Se l’obiettivo strategico del presidente russo, Vladimir Putin, fosse stato quello di congelare il continuo processo di avvicinamento all’occidente del governo di Kiev e dimostrare che Mosca, come un tempo l’Unione sovietica, ha il diritto di reclamare una sua sfera di influenza in Europa con il solo sferragliare dei cingoli dei carri armati alla frontiera ucraina, allora forse avrebbe già vinto il primo set della partita in corso in Ucraina.

È una terza ipotesi rispetto alla guerra e all’accordo diplomatico ed è sostenuta anche da fonti autorevoli come Richard Haass, presidente del Council on Foreign Relation, uno dei più prestigiosi think tank americani. «La maggior parte della discussione sulla questione Russia-Ucraina si basa sul fatto che ci possa essere un intervento armato di una certa portata o una svolta diplomatica – ha scritto su Twitter Richard Haass –.

Dovremmo anche prepararci per una terza possibilità: una crisi estesa in cui un numero significativo di forze russe rimane parcheggiato ai confini dell’Ucraina». Una crisi lunga, un braccio di ferro diplomatico, militare e da guerra ibrida, con possibili cambi di governo a Kiev. Qualcosa di simile più alla crisi dei missili a Cuba, ma a parti invertite, tra russi e americani.

Possibile? Proviamo a verificare questa ipotesi e le sue conseguenze: l’agenzia Bloomberg ha riferito che i prezzi del petrolio più alti quest’anno forniranno alla Russia 70 miliardi di dollari in più. Lo status quo di un’Ucraina assediata da 100mila soldati russi e dove i diplomatici, gli stranieri, i turisti e gli investitori internazionali lasciano il paese ha provocato un aumento del prezzo del petrolio e del gas, fatto che di per sé è già una vittoria economica per Vladimir Putin e per il ministero delle Finanze russo.

Lo spazio aereo

All’assedio terrestre di Kiev (senza dimenticare che 1.500 soldati russi in funzione di peace keeping sono da anni in Transnistria al confine meridionale con la Moldavia) si potrebbe unire quello aereo. La domanda di fondo è: si può volare tranquillamente in Ucraina? Secondo un report del governo dei Paesi Bassi, il 17 luglio del 2014 i ribelli orientali filo-russi hanno abbatuto il volo Mh17. Era un Boeing 777 della Malaysia Airlines, in viaggio da Amsterdam a Kuala Lumpur.

E soprattutto: fino a quando si potrà volare tranquilli? Secondo i media locali, le maggiori compagnie assicurative britanniche, che riassicurano altre società internazionali del settore, hanno segnalato ai proprietari di aeromobili mondiali che la copertura assicurativa per i velivoli in Ucraina cesserà di avere effetto entro 48 ore, il che porterebbe a una chiusura di fatto dello spazio aereo del paese. Le autorità ucraine smentiscono risolutamente l’ipotesi.

L’impasse diplomatico

Mentre gli americani erano ancora concentrati sul Super Bowl LVI (che significa il 56° in numeri romani), sabato alle 17 ora italiana, si è svolto il colloquio più importante, quello tra il presidente statunitense Joe Biden e Vladimir Putin, finito però con un nulla di fatto.

Una conversazione “equilibrata e professionale” quella svoltasi tra i presidenti di Usa e Russia, come è stata definita da Yury Ushakov, consigliere per la politica estera di Putin. Un modo diplomatico per dire che ognuno è rimasto sulle sue posizioni. La telefonata aveva suscitato molte aspettative alla vigilia negli osservatori internazionali.

Dopo più di un’ora di dialogo telefonico Biden ha ammesso che Putin, come un consumato giocatore di poker, non ha fornito le rassicurazioni richieste, mentre Putin si è lamentato che gli Stati Uniti fanno dell’«isteria al suo apogeo» e della propaganda allarmistica, senza fornire risposte sulla fine dell’espansione Nato nell’Europa dell’est. Il capo della Casa Bianca ha avuto ieri un colloquio con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky dove ha ribadito che dagli Usa ci sarebbe una «risposta risoluta e unita in caso di invasione russa». Basterà a far retrocedere l’orso russo?

