In un comunicato stampa del 2015 il Census bureau (l’ufficio del censimento) degli Stati Uniti ha annunciato che la maggior parte dei bambini sotto i cinque anni non è più “bianca”. Secondo la proiezione, i bianchi diventeranno una minoranza della popolazione americana entro il 2045.

Queste notizie hanno ottenuto una enorme attenzione da parte dei media e conseguentemente molti americani ora credono che la loro società sia sull’orlo di una trasformazione epocale. Il mutamento in quella che spesso viene chiamata una società di “majority-minority”, ovvero una società in cui le minoranze di afroamericani, asiatici, ispanici e nativi americani sommate insieme costituiscono la maggioranza, si presume conduca a un cambiamento radicale del potere culturale e politico.

Nazionalismo bianco

Molti bianchi temono che questo mutamento demografico apparentemente inarrestabile minacci il loro posto in America. La forma più estrema di questo disagio è una “ansia da estinzione bianca”, che spinge alcuni verso il nazionalismo bianco. Alcuni politologi hanno affermato che il “risentimento razziale” dei bianchi, alimentato in parte dall’ansia causata da questi cambiamenti demografici, è stata la ragione principale della vittoria nel 2016 di Donald Trump.

Altri americani si sentono invece incoraggiati da questa trasformazione. Alcuni membri di minoranze etniche desiderano comprensibilmente un paese in cui le loro identità ed esperienze cessino di essere marginali rispetto alla narrazione nazionale. Forse però sono i progressisti che pensano che una nazione meno bianca sarà anche una nazione più di sinistra e democratica, e in questo hanno riposto grandi speranze.

Speranze malriposte

Eppure tutte queste previsioni presuppongono l’esistenza di rigidi confini razziali ed etnici di un tipo che, storicamente, non ha caratterizzato l’esperienza americana di immigrazione, né tra la fine del Diciannovesimo e l’inizio del Ventesimo secolo, né negli ultimi cinquant’anni. Non siamo di fronte a una trasformazione demografica epocale che cambierà la natura stessa dell’America, ma siamo alle prese con una grande illusione demografica.

Un secolo fa l’immigrazione dall’Europa meridionale e orientale portò masse di cattolici italiani e polacchi e di ebrei dell’Europa dell’est a Ellis Island, scatenando quasi l’isteria nell’élite bianca protestante. Temevano che questi immigrati stessero cancellando le caratteristiche razziali dei bianchi americani. The Passing of the Great Racedi Madison Grant, che fu un best seller quando venne pubblicato nel 1916, denunciava l’impatto razziale degli immigrati sul “ceppo nordico nativo” dell’America. L’introduzione dei test sul quoziente intellettivo poco prima della prima guerra mondiale sembrava confermare l’inferiorità dei nuovi arrivati, molti dei quali sembravano essere intellettualmente carenti.

Previsioni errate

Eppure il declino nazionale anticipato non si è mai verificato. Al contrario, i figli e i nipoti degli immigrati sono saliti nella scala sociale. Le distinzioni etniche e religiose che un tempo si erano prospettate nell’immaginario americano hanno incominciato a perdere di significato. Si era formata una nuova maggioranza della società.

Un processo simile è in corso in questo momento.

La presunta rigidità delle divisioni etno-razziali è smentita dall’aumento del numero di famiglie miste. Più del dieci per cento dei bambini negli Stati Uniti è nato da genitori “misti”: una proporzione ben superiore al numero dei bambini solamente asiatici e non di molto inferiore al numero di bambini solo neri. La maggior parte di questi individui misti è integrata con i bianchi almeno quanto con le minoranze.

I dati fraintesi

Per come normalmente sono presentati, i dati demografici rendono difficile comprendere che questo è ciò che sta accadendo. Il Census bureau, ad esempio, classifica gli individui con discendenza bianca e non bianca e quelli con discendenza non bianca: la stragrande maggioranza degli americani misti pertanto si aggiunge, nei registri, alla parte minoritaria. Questo fatto enfatizza il declino della popolazione bianca e presenta come certa una cosa che non è altro che una speculazione: un futuro in cui le persone che si identificano come nativi americani, asiatici, neri o latini supereranno i bianchi. Le proiezioni secondo cui i bianchi presto diventeranno una minoranza della popolazione hanno avuto un profondo effetto sulla percezione pubblica, ma non riflettono la realtà sociale.

Le teorie dominanti sul cambiamento demografico sbagliano anche nel supporre che gli immigrati e i loro figli si distingueranno dalla maggioranza nella società per molti decenni a venire. L’idea è che nel passato gli immigrati dall’Europa meridionale o orientale si siano assimilati una volta accettati come bianchi a tutti gli effetti. Secondo questa ipotesi, l’assimilazione è un processo di omogeneizzazione che non sarà mai possibile per i gruppi di immigrati la cui etnia non sarà mai percepita come bianca.

Processo di diversificazione

È invece più corretto descrivere questo processo storico come un processo di diversificazione. L’assimilazione di massa di cattolici ed ebrei ha portato all’accettazione del giudaismo e del cattolicesimo come religioni tradizionali accanto al protestantesimo. Dopo il 1945 la società americana si è ridefinita come giudaico-cristiana. La maggioranza nella società si è allargata.

Allo stesso modo l’assimilazione odierna non esclude i discendenti dei nuovi immigrati. Né richiede che essi si presentino come bianchi. La maggioranza nella società può infatti estendersi per accettare un grado di diversità razziale visibile.

Un cambiamento sociale

In che modo la crescente diversità cambierà la nostra visione della società tradizionale? È vero che la tradizionale maggioranza è stata definita, storicamente, dall’essere bianco. In futuro, però, la maggioranza nella società americana sarà probabilmente percepita come multirazziale e multiculturale, una trasformazione che è già in atto nelle regioni più etnicamente variegate del paese, da San Diego a New York.

Ciò non significa che gli americani misti smetteranno di includere le loro origini di minoranza nel loro processo di identificazione. Come gli immigrati dalla Sicilia o dalla Galizia che sono entrati a far parte della società americana nel corso del Ventesimo secolo, è probabile che, anche una volta pienamente integrati, affermino la propria identità “con il trattino”. Eppure conservare la traccia di queste identità è pienamente compatibile con una società più inclusiva, non più definita dall’essere bianca.

Lieto fine

Come in passato, la società americana rimane capace di adattarsi alla sua crescente diversità. E così, coloro che presumono che il futuro del paese consisterà in una battaglia campale tra due blocchi etno-razziali per sempre in conflitto tra loro si sbagliano, fortunatamente. Molto più probabilmente il futuro dell’America sarà una società più ampia e più inclusiva.

Questo articolo è stato pubblicato dalla testata online Persuasion e trae spunto dalla pubblicazione più recente di Richard Alba, The Great Demographic Illusion (La grande illusione demografica), pubblicato da Princeton University Press

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