Un dibattito dai toni e modi decisamente più moderati del precedente (ci voleva poco), ma non per questo privo di attacco diretti. Dopo un secondo e ultimo confronto televisivo prima del 3 novembre, Donald Trump e Joe Biden non potrebbero apparire più lontani in termine di visioni per il futuro dell’America.

L’unico sentimento ad accomunarli in questo momento è probabilmente quello di aver fatto un buon lavoro nel rispondere alle domande della giornalista di NBC Kristen Welker nell’arena di un’università di Nashville, in Tennessee. La soddisfazione di Trump è emersa anche nel mezzo del dibattito quando si è complimentato con Welker per il lavoro che stava facendo, dopo giorni in cui le aveva lanciato insulti preventivi dicendo che era “terribile” e accusandola di essere una “democratica radicale”.

Durante il disastroso primo confronto del 29 settembre, moderato da Chris Wallace di Fox News, Trump aveva interrotto l'avversario più di cento volte. Ma in questo caso – forse complice anche un sistema di silenziamento dei microfoni – ha seguito i consigli dei suoi advisors mantenendo un comportamento più civile. 

Memore della strategia che lo ha portato alla vittoria nel 2016, ha più volte insistito sul fatto di essere un outsider della politica. «Non sono un tipico politico, è per questo che sono stato eletto», ha detto. Ha accusato Biden, attivo in politica da quasi mezzo secolo, di essere «solo parole e niente fatti», dicendo che se si è candidato è proprio in reazione a persone come lui. Biden da parte sua ha attaccato il presidente dandogli dell’incompetente e ha giocato la carta dell’empatia rivolgendosi più volte direttamente agli elettori, soprattutto quando si è trattato di parlare delle difficoltà economiche che devono affrontare.

(AP Photo/Patrick Semansky)
(AP Photo/Patrick Semansky)

Il virus sta sparendo o ci aspetta un “inverno buio”?

La prima questione dibattuta è stata ovviamente la pandemia. Mentre Trump ha parlato di un virus che «sta andando via» e di un vaccino che è quasi pronto, Biden ha preannunciato un «inverno buio» e ha detto che Trump non ha un piano per affrontarlo. Per Trump la priorità è riaprire a tutti i costi imparando «a convivere con il virus»: «non possiamo chiuderci in un seminterrato come fa Joe», ha detto. Biden ha ribattuto che al momento stiamo più che altro «imparando a morire con lui».

In generale Biden ha duramente attaccato Trump per la gestione della pandemia, ricordando che non a caso gli stati ancora in grande difficoltà sono gli stati “rossi”, ovvero quelli governati dai repubblicani. Ha inoltre ricordato che Trump sapeva già da gennaio della pericolosità del nuovo coronavirus, ma che lo ha tenuto nascosto agli americani, come ammesso da lui stesso nel corso di un’intervista al giornalista del Watergate, Bob Woodward.

Il suo piano, ha detto stringendo in mano la mascherina indossata anche per entrare in campo, si basa sullo sviluppo di sistemi rapidi ed efficaci per i test e i tracciamenti. Inoltre, ha detto, i locali dovrebbero installare sistemi di protezione, come pannelli di plexiglass tra i tavoli, cosa che Trump non ritiene necessaria e anzi, ritiene che misure simili potrebbero uccidere l’economia di città come New York, che ha già definito una “città fantasma”.

Copertura sanitaria e salario minimo

Copertura sanitaria e salario minimo non sono certo nuovi temi di dibattito, ma a causa della pandemia stanno acquisendo importanza cruciale per un numero sempre maggiore di americani. Biden ha chiarito che non intende creare un sistema di salute pubblico, ma che anzi sostiene le assicurazioni private.

In ogni caso vuole fare in modo che chiunque possa permettersi una copertura sanitaria perché «la salute non è un privilegio, ma un diritto». La sua idea è quella di portare avanti il piano messo in piedi dall’ Affordable Care Act, anche noto come Obamacare, ribattezzandolo come “Bidencare”. Trump da parte sua ha ribadito che vuole smantellare l’Obamacare per fare posto a un “nuovo” e “bellissimo” piano che però in questi quattro anni di presidenza non è neppure riuscito a definire. 

Sul fronte del salario minimo, Biden sostiene che andrebbe alzato a livello federale fino a 15 dollari. Trump, vestendo questa volta i panni da repubblicano ortodosso, si oppone, sostenendo che sarebbe un colpo troppo duro per le piccole imprese. Secondo Trump la decisione sull’aumento o meno dei salari dovrebbe essere lasciata agli stati perché, ha detto, «l’Alabama non è uguale a New York». 

Fronte immigrazione

Uno dei momenti in cui Biden si è mostrato più arrabbiato nei confronti del lavoro svolto da Trump è quando ha parlato, tenendo una delle mani chiusa in un pugno, degli oltre 500 bambini che sono rimasti soli dopo essere stati separati dai loro genitori al confine con il Messico. «È criminale», ha detto, sostenendo invece di essere pronto ad aprire la strada verso la cittadinanza ad 11 milioni di persone attualmente senza documenti.

