Il welfare, e il sistema pensionistico in particolare, rappresenta la capacità di un sistema di costruire una concreta solidarietà intergenerazionale, per questo va salvaguardato e reso sostenibile; per farlo è necessario combattere il lavoro nero e la precarietà prolungata che generano ingiustizie e limitano l’accesso a diritti fondamentali, al contrario va garantito un lavoro dignitoso per tutti. Ancora, è urgente dare la cittadinanza italiana ai tanti lavoratori stranieri che contribuiscono ad alimentare il sistema pensionistico.

Sono alcuni dei principi espressi dal papa nel corso dell’udienza svoltosi lunedì mattina in Vaticano con il personale dell’Inps. Francesco è dunque tornato in piena attività dopo la breve parentesi del ricovero improvviso al policlinico Gemelli. Fra l’altro l’intervento del papa sui temi sociali inserisce in un più ampio ventaglio di proposte e preoccupazioni espresse dalla chiesa italiana in questi giorni. La Caritas, infatti, ha presentato una proposta di riforma del reddito di cittadinanza che andrebbe a razionalizzare le misure di contrasto alla povertà.

La Cei, inoltre, ha lanciato, attraverso il card. Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena, la proposta di convocare gli stati generali dell’immigrazione. il cardinale, nel corso di un incontro svoltosi a nella città toscana alla presenza del capo della Cei, il card. Matteo Zuppi, ha messo in luce come il problema migratorio sia strutturale e mondiale. «E dovremo essere capaci - ha detto - di affrontarlo non come se fosse un’emergenza e cioè ogni volta che affonda qualche barca e che muoiono purtroppo i bambini. Sulla criticità dei migranti vedo un’Europa disgregata e incapace di fare un cammino unico».  

I politici e il criterio della fraternità

Il Papa, ha incontrato dirigenti e dipendenti dell’Inps in occasione dei 125 anni della fondazione e ha annoverato l’istituto fra le grandi realtà originali sociali del nostro Paese, come gli oratori e il volontariato. Tuttavia Francesco, ha rilevato come la società odierna sembra aver perso la capacità di guardare al futuro. «Segni preoccupanti in tal senso – ha detto - sono la crisi ecologica e il debito pubblico che viene caricato sulle spalle dei figli e dei nipoti. Pensare che in alcuni Paesi i nipoti nasceranno con un debito pubblico terribile! La scelta della sostenibilità, invece, risponde al principio per cui è ingiusto affidare ai giovani pesi irreversibili e troppo gravosi».

«In sostanza – ha aggiunto - un forte legame tra le generazioni è il presupposto perché la previdenza funzioni». Importante poi la sottolineatura del ruolo dei lavoratori immigrati: «Non va dimenticato che al sistema pensionistico contribuiscono anche lavoratori stranieri che non hanno ancora la cittadinanza italiana. Sarebbe un buon segno poter esprimere loro la gratitudine per quello che fanno». In generale, ha affermato Francesco, «abbiamo bisogno di politici saggi, guidati dal criterio della fraternità e che sanno fare discernimento tra stagione e stagione, evitando di sprecare le risorse quando ci sono e di lasciare le future generazioni in grave difficoltà».

Il pontefice ha poi rivolto tre appelli rivolti alla società civile come al mondo della politica: «Il primo appello – ha detto - è un no al lavoro nero. Il lavoro nero falsa il mercato del lavoro ed espone i lavoratori a forme di sfruttamento e di ingiustizia. Il secondo appello è un no all’abuso del lavoro precario, che ha un impatto sulle scelte di vita dei giovani e talora costringe a lavorare anche quando le forze vengono meno. La precarietà dev’essere transitoria, non può protrarsi in eccesso». Il terzo richiamo è stato invece in favore di un lavoro dignitoso, tale da permettere a ogni lavoratore di poter accedere al sistema pensionistico e all’assistenza sanitaria.

Correggere il reddito di cittadinanza

La Caritas, da parte sua, ha presentato al governo una proposta di revisione del Reddito di cittadinanza che prevede «l’introduzione di due misure, tra loro complementari: l’Assegno sociale per il lavoro, e il Reddito di protezione.  La prima si rivolge alle persone in difficoltà economica senza lavoro da un determinato periodo di tempo (occupabili) e prive di sostegni pubblici per la disoccupazione e ha come obiettivo il reinserimento lavorativo.

La seconda è destinata, invece, alle famiglie in povertà». Si tratta, insomma, di correggere alcuni vizi del Reddito di cittadinanza che faceva confusione fra politiche di assistenza agli indigenti e inserimento nel mondo del lavoro.

È necessario, secondo l’organismo pastorale della Cei, «partire dai poveri, ovvero puntare a raggiungere tutti coloro che si trovano nelle peggiori condizioni e non sono stati raggiunti dalle misure nazionali in questi anni o non hanno ricevuto un supporto adeguato alla loro situazione di bisogno; considerare le misure di contrasto alla povertà nelle due componenti inscindibili fra loro: il contributo economico e i servizi alle persone».

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