In attesa di definire un quadro completo per il 2020, secondo un nuovo rapporto pubblicato oggi a Ginevra l'Unhcr, agenzia Onu per i rifugiati, stima che il numero di persone costrette a fuggire a livello globale abbia superato gli 80 milioni a metà anno. All'inizio di quest'anno, circa 79,5 milioni di persone erano state costrette a lasciare la loro casa a causa di persecuzioni, conflitti e violazioni dei diritti umani. Questo numero comprendeva 45,7 milioni di sfollati interni, 29,6 milioni di rifugiati e altre persone costrette a lasciare il proprio paese e 4,2 milioni di richiedenti asilo. Nel 2020, i conflitti esistenti e nuovi ed il Covid-19 hanno avuto un impatto drammatico sulle loro vite.

Le guerre non si fermano

Nonostante l'appello urgente di marzo del Segretario Generale delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco globale per far fronte alla pandemia, i conflitti e le persecuzioni sono continuati. Le violenze in Siria, Repubblica Democratica del Congo, Mozambico, Somalia e Yemen hanno causato nuove migrazioni forzate nella prima metà del 2020. Nuovi significativi movimenti migratori forzati sono stati registrati anche nella regione del Sahel centrale dell'Africa, dove i civili sono sottoposti a violenze brutali, tra cui stupri ed esecuzioni.

«Il numero di persone costrette a fuggire è raddoppiato nell'ultimo decennio, e la comunità internazionale non riesce a salvaguardare la pace - ha detto Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati – Stiamo sorpassando un'altra triste pietra miliare, ed il numero continuerà a crescere se i leader mondiali non fermeranno le guerre».

Gli effetti del Covid-19

Per le persone costrette a fuggire, il Covid-19 ha rappresentato un'ulteriore crisi di protezione e di sostentamento, oltre a un’emergenza sanitaria pubblica globale. Il virus ha sconvolto ogni aspetto della vita umana e ha gravemente peggiorato le sfide esistenti per le persone costrette a fuggire e per gli apolidi. Alcune delle misure per frenare la diffusione del Covid-19 hanno reso più difficile per i rifugiati raggiungere la sicurezza. Al culmine della prima ondata della pandemia, in aprile, 168 paesi hanno chiuso completamente o parzialmente le loro frontiere, e 90 paesi non hanno fatto alcuna eccezione per le persone in cerca di asilo. Da allora, e con il sostegno e l'esperienza dell'Unhcr, 111 Paesi hanno trovato soluzioni pragmatiche per garantire che il loro sistema di asilo sia pienamente o parzialmente operativo, assicurando al contempo l'adozione delle misure necessarie a contenere la diffusione del virus.

Le domande diminuiscono, ma non i problemi

Nonostante queste soluzioni, le nuove domande d'asilo sono diminuite di un terzo rispetto allo stesso periodo del 2019. Nel frattempo, i fattori alla base dei conflitti a livello globale non sono ancora stati affrontati. Nel 2020 sono state trovate meno soluzioni durature per le persone costrette a fuggire rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti. Solo 822.600 persone sono tornate a casa, la maggior parte dei quali, 635.mila, erano sfollati interni. Con 102.600 rimpatri volontari nella prima metà dell'anno, i ritorni a casa dei rifugiati sono diminuiti del 22 per cento rispetto al 2019.

I trasferimenti per il reinsediamento dei rifugiati sono stati sospesi temporaneamente a causa delle restrizioni dovute al Covid-19 da marzo a giugno. Di conseguenza, secondo le statistiche governative, solo 17.400 rifugiati sono stati reinsediati nei primi sei mesi del 2020, la metà rispetto al 2019. Sebbene il numero effettivo di apolidi rimanga sconosciuto, 79 paesi nel mondo hanno segnalato 4,2 milioni di apolidi sul loro territorio. L'Unhcr pubblica ogni anno a giugno i dati annuali a livello mondiale sulle migrazioni forzate nei suoi rapporti Global Trends. Il rapporto Mid-Year Trends pubblicato oggi è disponibile qui. Le statistiche sulle migrazioni forzate sono disponibili all'indirizzo https://www.unhcr.org/refugee-statistics/.

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