In Ucraina si sta combattendo e nello stesso tempo si stanno tenendo colloqui fra le parti per arrivare al cessate il fuoco come primo passo per un armistizio e sperabilmente a una trattativa di pace.

È certo che la guerra in corso ha causato notevoli danni materiali alle città e alle infrastrutture; oltre due milioni di persone hanno lasciato il paese causando il più grande movimento migratorio all’interno dell’Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale e molti altri hanno lasciato le loro abitazioni e si sono disperse nel territorio ucraino.

È evidente che per impedire un collasso economico del paese l’occidente deve intervenire molto in fretta e pesantemente.

Se alla fine della guerra l’Ucraina rimarrà intatta geograficamente e non verrà privata di parte del proprio territorio, si tratterrà per l‘Unione europea dell’intervento economico più gravoso della sua storia.

Già prima dell’invasione l’economia ucraina ha dovuto subire notevoli danni per la situazione di grande incertezza dovuta all’ammassamento delle truppe russe ai propri confini: la grivnia si è svalutata, i tassi di interessi sono aumentati e tutta l’attività economica è stata danneggiata.

Complessivamente è molto probabile che il reddito annuale dell’Ucraina avrà una caduta di oltre un terzo. Secondo il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki l’Unione europea dovrebbe costituire un fondo di 100 miliardi di euro per la ricostruzione.

Al contrario, Olga Pynduk, economista dell’istituto di Vienna per l’economia internazionale specializzato nello studio dei paesi dell’est, parlando a un seminario l’8 marzo ha dichiarato che, date le circostanze, l’economia ha retto bene.

Il governo ha dichiarato che non mancherà di onorare ogni pagamento derivante da obblighi internazionali grazie al buono stato delle riserve pari a 27 miliardi di euro. I pagamenti dovuti questo anno sono pari a 6 milioni di euro.

Aiuti finanziari stanno già arrivando a Kiev. Il 7 marzo la Banca mondiale ha approvato un pacchetto di aiuti che si aggiungono a quelli già stanziati, chiamato prestito “free Ucraine” pari a 489 milioni di dollari.

Inoltre l’istituto di Washington ha deliberato altri finanziamenti: il totale è pari a723 milioni di dollari che si aggiungono ai 52,7 miliardi di diritti speciali di prelievo a disposizione del paese.

Il Fondo monetario internazionale ha aumentato di 2,2 miliardi di dollari l’ammontare del suo normale intervento in Ucraina. Certamente questi aiuti sono utili, ma sono solo una piccolissima parte di quelli di cui ha bisogno il paese.

Questi flussi di denaro sono in grandissima parte prestiti su cui si deve pagare un saggio di interesse. Di fronte a tali aiuti gli ucraini sottolineano che un paese sotto invasione militare non può sopravvivere grazie a prestiti mensili da parte di istituzioni internazionali.

Non è la Grecia

L’Ucraina, sostengono, non è la Grecia che ha ricevuto prestiti per aver causato un disastro finanziario per di politiche economiche errate e a conti statali non veritieri.

L’Ucraina è vittima della prima invasione in Europa da parte di un paese straniero dalla fine della Seconda guerra mondiale ed è per estensione il secondo paese d’Europa.

L’Ucraina anche prima della invasione russa era un paese fragile in cui i centri di potere rappresentati dagli oligarchi come Kolomoisky, Firtash e il gruppo di Donetsk dominavano l’agire dello stato.

Se il presidente Zelensky in questo momento drammatico riuscirà ad imporre l’interesse generale del popolo è tutto da vedersi. Certamente per superare questo tremendo momento l’Ucraina non può fare a meno dell’aiuto economico, politico e militare della Unione europea; ma la richiesta di entrare nell’Unione non verrà accolta anche solo perché all’Ucraina mancano i requisiti minimi e l’Unione è già troppo estesa e difficile da governare.

Comunque il problema delle zone di influenza russo- europee rimarrà e dovrà essere affrontato con cautela e lungimiranza, ricordando che l’Ucraina, a parte l’unità in questo momento bellico, è un paese diviso linguisticamente, culturalmente, economicamente e religiosamente.

In fondo la prima Russia si chiamava Rus di Kiev e Kiev è la madre di tutte le città russe. La lunghissima durata fa sentire ancora i suoi effetti.

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