La scritta “peremoha” evidenziata in arancione su un cartello per arruolare carristi per l’esercito ucraino a Podil – in pieno centro a Kiev – scandisce il messaggio. Le forze di terra sono fondamentali per la “vittoria”. Per incitare all’arruolamento, fanteria e carristi vengono definiti sul sito a cui rimanda la campagna «la forza trainante di tutte le vittorie ucraine sul campo di battaglia».

L’esercito di Kiev ha costante bisogno di soldati da mandare in prima linea. «La situazione al fronte è complessa e in molte aree manca personale di fanteria», si legge in una nota pubblicata dallo Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine il 14 gennaio scorso.

L’incognita su quanto ancora durerà la guerra impone a Kiev una continua sperimentazione di tutti gli scenari possibili.

Nelle ultime settimane le brigate di terra sono state rafforzate con militari provenienti da corpi di forze armate diverse come aviazione e marina militare, un passo definito “necessario” dallo Stato Maggiore. E sul campo di battaglia sono arrivati anche i robot. Per la prima volta a combattere non a supporto dei soldati, ma al loro posto.

È successo vicino a Lyptsi – a nord di Kharkiv – intorno a metà dicembre, la notizia è stata data dal portavoce della brigata “Khartia” e confermata dagli analisti dell’Institute for the Study of War di Washington che tracciano costantemente l’andamento della guerra. L’attacco è stato condotto «esclusivamente con sistemi robotici, invece che con la fanteria», si legge nella nota dell’Isw utilizzando – secondo quanto riferito da un portavoce militare della brigata – «decine di Ugv (Unmanned Ground Vehicle) equipaggiati con mitragliatrici» che hanno attaccato postazioni russe e posizionato e rimosso mine nell’area.

Tecnologia operativa

La notizia è stata confermata a Domani direttamente dall’Institute for the Study of War di Washington. Si è trattata di un’operazione nell’area intorno a Kharkiv «come forma di bombardamento preparatorio in vista di un attacco ucraino», ha detto a Domani l’analista dell’Isw Angelica Evans. «Sistemi come questi potrebbero aiutare a creare le condizioni per avanzate di successo degli ucraini nello scenario adatto», ha continuato Evans. Ha tuttavia precisato come non ci sia «alcuna indicazione che l’assalto con Ugv abbia portato a un’avanzata ucraina».

Ma è servito per rendere la tecnologia da sperimentale a via via sempre più operativa e per dare anche un altro messaggio, a Mosca ma anche al proprio esercito. «Le autorità ucraine hanno ripetutamente sottolineato l’impegno dell’Ucraina nel preservare la vita dei militari ucraini, e l’utilizzo di veicoli terrestri senza equipaggio Ugv rappresenta un passo importante verso questo obiettivo», sostiene la ricercatrice.

«Il più importante vantaggio dei robot è che sono un insieme di cavi, chip, motori e batterie, quando vengono distrutti possiamo immediatamente schierarne un altro», ha detto a United24 il sergente capo dell’unità di robot di Khartia. «Se un essere umano è perduto, è una tragedia irreparabile», ha concluso. Precisando come tutti i robot da loro utilizzati «siano fabbricati in Ucraina».

Droni, robot e tutto quello che viene pilotato e guidato da remoto per aria, terra e mare forma le “unmanned armed forces”, a tutti gli effetti una delle categorie in cui è divisa la struttura militare dell’Ucraina, insieme a forze speciali, forze di terra (del cartello di Podil che arruola i carristi), Marina e Aviazione.

«È il primo ramo militare al mondo dedicato che impiega veicoli aerei senza equipaggio, sistemi robotici terrestri e droni di superficie e subacquei per svolgere una varietà di compiti», si legge sul sito del ministero della Difesa Ucraino. «La robotizzazione rappresenta una delle direzioni più promettenti per il potenziamento dell’esercito ucraino», si legge in una nota governativa.

La prima forza armata al mondo di questo tipo ha anche un comandante, il colonello 39enne Vadym Olehovych Sukharevskyi. Un militare «abituato a occupare un posto in prima fila nella storia» così come lo ha definito The Economist con riferimento al 2014, quando Sukharevskyi fu il primo a ordinare alla sua unità di sparare a soldati filorussi.

