La Commissione ha approvato il RePowerEu per staccarsi dalla dipendenza dal gas russo, si va così verso una piattaforma di acquisto comune di gas e all’innalzamento degli obiettivi di consumo di energie rinnovabili entro il 2030 per diventare indipendenti da Vladimir Putin il prima possibile.

Lo ha annunciato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen: «Sappiamo che quando l'Europa agisce in maniera compatta ha più potere. I 27 leader di governo dell'Ue hanno deciso di istituire una piattaforma per l'acquisto congiunto di gas, Gnl e idrogeno». Come anticipato da Domani, ci sarà anche una strstegia energetica internazionale, chiamata «External Energy Strategy». Parte del piano REPowerEU insieme al meccanismo di appalto congiunto per una «sensibilizzazione comune ai paesi fornitori».

In questo modo ha detto la presidente «possiamo garantire le importazioni di energia di cui abbiamo bisogno senza concorrenza tra i nostri Stati membri». 

La piattaforma gas

Fino ad aprile scorso la Commissione pensava a degli acquisti condivisi su base volontaria, adesso si lavora ad altro. Come passo successivo, e «replicando l'ambizione del programma comune di acquisto di vaccini», la Commissione valuterà lo sviluppo di un «meccanismo di acquisto congiunto» che negozierà e contrarrà gli acquisti di gas per conto degli stati membri partecipanti. Arriveranno anche misure legislative per richiedere la diversificazione dell'approvvigionamento di gas da parte degli Stati membri «nel tempo». Misure che gioco forza riguarderanno in primo luogo l’Italia, visto che attualmente è fortemente dipendente da Mosca.

Gli obiettivi climatici

Per diventare indipendenti il prima possibile dalla Russia ci sarà anche un’attenzione sull’efficienza energetica. Il risparmio energetico ha sottolineato la presiente  è «la soluzione più economica». Ma serviranno anche tutte le altre che secondo l’Europa costeranno 300 miliardi. La Commissione oltre a investire sulla diversificazione dell’approvvigionamento gas propone di innalzare l’obiettivo di consumo di energie rinnovabili al 2030 al 45 per cento del mix.

Per arrivarci la commissione propone una strategia per il solare, un obbligo di installazione graduale di pannelli fotovoltaici sui tetti pubblici e commerciali entro il 2025 e anche l’incremento delle pompe di calore, una strategia per il biometano e concludendo con una semplificazione di tipo normativo per le installazioni.

I finanziamenti

I 300 miliardi che serviranno per arrivare all’obiettivo saranno varie voci. Nello specifico ha detto la presidente si tratterà di 75 miliardi di sovvenzioni e 225 di prestiti. Inoltre 10 miliardi serviranno per finanziare gli acquisti di Lng e 2 miliardi per le infrastrutture petrolifere. Per finanziare le misure verranno riorganizzati i Piani nazionali di ripresa e resilienza.

Per sostenere REPowerEU, 225 miliardi di euro sono già disponibili in prestiti nell'ambito della RRF (alimentati dal Recovery and Resiliency Facility). La Commissione si propone di aumentare la dotazione finanziaria dedicata ai piani nazionali di ripresa e resilienza  con 20 miliardi di euro provenienti dal sistema di scambio di quote di emissione dell'UE attualmente detenute nella riserva di stabilità del mercato e da mettere all'asta in modo da non creare perturbazioni di mercato.

Nell'ambito dell'attuale Quadro finanziario pluriennale, la politica di coesione sosterrà già progetti di decarbonizzazione e transizione verde fino a 100 miliardi di euro investendo in energie rinnovabili, idrogeno e infrastrutture. Ulteriori 26,9 miliardi di euro dai fondi di coesione potrebbero essere resi disponibili in trasferimenti volontari all'Rrf. Ulteriori 7,5 miliardi di euro della Politica Agricola Comune sono inoltre resi disponibili attraverso trasferimenti volontari alla Rrf. La Commissione infine raddoppierà il finanziamento disponibile per l'invito su larga scala 2022 del Fondo per l'innovazione questo autunno portandolo a circa 3 miliardi di euro.

Perché vengano spersi nel modo giusto la Commissione propone di apportare modifiche mirate al regolamento per integrare capitoli REPowerEU dedicati nei piani esistenti degli stati membri, oltre alle riforme e agli investimenti pertinenti che sono già presenti nei piani. Le raccomandazioni specifiche per paese nel ciclo del semestre europeo 2022 alimenteranno questo processo.

Energia all’Ucraina

L’Unione europea come anticipato da Domani ha adottato anche una strategia energetica internazionale che alla fine è stata chiamata «External Energy Strategy» e che punta a raggiungere un incremento di 50 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto e 10 miliardi da gasdotto per sopperire parte del metano russo. Vengono individuati i nuovi futuri partenariati strategici: Stati Uniti, Canada, Angola, Egitto e Israele. Nel Mediterraneo e nel Mare del Nord saranno sviluppati importanti «corridoi dell'idrogeno» riporta il comunicato ufficiale.

Di fronte all'aggressione russa, l'Ue inoltre sosterrà l'Ucraina, la Moldova, i Balcani occidentali ei paesi del partenariato orientale.

«Con l'Ucraina continueremo a lavorare insieme per garantire la sicurezza dell'approvvigionamento e un settore energetico funzionante, aprendo la strada al futuro commercio di elettricità e idrogeno rinnovabile, oltre a ricostruire il sistema energetico nell'ambito dell'iniziativa REPowerUkraine». Il vice presidente della Commissione, Frans Timmermans, lunedì ha anticipato a Radio 24 che il mese prossimo verrà pubblicato uno studio sulla situazione energetica di Kiev.

Gli ambientalisti

Le proposte di sostituire il petrolio e il gas russo investendo in ulteriori infrastrutture «contando su livelli irrealistici di idrogeno o aumentando l'uso della bioenergia senza restrizioni sull'approvvigionamento», ha detto il Wwf, «rischiano di prolungare la dipendenza dell'Ue dai combustibili fossili e di mettere a repentaglio gli obiettivi climatici e di protezione della natura».

L’associazione ha criticato il fatto che «solo 20 miliardi di euro costituirebbero "denaro nuovo", generato dalla vendita di nuovi permessi di inquinare per l'industria». Gli ambientalisti hanno notato che si tratta di 250 milioni di tonnellate di CO2 «e questo danneggerebbe direttamente lo sforzo di riduzione delle emissioni dell'UE nei negoziati Fit for 55 in corso». Ester Asin, direttore dell'Ufficio politiche europee del Wwf ha riassunto: «Finanziare il piano vendendo permessi di inquinamento è sbagliato, così come lo è costruire altre infrastrutture per il gas fossile o affidarsi a un maggiore uso della biomassa».

L’Italia

Palazzo Chigi ha tenuto a specificare che il RePowerEu non comporta automaticamente cambiamenti né per i progetti né per i finanziamenti del Pnrr e al momento non ci sono finanziamenti aggiuntivi. La parte più importante riguarda la possibilità di nuovi investimenti e riforme nei Pnrr. Per l’Italia – che ha già chiesto tutti i prestiti nel Pnrr - resta la possibilità di accedere a quelli che non saranno comunque richiesti dagli altri stati membri nonché di aumentare la dimensione del Piano attraverso il trasferimento dei fondi sopra menzionati.

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