Trump, Kennedy e la (pericolosa) fake news sull’autismo

Nessun legame tra paracetamolo in gravidanza e autismo nella prole. Questo è il risultato a cui arriva una revisione sistematica di circa quaranta studi, pubblicata sul British Medical Journal e che di fatto dà una risposta scientifica e documentata alle dichiarazioni del presidente Trump dello scorso settembre. «Non prendete il Tylenol (il farmaco americano più comune a base di paracetamolo, ndr)», ha detto il tycoon alle donne incinte, «Combattete come non mai per non prenderlo». Nella conferenza di settembre alla Casa Bianca, intitolata “Trovare la causa dell’autismo”, Trump ha associato l’esposizione prenatale al Tylenol a un rischio molto alto di aumento di autismo, contraddicendo decenni di studi sull’argomento. Nella revisione sul British Medical Journal i ricercatori hanno raccolto le evidenze di questi studi scientifici già pubblicati sul tema e hanno concluso che qualsiasi apparente collegamento tra paracetamolo in gravidanza e autismo nei figli è probabilmente spiegato dalla genetica familiare e da altri fattori. Anche le agenzie sanitarie di regolamentazione e gli organismi di esperti, come la Medicines and Healthcare Products Regulatory Agency del Regno Unito, l’Agenzia europea per i medicinali e l’Australian Therapeutic Goods Administration, hanno risposto rassicurando sull’uso di paracetamolo in gravidanza. Il pericolo delle parole di Kennedy sull’autismo: l’unica risposta è sociale e collettiva Lo studio pubblicato lo scorso anno su Jama è tra i più recenti ad aver indagato questo aspetto. I ricercatori hanno seguito 2,5 milioni di bambini in Svezia, nati tra il 1995 e il 2019. Hanno utilizzato controlli tra fratelli per tenere conto di fattori confondenti genetici e ambientali e non hanno riscontrato alcun aumento del rischio di autismo, Adhd o disabilità intellettive nei figli di donne che avevano assunto paracetamolo durante la gravidanza concludendo che non c’è alcuna associazione causale. Dopo le dichiarazioni di Trump, Jama è tornato ad intervistare uno degli autori di questa ricerca, Brian Lee, professore di epidemiologia alla Drexel University: «Non affermerò che il nostro studio sia perfetto – ha detto Lee – ma certamente aggiunge una solida base di prove per dissipare qualsiasi preoccupazione». Dello stesso avviso è l’Oms, che dopo le esternazioni del tycoon ha pubblicato una nota: «L’Organizzazione mondiale della sanità sottolinea che attualmente non esistono prove scientifiche conclusive che confermino un possibile legame tra l’autismo e l’uso di paracetamolo durante la gravidanza». Tuttavia a Trump non sembrano interessare le evidenze scientifiche ma il consenso popolare che la politica – non solo americana – ha affamato con l’individuazione di un colpevole, non certo con la condivisione di risultati su metodi e processi complessi che richiedono tempo e finanziamenti. La comunità scientifica internazionale, a proposito dell’origine dell’autismo preferisce parlare di fattori di rischio individuabili in una predisposizione genetica unita a condizioni ambientali. Tradotto: non ci sono cause certe (al massimo si potrebbe parlare di concause) riconducibili all’autismo e all’aumento dei casi. È proprio per questo aumento dei casi che Trump aveva espresso la sua volontà di combattere quella che lui chiama «la crisi dell’autismo». Tra scienza e ideologia, sui vaccini non si può discutere senza dati Il 16 aprile, il segretario alla Salute Robert Kennedy Jr aveva tenuto una conferenza stampa sull’aumento dei numeri sull’autismo negli Stati Uniti: si è passati da un caso su 150 bambini nel 2000 a uno su 31 nel 2022. Aveva parlato di epidemia di autismo (come se l’autismo fosse una malattia) promettendo di trovare le cause entro cinque mesi. Cause che a settembre sono state identificate prima nei vaccini e poi nel paracetamolo. I casi di autismo però sono aumentati perché sono cambiati i criteri diagnostici. Nel 2013, con l’introduzione del Dsm-5 (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), la sindrome di Asperger, che identificava una forma di sviluppo atipica caratterizzata, tra le altre cose, da persistenti difficoltà relazionali, comportamenti ripetitivi e stereotipati e interessi ristretti e assorbenti, ha smesso di costituire diagnosi a sé facendo confluire quei soggetti nell’ampia e vasta categoria che oggi chiamiamo spettro autistico. Ed ecco che i numeri lievitano. Tra questi vanno considerate anche le persone autistiche diagnosticate da adulte e la crescente consapevolezza in chi cerca in una diagnosi tardiva una risposta alla propria condizione. L’autismo è un mondo complesso, ancora da studiare e da far conoscere. E le persone autistiche più che trovare un colpevole per la loro condizione vorrebbero una politica che consenta loro di essere cittadini al pari degli altri. Pretendono diritti che vengono negati: interventi psicoeducativi gratuiti, copertura totale con educatori qualificati nelle scuole e nelle attività del tempo libero, supporto alle famiglie, accompagnamento nelle autonomie, percorsi di inserimento lavorativo e di valorizzazione professionale, città progettate anche sulle loro esigenze, luoghi di lavoro con spazi e tempi di decompressione e l’elenco potrebbe continuare. Le persone autistiche hanno diritto a un progetto sociale e sanitario. Trump lo sa. Per questo preferisce governare con il terrore di un farmaco assunto dalle donne incinte per abbassare la febbre. «Robert Kennedy jr è una minaccia alla medicina e alla scienza». Parola di Premio Nobel