I sistemi

Nel 2024 l’Ucraina ha messo a punto e certificato per il combattimento più di dieci sistemi robotici diversi. Mezzi che portano e tolgono mine, possono evacuare soldati e attaccare come la fanteria. “Furia” fa sparare raffiche da una mitragliatrice al posto del mitragliere, sostituito da un operatore che schiaccia tasti su un pad mentre è nascosto. “Karakurt” è un robot kamikaze in gradi portare più di 50 chili d’esplosivo e far saltare in aria un ponte. Restano le criticità.

«Gli Ugv restano vulnerabili alle stesse interferenze della guerra elettronica (Ew) che complicano le operazioni con droni aerei, e l’uso degli Ugv è probabilmente limitato a terreni favorevoli», racconta nella sua intervista Angelica Evans. Ma la questione ha aperto una corsa tecnologica anche dall’altra parte del fronte, dove l’utilizzo di droni non è limitato al lancio costante e perenne di droni d’attacco Shahed.

«Di recente abbiamo osservato osservatori militari russi interrogarsi sul motivo per cui l’esercito russo non sia più avanti nello sviluppo di analoghi ai sistemi senza equipaggio ucraini, accusando spesso il ministero della Difesa russo di non essere interessato o disposto a investire in questo tipo di innovazioni», racconta Evans.

Ovviamente, le aziende russe stanno lavorando per sviluppare sistemi comparabili e monitoriamo questi rapporti man mano che emergono», precisa. Quello che è certo è che «la guerra in Ucraina è stata caratterizzata da una corsa unica agli adattamenti tecnologici, in particolare con l’uso sempre più diffuso dei droni, e osserviamo come entrambe le parti rispondano rapidamente agli adattamenti del nemico».

Una fase complicata

La notizia si inquadra in una fase del conflitto molto delicata. Sul piano militare gli ucraini rivendicano la cattura di soldati nord-coreani e tengono il Kursk, cercano di contenere l’avanzata russa a Kupiansk nella regione di Kharkiv e sulle autostrade T-0504 e T-0406 per non doversi ritirare senza munizioni da Pokrovsk, mentre i russi ammassano truppe su Chasiv Yar usando a loro vantaggio anche la nebbia.

Lontano dal fronte su tutto il paese continuano a suonare ogni giorno le allerte aree, e missili balistici e droni Shahed attaccano ogni sera una città diversa, non risparmiando la capitale – tre morti in un attacco nella nottata il 17 e il 18 gennaio – e le città al confine con la Polonia, come gli attacchi a Lviv nella notte tra il 14 e il 15 gennaio scorso, con le allerte che suonavano progressivamente nelle città da est verso ovest.

La tenuta del paese di fronte alle incertezze legate al cambio di presidenza Usa e al futuro degli aiuti militari passa dal fronte interno, su una gestione delle forze dispiegate. Si tenta l’effetto sorpresa con i robot, ma mancano i soldati. Il 14 gennaio in un video un gruppo di militari dell’aeronautica militare ha detto di aver ricevuto l’ordine di trasferire loro tecnici specializzati al fronte come fanteria, denunciando una situazione critica che mette a rischio l’operatività stessa dell’aviazione.

Secondo Ukrainska Pravda l’11 gennaio sarebbe arrivato un ordine di trasferimento per 5.000 tecnici specializzati della Marina. Sul caso sono dovuti intervenire con una smentita pubblica il presidente Zelensky e lo Stato Maggiore della Difesa. Il massiccio impiego di droni e robot al posto dei soldati è al momento soltanto una suggestione. «Se ci basiamo su cosa è disponibile su fonti open source, siamo ancora piuttosto lontani dal combattere guerre senza esseri umani in prima linea», dice da Washington Angelica Evans. «Continueremo quasi certamente a vedere sia l’Occidente che i nostri avversari impiegare e innovare ulteriormente Ugve altri sistemi senza equipaggio nei conflitti futuri», sostiene.

Una immediata conseguenza può essere quella di un congelamento delle linee di attacco. Lo pensa l’ex comandante in capo delle forze armate ucraine Valerii Zaluzhnyi, oggi ambasciatore ucraino in Gran Bretagna. Per lui l’avanzamento tecnologico e la comparsa di robot in battaglia sono tra i fattori che hanno «reso impossibile il movimento delle truppe», ha detto in un’intervista a Ukrainska Pravda.

«Non sapere come combattere contro i robot ha causato uno stallo. Non siamo riusciti ad avanzare contro i russi e loro non sono riusciti ad avanzare contro di noi», ha detto. Uno stallo che si risolverà quando si accumuleranno arsenali tecnologici tali da aprire nuovi scenari operativi. Secondo la sua teoria non succederà prima – almeno – del 2027.

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