Golfo

Il parlamento kuwaitiano è conosciuto come uno dei più potenti e con maggiore libertà di azione tra quelli degli stati del Golfo visto che su 65 membri solo 15 sono nominati dall’emiro. 

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