Samuel Little, un ex pugile, considerato il serial killer che ha fatto più vittime nella storia degli Stati Uniti, è morto in carcere mercoledì 30 dicembre. Aveva quasi 80 anni. Aveva confessato, solo da pochi anni, di avere commesso 93 omicidi, dal 1970 al 2005. Almeno 50 sono stati verificati dall’Fbi.

La sua caratteristica era di scegliere vittime ai margini della società, soprattutto giovani donne di colore, senza alcun legame familiare. Prostitute, tossicodipendenti, poveri. Così gli omicidi avevano poca attenzione mediatica, erano attribuiti a condizioni di degrado. E non si pensava a un legame fra loro.

Lucida follia

Secondo Christie Palazzolo, criminologa dell’Fbi citata dal New York Times, «per molti anni Samuel Little ha creduto che non sarebbe mai stato incolpato dei suoi omicidi». In genere uccideva le sue vittime soffocandole, dopo averle incontrate per caso. Una è stata affogata. Molte di queste morti erano archiviate in fretta, come causate da overdose, senza troppe indagini.

Poco più di un anno fa, l’Fbi ha diffuso su YouTube alcuni video, in cui Samuel Little racconta i suoi omicidi nei dettagli. L’intento era di riuscire a identificare alcune vittime ancora senza nome. Durante alcuni di questi racconti, sembra emozionarsi, come accade quando si racconta un bel ricordo del passato.

Vita criminale

Secondo l’Associated press, Samuel Little aveva il diabete, problemi cardiaci e altri problemi di salute. È morto in un ospedale della California. Non aveva segni di violenza. Le cause della sua morte potrebbero dunque essere naturali, ma per la conferma si attendono le analisi del medico legale.

Ha vissuto tutta la vita fuori e dentro le carceri, accusato di vari reati, come la guida in stato di ebbrezza, piccole truffe, spaccio e qualche rapina. A metà degli anni Ottanta è accusato di un omicidio. Ma non ci sono abbastanza prove. Lui nega tutto, viene scarcerato e torna a uccidere.

La confessione

Passano gli anni e le tecniche investigative fanno passi in avanti. Grazie al test del dna, nel 2012 – dopo l’ennesimo arresto per droga – è collegato ad alcuni omicidi irrisolti. Solo nel 2018 inizia a confessare ogni cosa: più di 700 ore di interrogatori, durante i quali racconta i 93 omicidi nei dettagli. Si mette a disegnare, mostra i volti delle vittime e racconta i dettagli di come si è disfatto dei loro cadaveri.

In un’intervista alla Cbs dice di avere un’ultima speranza. Con le sue confessioni spera di permettere la scarcerazione di qualche innocente, ingiustamente in carcere: «Dico che, se posso far uscire qualcuno di prigione, sai… allora Dio forse potrebbe sorridermi un po’ di più».

(Foto: California Department of Corrections and Rehabilitation)

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