Il caso Becciu si arricchisce di un nuovo capitolo. Dopo la richiesta di assistenza giudiziaria giunta dal Promotore di Giustizia del Vaticano, il pm della procura di Roma, Maria Teresa Gerace, ha disposto perquisizioni in Sardegna presso le sedi legali, amministrative ed operative della Spes, cooperativa sociale legalmente rappresentata da Antonino Becciu, fratello del cardinale Giovanni Angelo Becciu. Su quest’ultimo pende un procedimento penale vaticano «per più ipotesi di peculato, commesse in qualità di pubblico ufficiale vaticano, attraverso il trasferimento di fondi pubblici vaticani alla cooperativa sociale a responsabilità limitata Spes». Perquisizioni sono state disposte anche presso la Diocesi e la Caritas diocesana di Ozieri (Ss). La Guardia di Finanza ha segnalato operazioni sospette relative ai passaggi di denaro.

La notizia delle perquisizioni nella cooperativa del fratello del cardinale, al cento in questi ultimi mesi della cronaca giudiziaria, arriva il  rapporto Moneyval, l’organo di controllo permanente del Consiglio d’Europa di cui il Vaticano fa parte dal 2011 che per due anni dal 2019 ha studiato l’azione di contrasto del Vaticano e ha valutato l’efficacia dello stato retto da Papa Francesco nella lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo. 

Il rapporto evidenzia numerose criticità. A partire dal contrasto al riciclaggio. L’Ufficio per l’Informazione Finanziaria della Santa sede, che opera contro il riciclaggio ha pochi impiegati e senza esperienza, inoltre per lungo tempo non ha considerato che le frodi venissero messe in atto da cardinali, vescovi e residenti del Vaticano. 

Gli insider

I valutatori europei hanno avvertito che in precedenza il principale rischio sembrava derivare dal riciclaggio dei proventi di crimini di natura fiscale commessi all’estero da non residenti, ma i casi che hanno ricevuto «un’ampia copertura mediatica» – primi tra tutti quelli che hanno riguardato i fratelli Becciu e raccontati da Domani – hanno sollevato l’attenzione sul potenziale abuso del sistema da parte di figure di medio e alto livello (insider, come vengono definiti nel rapporto) per benefici personali o di altro tipo (appropriazione indebita, frode e abuso d’ufficio) e riciclaggio.

Dal 2014, riconosce il rapporto, le attività che hanno portato a indagare su questi casi sono state scoperte dalle autorità vaticane e che le politiche e le attività hanno tenuto conto anche dei rischi derivanti dagli insider, ma queste minacce interne non sono state affrontate nella valutazione generale dei rischi e potrebbero non esserlo state a livello di sistema.

La disorganizzazione dell’Ufficio

Il ruolo centrale svolto dalla Uif, si legge ancora, mette a dura prova le sue già limitate risorse e, talvolta, la distoglie dallo svolgimento delle sue funzioni principali. Il Vaticano inoltre ha deciso di modificare sostanzialmente l’ufficio.

Il turnover del personale nel periodo di valutazione è stato particolarmente elevato e il completo e rapido cambiamento del personale nell’ultimo anno ha creato un rischio reale che la Uif possa soffrire di una perdita di memoria istituzionale, accentuato dall’assenza di un manuale operativo per guidare gli analisti nell’analisi operativa. Inoltre, l’esperienza in di intelligence finanziaria del nuovo personale, prima di entrare nella Uif, è molto limitata. All’inesperienza e alle scarse risorse si somma la mole di lavoro: la Uif, si legge, ha un numero significativo di arretrati al 2020, alcuni risalenti al 2014.

Per il Vaticano tutto bene

Nel complesso, i valutatori hanno dato alla Santa Sede voti nella media, riscontrando la comprensione dei rischi in materia di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo è conforme alla maggior parte degli standard. La Santa sede ha preso provvedimenti per migliorare le sue leggi e ha raggiunto livelli efficaci di cooperazione internazionale.

Ma un conto sono le leggi, un altro le pene. Negli otto anni trascorsi dall'ultima valutazione, nota il rapporto, sono state ottenute due condanne. Entrambe le condanne erano per autoriciclaggio. Le sentenze in entrambi i casi sono state inferiori alla pena minima prevista dalla legge. Inoltre non c'è ancora nessuna condanna per riciclaggio da parte di terzi.

Nonostante le chiare disposizioni della legislazione, la riluttanza, almeno fino a poco tempo fa, ad avviare procedimenti per riciclaggio in assenza di una condanna per il reato di base sembra essere stato un fattore che ha contribuito al numero ridotto e alla lunga durata delle indagini.

Su ciascun punto di valutazione dell’efficacia che vanno dalla prevenzione al perseguimento dei trasgressori, Moneyval esprime un giudizio articolato su quattro livelli: efficacia “bassa”, “moderata”, “sostanziale” o “elevata”.  Il capo dell'autorità vaticana dell’intelligence finanziaria, Carmelo Barbagallo, in un’intervista a Vatican News si è detto soddisfatto: «Direi che è andata bene» perché «la giurisdizione vaticana ha ottenuto ben cinque giudizi di efficacia “sostanziale” e sei di efficacia “moderata”; in nessun caso è stato espresso un giudizio di efficacia “bassa”».

Il sistema giudiziario tuttavia è tra quelli che risultano di efficacia «moderata», ma Barbagallo ha replicato: «Nell’ambito dei Paesi sottoposti all’ultimo round di valutazione da parte della sola Moneyval, nessuno ha ottenuto giudizi migliori».

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