Una “green zone”, zona verde. È con un riferimento alle zone di guerra che è stato soprannominato ieri il cuore di Washington, blindato e presidiato da decine di migliaia di agenti e soldati. Sebbene gli esperti della sicurezza non avessero rilevato segnali preoccupanti a proposito di possibili attacchi da parte di gruppi organizzati durante la cerimonia di inaugurazione di Joe Biden, restava - e resta tuttora, non solo a Washington - il timore di un’azione violenta da parte di un “lupo solitario”.

D’altronde la ferita inflitta il 6 gennaio dai sostenitori dell’ormai ex presidente Donald Trump è ancora più che mai aperta. Lo ha sottolineato la senatrice democratica Amy Klobuchar, facendo notare come sulle colonne di marmo di Capitol Hill ci fossero ancora tracce di spray lasciate dagli assalitori.

Donald Trump è il primo presidente a subire un procedimento di impeachment per due volte, il terzo a subirne almeno uno. Il quarto della storia, e il primo da oltre 150 anni, a non presenziare alla cerimonia di inaugurazione del suo successore (tuttavia, come altri in precedenza, ha lasciato una nota scritta nello Studio Ovale). In questo contesto, segnato appunto da primati e remoti paralleli, il suo ultimo discorso da presidente è suonato quasi “normale”.

Tuttavia, l’aspetto più interessante riguarda affermazioni che ad alcuni sono suonate come una promessa, ad altri come una minaccia. «Il movimento a cui abbiamo dato inizio è appena cominciato», ha detto Trump martedì sera, definendosi anche come il primo vero outsider della politica americana a essere stato eletto presidente. E mercoledì mattina, prima di salire sull’aereo per la Florida, ha salutato la piccola folla di familiari e sostenitori dicendo: «Torneremo, in una qualche forma».

Mentre alcuni membri del Partito repubblicano stanno studiando il modo di prendere le distanze da lui senza perdere il sostegno del suo elettorato, Trump potrebbe avere in pentola già altri progetti. Stando ad alcune indiscrezioni pubblicate dal Wall Street Journal, ma non confermate ufficialmente in alcun modo, Trump starebbe pensando a fondare un nuovo partito e avrebbe in mente anche un nome, Patriot Party.

Secondo alcuni commentatori, se questa voce fosse fondata, darebbe un valore ancora più forte alla scelta di graziare, nelle ultime ore della sua presidenza, Steve Bannon, lo stratega che lo ha condotto alla vittoria nel 2016.

Bannon era infatti stato arrestato lo scorso agosto con l’accusa di truffa nell’ambito di una campagna di raccolta fondi per la costruzione di una porzione di muro tra Messico e Stati Uniti. Trump, che aveva rotto con Bannon già da tempo, aveva preso le distanze dall’iniziativa. Tuttavia Bannon, fuori dal carcere su cauzione, negli ultimi mesi è tornato nell’orbita di Trump: lo aveva difeso nel corso del primo impeachment e ha parlato più volte a suo sostegno.

Mentre l’amministrazione di Biden prende il controllo impostando toni rassicuranti e lanciando un messaggio di unità, il rapporto tra Trump, la sua base e il Partito repubblicano resta una delle questioni più destabilizzanti da seguire.

Innanzitutto bisognerà capire se al termine del processo di impeachment in Senato ci sarà un numero sufficiente di repubblicani convinti che votare per la sua condanna sia la scelta più giusta per il paese e per il partito. In quel caso Trump potrebbe anche essere squalificato dalla vita politica.

Se invece dovesse scamparla, o comunque non ricevere il divieto di ricoprire cariche ufficiali, potrebbe davvero decidere di fondare un movimento indipendente e magari ripresentarsi nel 2024. La storia ci insegna che i terzi partiti negli Stati Uniti non vanno molto lontano. Ma ultimamente ci ha anche ricordato che è piena di eccezioni.

 

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