I contadini indiani hanno rifiutato l’offerta dal governo che prevedeva la sospensione delle tre leggi che regolano il mercato agricolo del paese. Da mesi gli agricoltori protestano contro l’implementazione delle nuove norme accusate di favorire le multinazionali a scapito dei piccoli produttori. Il governo indiano ha finora difeso le leggi dicendo di volere «svecchiare» il settore agricolo del paese. Una posizione che ha trovato forti opposizioni da parte dei contadini che hanno invaso nel novembre dell’anno scorso la capitale del paese, Nuova Dehli, per chiedere l’abolizione delle tre leggi.

Recentemente anche la Corte suprema è entrata nella querelle tra governo e manifestanti sospendendo l’implementazione delle norme fino a quando le due parti non troveranno un accordo. Nel frattempo i contadini continuano a bloccare le arterie stradali principali di Nuova Dehli e hanno già minacciato di organizzare un corteo con decine di migliaia di partecipanti il 26 gennaio, giorno della festa nazionale della Repubblica. Neanche le temperature sotto zero della capitale hanno fermato i manifestanti che sono rimasti nei loro sit in neanche dopo che venti di loro sono morti a causa della rigidità del clima. 

Lo scontro con il Canada

Nel corso delle proteste le forze dell’ordine si sono scontrate ripetutamente con i contadini. La repressione governative delle manifestazioni ha scatenato polemiche non solo in patria, ma anche all’estero. Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha detto durante una diretta Facebook che il suo paese avrebbe sempre difeso il diritto a manifestare pacificamente. Inoltre, i canadesi hanno organizzato diverse manifestazioni di solidarietà nei confonti dei contadini. Anche il primo ministro britannico Boris Johnson era intervenuto per difendere il diritto alla protesta degli agricoltori. Il governo indiano ha risposto duramente alle critiche dei paesi occidentali invitando i loro leader a «pensare ai loro problemi» e a «non intromettersi nelle faccende interne indiane».

© Riproduzione riservata