Trump ha risposto, di fatto, con due menzogne. Ha detto che la sua amministrazione sta lavorando duramente per riunire le famiglie e che i bambini sono in custodia in strutture in cui vengono ben accuditi. In realtà diverse inchieste hanno rivelato che in molti casi i bambini sono tenuti in celle senza ricevere neppure un adeguato trattamento sanitario. 

È scontro anche sul razzismo tra i candidati alle presidenziali Usa. Trump durante il dibattito a Nashville si dichiara "la persona meno razzista in questa stanza". Pronta la risposta dello sfidante Biden: "Questo Abraham Lincoln qui è uno dei presidenti più razzisti che abbiamo avuto nella storia moderna. Versa benzina su ogni singolo fuoco razzista".

Razzismo e incarcerazione di massa

Welker, la seconda donna nera a condurre un dibattito presidenziale, ha portato in campo anche la questione del razzismo, quest’anno resa ancora più urgente per la ribellione messa in atto dal movimento Black Lives Matter. 

Mentre Biden ha definito l’avversario il presidente «più razzista che abbiamo mai avuto», Trump ha ribadito che nessuno prima di lui aveva fatto così tanto per la comunità afroamericana dai tempi di Abraham Lincoln che aprì la strada all’abolizione della schiavitù. Evidentemente Trump si è dimenticato quantomeno di Lyndon B. Johnson, che negli anni sessanta ha guidato l’approvazione di leggi contro la discriminazione e per il diritto al voto. 

Trump da parte sua ha accusato Biden di non aver fatto per la comunità nera nulla se non il cosiddetto Crime Bill, una legge del 1994 che Biden – al tempo senatore – aveva contribuito a scrivere e che ha incrementato l’incarcerazione di massa. Chiamato a rispondere anche da Welker, il candidato democratico ha detto che quella legge è stata «un errore» e che come presidente si impegnerà a diminuire le incarcerazioni per questioni come il possesso di droga. «Nessuno dovrebbe finire in prigione per problemi di droga», ha detto, aggiungendo che piuttosto bisognerebbe pensare a programmi per la riabilitazione. 

(AP)

Il cambiamento climatico

La scontro sul cambiamento climatico è stato senza sorprese, se non per un paio di dichiarazioni di Trump che sono suonate quasi come delle battute. Oltre ad aver ribadito la sua opposizione sull’accordo sul clima di Parigi dal quale ha già avviato il ritiro degli USA, Trump ha difeso l’industria del petrolio e attaccato quella delle energie rinnovabili, su cui invece vuole puntare Biden.

Tra le motivazioni per cui non appoggia l’energia eolica ha nominato la morte degli uccelli nelle turbine, preoccupazione sollevata da molti animalisti ma non molto credibile se pronunciata da un presidente che ha sempre dimostrato di voler favorire la crescita di certi settori dell'economia a discapito dell’ambiente. Inoltre ha accusato Biden di voler realizzare i piani del Green New Deal che prevederebbero – cosa non vera – l’abbattimento degli edifici esistenti e la loro ricostruzione con finestre più piccole al fine di garantire l’efficienza energetica.

Biden da parte sua ha ripetuto che altri quattro anni con Trump provocherebbero seri problemi all’ambiente. Ha detto che il suo piano per le energie rinnovabili prevede anche la creazione di nuovi posti di lavoro e – incalzato da Trump che lo accusava di voler abbattere l’industria dell’oro nero – ha ammesso di voler guidare una transizione dal petrolio a forme di produzione energetica più sostenibili, innanzitutto bloccando i sussidi al settore dei combustibili fossili.

(AP)

Tasse e affari con l’estero

Infine sono stati ovviamente anche toccate le questioni più controverse: la dichiarazione dei redditi di Trump e le accuse rivolte al figlio di Biden, Hunter. 

Sul fronte fiscale Trump ha detto di aver parlato con i suoi commercialisti e ha promesso che presto renderà pubblica la sua dichiarazione dei redditi, cosa che dice da tempo ma che non ha mai fatto. Difendendosi a proposito dell’inchiesta del New York Times secondo la quale nel 2016 e 2017 avrebbe pagato solo 750 dollari di tasse, Trump ha detto che quei numeri non contano perché, come gli hanno confermato i suoi collaboratori, aveva già «prepagato decine di milioni di dollari». Inoltre ha sminuito il fatto di avere dei conti in Cina – per i quali sembra abbia pagato molte più tasse che negli Stati Uniti – dicendo che li aveva aperti prima di candidarsi alla presidenza. 

Biden è invece stato chiamato a rispondere – con una domanda diretta da parte di Welker – alle accuse mosse da alcune testate pro Trump nei confronti del figlio Hunter. Secondo quanto risulterebbe dai documenti rinvenuti in un computer abbandonato in un centro riparazioni del Delaware, Hunter avrebbe infatti usato il potere del padre quando era vicepresidente per i suoi affari con un’azienda Ucraina.

Biden ha negato tutto. Il fatto che Welker gli ponesse una domanda sulla questione non era per nulla scontato, considerando che le testate più progressiste hanno quasi del tutto ignorato la notizia. Tuttavia è stata una mossa che paradossalmente può aver aiutato Biden: Trump aveva minacciato che avrebbe sollevato la questione lui stesso, se non l’avesse fatto lei. 

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