Per il premier ungherese il Budapest Pride è stato «una vergogna». A Istanbul decine di attivisti sono stati arrestati e torturati dal regime. «Mentre lo stato impone politiche che prendono di mira la nostra esistenza, noi continuiamo a coltivare solidarietà, speranza e resistenza nel cuore della paura», dichiarano gli attivisti Lgbt turchi.
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Mentre definisce «una vergogna» la marcia del Pride che sabato ha portato duecentomila persone nelle strade di Budapest, Viktor Orbán è costretto a masticare un boccone amaro che non riesce a ingoiare. Una sconfitta maturata nella rete che lui stesso ha teso. «Sono uno di quelli che non considerano l’accaduto motivo di orgoglio», dice a TV2 News, telegiornale dell’emittente ungherese filogovernativa. «Viktor Orbán è diventato il re del Pride», ironizza sui social Péter Magyar, leader del partito