Ogni scenario

Kiev si sente assediata, ma chiede di non esagerare con l’allarmismo che provoca solo panico nella popolazione. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha assicurato al presidente del Consiglio europeo, l’ex premier belga Charles Michel, di essere favorevole a una soluzione diplomatica, ma che servono “sanzioni preventive” per fermare Mosca.

Il presidente ucraino – che ha ricevuto da Erdogan i micidiali droni turchi Bayraktar che dopo essere stati risolutivi nel conflitto del Nagorno-Karabakh hanno rotto l’equilibrio anche nelle regioni separatiste dell’est in Ucraina – ha ribadito che comprende i rischi della minaccia di un attacco russo, ma che gli ucraini «sono preparati a ogni scenario». Ha poi sottolineato che i 40 milioni di ucraini vive in questo stato sospeso dal 2014, quando la Russia ha annesso la Crimea provocando le sanzioni occidentali ed è iniziato il conflitto nell’est del paese tra separatisti filo-russi, sostenuti da Mosca, ed esercito ucraino.

Resta un clima di forte incertezza. La Polonia si dice pronta alla marea di profughi ucraini e papa Francesco all’Angelus ha chiesto di fare ogni sforzo per mantenere la pace in Europa. Ma la Russia, secondo il Pentagono, ormai da settimane pare decisa a preparare un’invasione dell’Ucraina, con più di 140mila soldati ammassati al confine ucraino, e nei giorni scorsi al confine tra Bielorussia e Ucraina sono iniziate le esercitazioni congiunte di militari russi e bielorussi.

Dopo Macron tocca a Scholz

La Germania – che ha appena rieletto per cinque anni il suo presidente, Frank-Walter Steinmeier, 66 anni, ex ministro socialdemocratico degli Esteri di Angela Merkel e che nel discorso di insediamento non ha mancato di lanciare un duro monito a Putin invitandolo ad «allentare il cappio intorno al collo dell’Ucraina» – ha preso finalmente in mano la questione ucraina.

Il cancelliere Olaf Scholz (accusato di assumere un profilo troppo basso sul tema) ha annunciato che domani si recherà finalmente a Mosca e poi a Kiev visto che considera «critica la situazione». L’annuncio ha galvanizzato gli imprenditori tedeschi in Russia che hanno “grandi speranze” per la visita del cancelliere a Mosca, dove sono in programma colloqui con Putin.

«Il conflitto che riguarda l’Ucraina deve essere risolto con i mezzi della diplomazia», ha detto Rainer Seele, presidente delle Camere di commercio russe tedesche all’estero (Ahk). Scholz vedrà prima il presidente ucraino Zelensky a Kiev. Sul piatto c’è il congelamento dei progetti economici tra cui il gasdotto North Stream2, che sarebbe un duro colpo per Mosca e per il partito filo russo guidato in Germania dall’ex cancelliere, Gerhard Schröder.

Scholz ha sicuramente parlato nei giorni scorsi a Washington di questa ipotesi estrema con il presidente Joe Biden che non è mai stato favorevole al raddoppio della dipendenza energetica europea dalla Russia preferendo l’invio di gas americano o del Qatar al Vecchio Continente.

L’allarme americano non cessa

Gli Stati Uniti hanno deciso di rispondere all’offensiva russa sul terreno con una offensiva verbale di notizie, rivelazioni e foto satellitari sui movimenti delle truppe russe al confine ucraino. A far salire la tensione, respingendo la rassicurante ipotesi secondo cui il Cremlino non avrebbe avviato l’invasione con le Olimpiadi di Pechino in corso, sono state le parole del consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan.

Il Pentagono ha chiarito anche che «se un attacco russo all’Ucraina procede, è probabile che inizi con bombardamenti aerei». Il 16 e il 17 febbraio si terrà una riunione dei ministri della Difesa della Nato a Bruxelles, in attesa dell’esito della missione del cancelliere Scholz a Mosca.

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