Nonostante la pandemia, nel 2020 il numero di persone in fuga da guerre, violenze, persecuzioni e violazioni dei diritti umani è salito a quasi 82,4 milioni. Si legge nell'ultimo rapporto annuale Global Trends dell'Alto commissariato delle nazioni unite pubblicato ieri in vista della Giornata mondiale del rifugiato, il 20 giugno. Si tratta di un aumento del quattro per cento rispetto alla cifra record di 79,5 milioni di persone in fuga, toccata alla fine del 2019.

Il 2020 è stato il nono anno di aumento ininterrotto dei movimenti forzati nel mondo. Oggi, l’uno per cento della popolazione mondiale è in fuga e ci sono il doppio delle persone costrette ad abbandonare le proprie case rispetto al 2011, quando il totale era poco meno di 40 milioni. Più di due terzi di tutte le persone che sono fuggite all'estero provengono da soli cinque paesi: Siria (6,7 milioni), Venezuela (4,0 milioni), Afghanistan (2,6 milioni), Sud Sudan (2,2 milioni) e Myanmar (1,1 milioni).

I rifugiati

Il rapporto mostra che alla fine del 2020 c’erano 20,7 milioni di rifugiati sotto mandato Unhcr, 5,7 milioni di rifugiati palestinesi e 3,9 milioni di venezuelani fuggiti all'estero. 

La stragrande maggioranza dei rifugiati del mondo - quasi nove rifugiati su dieci (86 per cento) - sono ospitati da paesi vicini alle aree di crisi e da paesi a basso e medio reddito. I paesi meno sviluppati hanno dato asilo al 27 per cento del totale.

Per il settimo anno consecutivo, la Turchia ha ospitato il numero più alto di rifugiati a livello mondiale (3,7 milioni di rifugiati), seguita da Colombia (1,7 milioni, compresi i venezuelani fuggiti all'estero), Pakistan (1,4 milioni), Uganda (1,4 milioni) e Germania (1,2 milioni).

48 milioni di persone erano sfollati all'interno dei loro paesi. Altri 4,1 milioni erano richiedenti asilo. Nonostante la pandemia e l’appello per un cessate il fuoco globale, rimarca l’Unhcr, i conflitti hanno continuato a costringere le persone ad abbandonare le proprie case.

«Dietro ogni numero c'è una persona costretta a lasciare la propria casa e una storia di fuga, di espropriazione e sofferenza. Meritano la nostra attenzione e il nostro sostegno non solo con gli aiuti umanitari, ma con soluzioni alla loro situazione», ha detto l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi.

Ragazze e ragazzi

Le ragazze e i ragazzi sotto i 18 anni rappresentano il 42 per cento di tutte le persone costrette alla fuga. Sono particolarmente vulnerabili, specialmente quando le crisi continuano per anni. Nuove stime dell'Unhcr mostrano che quasi un milione di bambini sono nati rifugiati tra il 2018 e il 2020. Molti di loro potrebbero rimanere rifugiati ancora per molti anni.

«La tragedia di così tanti bambini che nascono in esilio dovrebbe essere una ragione sufficiente per adoperarsi molto di più per prevenire e porre fine ai conflitti e alla violenza», ha detto Grandi.

Il rapporto rileva anche come al picco della pandemia nel 2020, oltre 160 paesi avevano chiuso le loro frontiere, con 99 Stati che non facevano eccezioni per le persone in cerca di protezione. L’alto commissariato però rileva che con misure adeguate – come screening medici alle frontiere, certificazione sanitaria o quarantena temporanea all'arrivo, procedure di registrazione semplificate e colloqui a distanza - sempre più paesi hanno trovato il modo di garantire l'accesso all'asilo cercando, allo stesso tempo, di arginare la diffusione della pandemia.

Gli sfollati

Mentre la gente continuava a fuggire varcando i confini, altri milioni di persone sono state costrette alla fuga all'interno dei loro stessi paesi. Alimentato soprattutto dalle crisi in Etiopia, Sudan, paesi del Sahel, Mozambico, Yemen, Afghanistan e Colombia, il numero di sfollati interni è aumentato di oltre 2,3 milioni.

Nel corso del 2020, circa 3,2 milioni di sfollati interni e solo 251.000 rifugiati sono tornati alle loro case - un calo rispettivamente del 40 e del 21 per cento rispetto al 2019.

Altri 33.800 rifugiati sono stati naturalizzati dai loro paesi d'asilo. Il reinsediamento dei rifugiati ha registrato un crollo drastico - l'anno scorso sono stati reinsediati solo 34.400 rifugiati, il livello più basso in 20 anni - una conseguenza del numero ridotto di posti messi a disposizione dagli stati per il reinsediamento e della pandemia.

«Per trovare soluzioni adeguate occorre che i leader globali e le persone influenti mettano da parte le loro differenze, pongano fine a un approccio egoistico alla politica e si concentrino piuttosto sulla prevenzione e sulla risoluzione dei conflitti e sul rispetto dei diritti umani», ha detto Grandi.

Le domande di asilo in attesa a livello globale sono rimaste ai livelli del 2019 (4,1 milioni), ma gli Stati e l'Unhcr hanno registrato collettivamente circa 1,3 milioni di domande di asilo individuali, un milione in meno rispetto al 2019 (43 per cento in meno).

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