Mentre si parla di un possibile intervento di mediazione della Cina di Xi Jinping sempre più preoccupata che lo scontro con Mosca possa danneggiare anche i rapporti tra occidente e Pechino, la delegazione ucraina è attesa per un nuovo round negoziale con la controparte russa che si svolgerà domani al confine tra Bielorussia e Polonia.

Nei negoziati con Kiev, Mosca discuterà anche l’ipotesi di un cessate il fuoco. Lo ha sottolineato il capo negoziatore russo, Vladimir Medinsky. Una sincera volontà di sospendere le ostilità o siamo di fronte a una mossa tattica per indebolire la posizione ucraina e consentire ai russi di continuare con la loro aggressione che al momento ha dovuto fare i conti con un’inaspettata resistenza sul campo? Difficile dirlo.

«La Russia è pronta a esaminare la questione delle garanzie di sicurezza durante il secondo round di colloqui con l’Ucraina», ha detto il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, citato dall’agenzia di stampa Tass, rispetto alla richiesta presentata il primo marzo dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Garanzie che ovviamente implicano la fine della sovranità statuale dell’Ucraina e che difficilmente potranno essere accettate da Kiev. Ci sono indiscrezioni non confermate che i servizi segreti russi abbiano preparato un falso video di Zelensky che annuncia la resa da far girare sui social nel momento dell’attacco finale alla capitale Kiev. Ma finora è stato proprio Zelensky a vincere sul campo della battaglia social.

La foresta della fine

Il secondo incontro negoziale tra ucraini e russi si svolgerà nella più antica riserva naturale d’Europa, Belovezhskaya Pushcha. Perché quel luogo? La foresta è la stessa dove nel 1991 sono stati firmati gli accordi di Belovezh, il trattato, noto anche come Accordo di Minsk, che ha portato alla fine dell’Unione sovietica.

Lo hanno firmato l’8 dicembre 1991 il presidente russo Boris Eltsin, quello ucraino Leonid Kravchuk e il presidente del Soviet supremo della Bielorussia Stanislav Shushkevich in una dacia appena fuori Brest, in territorio bielorusso ma al confine con la Polonia, non lontano dal confine ucraino.

La richiesta russa di incontrarsi in questo luogo simbolo della fine dell’Unione sovietica getta un’ombra nera sui negoziati perché assomiglia a quella di Adolf Hitler che il 22 giugno 1940 aveva chiesto al generale francese Philippe Pétain di firmare la resa della Francia nello stesso vagone ferroviario dove i tedeschi, nel 1918, avevano capitolato nella Prima guerra mondiale. Putin, nel suo tentativo di rimettere indietro l’orologio della storia, potrebbe aver scelto quel luogo simbolo per cancellare la fine dell’Unione sovietica.   

Nelle città ucraine intanto l’esercito dei volontari armati di armi leggere e bombe molotov costruite nei giorni scorsi continua a combattere. Ma c’è il timore che l’ingresso delle truppe russe nei vari centri urbani sotto assedio, se non interviene un’apertura nei negoziati, possa trasformarsi in una carneficina.

Intanto il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha riferito di aver avuto una «telefonata produttiva» con il segretario di Stato americano, Antony Blinken, su «ulteriori sanzioni alla Russia fino a quando non fermerà la sua guerra contro l’Ucraina e non ritirerà le sue forze».

Lavrov e la guerra mondiale

Intervistato da al Jazeera il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, che negli ultimi giorni sembrava essere stato messo in disparte da Putin perché considerato troppo dialogante con i “nemici”, ha detto che «non dovrebbe scoppiare una guerra mondiale perché sarà nucleare e non ci sarà nessun vincitore».

«I presidenti Joe Biden e Vladimir Putin – ha sottolineato il capo della diplomazia russa – hanno confermato quanto detto negli anni Ottanta che nessun vincitore uscirà da guerra nucleare è quindi non dovrebbe scoppiare». I confini con l’Ucraina devono essere «conformi a limitazioni, inclusa l’assenza di armi che minaccino la sicurezza della Russia», ha ribadito Lavrov, una vecchia volpe della diplomazia dai tempi dell’Unione sovietica che sa usare i toni della disinformazja per spaventare l’avversario.

Biden alza il tiro

Durante il suo discorso sullo Stato dell’Unione, però, il presidente americano Biden ha parlato di Ucraina ed è stato particolarmente duro con il presidente russo. Biden ha definito «premeditato» l’invasione dell’esercito russo e ha riaffermato l’impegno a difendere «ogni centimetro» del territorio Nato.

Oltre a rendere onore al popolo ucraino e presidente Zelensky, Biden ha accusato Putin di aver «sbagliato di brutto» i calcoli. Quindi ha sottolineato l’unità degli alleati occidentali e avvertito il presidente russo che «ora è isolato dal mondo più che mai». Infine ha ribadito di aver formato una task force per dare la caccia agli oligarchi russi che hanno commesso crimini, complici di un «regime violento».

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