Un gruppo di jihadisti dell’Iswap, un costola dell’organizzazione terroristica di Boko Haram dell’Africa occidentale, ha attaccato contemporaneamente una base delle Nazioni Unite e un campo militare a Dikwa, nel nord-est della Nigeria. 

Fonti umanitarie hanno riferito che i jihadisti hanno fatto irruzione in un bunker in cui si erano rifugiati 25 operatori umanitari. «La base è stata incendiata ma finora nessun dipendente è stato colpito». Le fonti hanno poi riferito che la città di Marte, a 40 chilometri di distanza, ha inviato un gruppo di militari a Dikwa per fermare i terroristi: due caccia e un elicottero da combattimento «forniscono supporto aereo per respingere i jihadisti e allontanarli dalla base umanitaria».

Venerdì 26 febbraio, i terroristi dell’Iswap avevano invaso Dikwa, arrivando su dei camion, muniti da mitragliatrici e facendo fuggire i residenti della città. Dikwa, a 90 chilometri dalla capitale dello stato del Borno Maiduguri, ospita più di 130mila persone, tra cui 75mila che erano già fuggite da altre parti della regione e che avevano trovato rifugio in diversi campi affidati agli aiuti di emergenza delle agenzie umanitarie.

Già il primo marzo di tre anni fa, nel 2018, i terroristi dell'Iswap in un'azione simile attaccarono un hub umanitario dell’Onu nella città nigeriana di Rann, al confine con il Camerun, uccidendo tre operatori umanitari e rapendo una lavoratrice.

L’ISWAP

L'Islamic State in West African Province (Stato Islamico dell’Africa Occidentale), affiliato all'Isis, si è separato da Boko Haram nel 2016 e da allora è diventato la più grande minaccia jihadista in Nigeria. 

Il gruppo terroristico ha la sua base originaria sulle rive e sulle isole del lago Ciad, da cui conduce una vera e propria guerriglia nella Nigeria nord-orientale e altrove. La strategia seguita dall’Iswap è quella di colmare una serie di lacune presenti nella governance e nella fornitura di servizi, in modo da conquistare il sostegno dei civili locali di cui invece Boko Haram non ha mai goduto. In questo modo i jihadisti sono riusciti a trasformare le comunità trascurate delle zone e delle isole del lago Ciad in una fonte di sostegno economico, stabilendo un legame ben saldo con diverse comunità locali, nonostante i metodi violenti e coercitivi utilizzati dai combattenti nigeriani.

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