L’economia afgana si sta avviando rapidamente al collasso. L’Afghanistan è il paese più povero della regione centro-sud asiatica, in stato di guerra dal 1980 e quasi totalmente dipendente dagli aiuti internazionali. È un paese sostanzialmente agricolo, in cui l’agricoltura contribuisce a circa il 25 per cento del Pil e impiega oltre il 6 per cento della popolazione. Il settore industriale, pari al 20 per cento del Pil, è dominato dall’edilizia e da produzioni artigianali. Il settore terziario produce circa il 55 per cento del Pil ma è un settore inefficiente e iperesteso, legato principalmente alla presenza delle forze militari occidentali.

In realtà negli ultimi vent’anni, grazie alla presenza militare e agli ingenti aiuti finanziari, i dati economici sono migliorati. Durante il periodo di dominio talebano successivo al ritiro sovietico, l’economia era senza regole, priva di strutture, e il tenore di vita degli afghani era al limite della sussistenza. Nel 2001, all’inizio dell’intervento militare occidentale, il reddito pro capite era pari a 65 dollari, mentre nel 2018 aveva raggiunto i 547 dollari. Questa crescita è dovuta al grande afflusso di aiuti che ha provocato una conseguente crescita del settore dei servizi. È interessante osservare che questa crescita, che era stata pari a circa il 9,4 per cento, rallenti a partire dal 2012, mantenedosi attorno al 2,5 per cento fino al 2020. Il 2012 è l’anno in cui è cominciato il ritiro delle truppe straniere, ridotte a circa 15mila soldati nel 2014 dai 130mila presenti nel 2012 e che successivamente hanno continuato a diminuire fino al ritiro totale di questi giorni.

Nuovi ceti urbani

L’economia afghana non può sopravvivere senza ingenti aiuti dall’esterno. Molto si è parlato dell’oppio come importane fonte di reddito per gli afghani. L’Afganistan fornisce l’80 per cento della produzione mondiale e, secondo le stime dell’Onu, corrisponde al 6-11 per cento del reddito nazionale afghano. La coltivazione dell’oppio non è mai stata sdradicata nonostante le ingenti somme spese dal governo americano a tal fine. Mentre i Talebani avevano proibito la coltivazione dell’oppio, durante gli ultimi vent’anni la produzione è enormemente cresciuta.

La struttura sociale dell’Afghanistan è cambiata in modo sostanziale nei vent’anni che intercorrono dal 2001 a oggi. Inurbamento, formazione di un ceto terziario cittadino modernizzato che lavorava per l’esercito occidentale svolgendo diverse mansioni (cuochi, interpreti, impiegati, camionisti che si occupavano del trasporto di merci fra le varie basi occidentali). Questi cittadini afghani hanno usufruito di redditi soddisfacenti se confrontati a quelli degli altri settori della economia afghana e hanno anche assunto modi di vita occidentali.

Questi nuovi ceti urbani stanno perdendo il loro posto di lavoro e saranno sottoposti a stringenti controlli, e probabilmente inizieranno azioni di resistenza nei confronti del dominio talebano. La dirigenza talebana dovrà affrontare una crisi economica gravissima, con una inflazione che sta già esplodendo unita alla chiusura delle banche e alla progressiva demonetizzazione dell’economia. Il governo afghano non potrà disporre né delle riserve di valuta detenute dagli Stati Uniti né dei finanziamenti del Fondo monetario internazionale, della World Bank, dell’Asian Development Bank e dei paesi europei, finanziamenti che sono stati già sospesi.

Incapacità amministrativa

Lo sfruttamento delle risorse minerarie non potrà essere organizzato dal governo afghano che non ha le risorse umane e finanziarie per poterlo attuare. Importante sarebbe soprattutto lo sfruttamento delle miniere di litio, indispensabile nella costruzione delle batterie. Chi metterà le risorse necessarie? Si parla di futuri investimenti cinesi, ma questi avverranno solamente in un quadro di stabilità che è ben lontano dal verificarsi. Inoltre l’economia afghana è stata colpita dal Covid e gli stessi dirigenti talebani hanno dovuto riconoscere che senza aiuto esterno non possono fronteggiare gli effetti della pandemia. I talebani mancano inoltre di qualunque capacità amministrativa che è una condizione necessaria perché un minimo di stabilità venga creata; basti ricordare che è già avvenuta la sostituzione del governatore della banca centrale con un militante talebano che non ha alcuna preparazione economica. È quindi lecito chiedersi se esista una economia afgana che possa durare senza il sussidio esterno senza il quale la popolazione afgana andrà incontro ad una nuova e più grande tragedia sociale.

 

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