L’immagine del condannato che attraversa un lungo corridoio, si distende su un lettino, viene legato con delle cinghie e poi gli viene iniettato un potente barbiturico nelle vene è sempre più rara nelle prigioni americane.

Tutt’altro che il revival sognato dall’amministrazione Trump, che a cavallo tra il 2020 e il 2021 ha deciso di mandare al patibolo ben tredici persone in attesa della sentenza capitale comminata dal governo federale. Le sentenze di morte nel penitenziario federale di Terre Haute, in Indiana, sono riprese dopo l’ultima che era stata comminata dal suo predecessore George W. Bush il 18 marzo 2003, due giorni prima dell’invasione dell’Iraq.

Da allora molte cose sono cambiate, a cominciare dai freddi numeri. In quell’anno, sul territorio americano, erano avvenute 65 esecuzioni, di cui 25 nel solo Texas e alcune proclamate da governatori democratici, tra cui l’allora governatore della Virginia, Mark Warner, attuale presidente della commissione intelligence al Senato.

Passiamo al 2019, l’anno prima della pandemia, dove il confronto non è falsato dai rallentamenti dovuti alle condizioni di sicurezza dovute al Covid: 22 esecuzioni, quasi tutte nel sud ex confederato, tranne una, eseguita in South Dakota. Una drastica riduzione.

Secondo le informazioni fornite dal Death Penalty Information Center, nel corso del 2021 si dovrebbero portare a termine soltanto dieci esecuzioni, il record negativo dal 1983. Non è solo merito dell’abolizione portata a compimento negli stati governati dai democratici: la Virginia è stata l’ultimo stato nel 2021, ma anche l’ultimo a portare a termine una condanna il 6 luglio 2017 con la firma del governatore Terry McAuliffe, il ventitreesimo stato a cancellarla formalmente.

I farmaci letali scarseggiano

Ma c’è anche la scarsità delle droghe usate nelle iniezioni letali, da circa trent’anni il metodo prevalente usato dai boia statali. L’originario cocktail di tre droghe è sempre stato più difficilmente reperibile a causa della riluttanza delle aziende farmaceutiche a fornire i farmaci, usati principalmente come anestetici o nell’eutanasia, ai singoli stati.

Per questo dal 2017 a oggi di fatto l’unica alternativa è rimasta il pentobarbital, utilizzato per la prima volta in Missouri nel novembre 2013 per l’esecuzione di un serial killer, che normalmente è prescitto come sonnifero veterinario. Una sola droga che peraltro è stata criticata per causare inutili sofferenze al condannato, secondo un rapporto del Bureau of Prisons presentato al procuratore generale Jeff Sessions nel 2017 all’interno del quale si affermava che questa iniezione dava ai condannati una sensazione come di “annegamento”.

Ma nonostante questo, nelle conclusioni del rapporto si ridimensionava questa preoccupazione, definendolo come un metodo “umano” di esecuzione. Il produttore di questa droga, l’azienda danese Lundbeck, però non è convinta da questa spiegazione e ne ha proibito la distribuzione alle prigioni statunitensi.

Come si sono organizzati quindi gli Stati come il Texas che fanno un ampio uso della pena capitale, dopo che anche l’azienda americana Pfizer ne ha proibito la vendita nel 2016? Hanno cominciato a produrre attraverso delle aziende locali dei preparati simili al pentobarbital, fuori dal controllo della Food and Drug Administration.

E per evitare ritorsioni con le aziende coinvolte, gli scambi avvengono con un protocollo di segretezza tale che è impossibile rintracciare chi le ha fabbricate. Non solo: per prolungare l’utilizzo del farmaco, spesso la scadenza viene rimandata. Secondo un’inchiesta del Texas Tribune, questa pratica riduce l’efficacia delle esecuzioni e rischia di renderle più dolorose e lente.

Ci sono degli esempi drammatici: nell’aprile 2014 in Oklahoma è finito sul lettino del boia il serial killer Clayton Lockett: durante l’inoculazione la sua vena è collassata ed è morto molti minuti dopo per arresto cardiaco.

Nel 2018 in Alabama Doyle Hamm, condannato per aver ucciso un dipendente di albergo durante una rapina nel 1987, malato di cancro terminale alla gola, è stato sottoposto per due ore a una ricerca estenuante della vena dove infilare l’ago, prima di cancellare l’esecuzione per l’impossibilità di portarla a termine.  

L’Ohio, governato dal repubblicano Mike DeWine, ha deciso di posticipare sine die tutte le esecuzioni finché non verrà trovato un metodo sicuro. La California ha attuato una moratoria sin dal 2006, nonostante circa 747 detenuti siano nel braccio della morte e di fatto stanno scontando l’ergastolo.

Ma altri due stati repubblicani hanno deciso di ripristinare vecchi metodi per portare a compimento le sentenze: la South Carolina lo scorso 14 maggio ha promulgato una legge che, qualora non siano disponibili le sostanze necessarie, il condannato può scegliere tra la sedia elettrica e la fucilazione. In questo modo il governatore Henry McMasters ha potuto programmare due esecuzioni per il mese di giugno.

La camera a gas

Invece l’Arizona, che aveva sospeso le condanne dopo che nel 2014 il detenuto Joseph Wood era morto dopo due ore dopo aver ricevuto un cocktail sperimentale di farmaci, ha deciso di tornare a un metodo come la camera a gas: secondo un’inchiesta del Guardian l’Arizona Department of Correction ha acquistato gli ingredienti per produrre l’acido cianidrico allo stato gassoso, tra cui un blocco solido di cianuro di potassio costato 1.530 dollari.

Non solo: ha iniziato la ristrutturazione della struttura, costruita nel 1949 e inutilizzata da ventidue anni. A suonare ancor più sinistro è il fatto che la sostanza prodotta sarebbe molto simile allo Zyklon B utilizzato nei lager nazisti. Senza contare che la riproposizione di un simile metodo incontrerebbe sicuramente di ricorsi legali.

Possiamo quindi tornare alla scelta di Trump e del suo Procuratore Generale William Barr di abolire la moratoria sulla pena di morte federale. Scelta supportata dalla profonda trasformazione attuata nella composizione della Corte suprema, dove c’è una robusta maggioranza di 6 giudici su 9 favorevoli al mantenimento delle esecuzioni di stato. Questi ultimi potrebbero quindi mettere in discussione la proposta di Joe Biden di cancellare la pena di morte a livello federale. E consentire agli stati che fanno uso del boia di continuare con la pratica, contro un boicottaggio globale delle aziende farmaceutiche.

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