Una giornata convulsa e ricca di colpi di scena interni al governo israeliano, in attesa di una soluzione sugli ostaggi. «L’unico modo per evitare l'ingresso a Rafah è raggiungere un accordo sugli ostaggi», ha detto a Times of Israel una fonte israeliana secondo cui c’è una forte pressione internazionale affinché l'operazione non abbia luogo. «Nessuno – ha ammesso la fonte – vuole che Israele entri a Rafah». Ma nella sua controproposta Israele avrebbe fatto «grandi concessioni», incluso il ritorno dei palestinesi sfollati nel nord della Striscia: una delle principali richieste di Hamas.

Per questo la fazione islamica sarà oggi al Cairo e potrebbe dare la sua risposta. Secondo Shalom Lipner, studioso dell’Atlantic Council: «Una nuova proposta israeliana per un accordo sugli ostaggi includerebbe per la prima volta la possibilità che i leader israeliani siano aperti a discutere la fine della guerra di Gaza come parte di un accordo». Possibile? Intanto però il capo di stato maggiore Herzi Halevi ha approvato «i nuovi piani» per la continuazione della guerra a Gaza, in previsione anche di una imminente operazione a Rafah. Alla riunione era presente pure il comandante del Fronte sud dell'Idf, il generale Yaron Finkelman.

Smotrich contro Gantz

Il governo Netanayahu è spaccato. Il ministro delle Finanze e leader della destra radicale, Bezalel Smotrich, ha avvertito che se il premier Benyamin Netanyahu annulla l'operazione a Rafah, il governo «non avrebbe più diritto di esistere».

Smotrich ha aggiunto che concordare un nuovo cessate il fuoco, mediato dall'Egitto, «sarebbe una umiliante resa, una sentenza di morte per gli ostaggi che non sono inclusi nell'accordo e un pericolo per lo stato di Israele».

Nel frattempo il ministro della sicurezza nazionale israeliano e leader della destra radicale, Itamar Ben Gvir, è stato dimesso dall'ospedale Hadassah di Gerusalemme dopo il ricovero per le ferite riportate in un incidente stradale quando la sua auto, che non aveva rispettato il semaforo rosso, si era rovesciata. Nell'incidente Ben Gvir si è rotto tre costole.

Ad opporsi a Smotrich c’è Benny Gantz. Il ritorno degli ostaggi israeliani a casa è più importante dell'operazione militare a Rafah, ha detto il ministro del gabinetto di guerra. Rispondendo al ministro delle Finanze ha sottolineato che «il governo non avrebbe diritto di esistere se i suoi membri impedissero una intesa sugli ostaggi». «Entrare a Rafah – ha scritto su X Gantz – è importante nella nostra lunga campagna contro Hamas, ma il ritorno degli ostaggi catturati il 7 ottobre è di importanza molto più grande». Insomma un dissidio forte con l’ala destra del governo di unità nazionale che rischia di implodere.

Abu Mazen chiama gli Usa

In questo marasma politico, il presidente palestinese Abu Mazen ha dichiarato che solo gli Stati Uniti a questo punto possono fermare l'attacco israeliano a Rafah, che costituirebbe «il più grande disastro nella storia del popolo palestinese». «Ci appelliamo agli Stati Uniti d'America perché chiedano a Israele di fermare l'operazione a Rafah, perché l'America è l'unico Paese in grado di impedire a Israele di commettere questo crimine», ha proseguito Abu Mazen da Riad, in Arabia Saudita, dove si trova per il vertice del World Economic Forum. «Israele entrerà a Rafah nei prossimi giorni» ha aggiunto Abu Mazen, che questa domenica ha spedito una delegazione di Fatah a Pechino per colloqui con Hamas e ha ribadito la necessità «della fine dei combattimenti e la fornitura di aiuti alla Striscia». Il presidente palestinese nell'ambito del Forum incontrerà il segretario di Stati Usa Antony Blinken che sta cercando di evitare l’escalation del conflitto insieme al ministro degli Esteri francese, Stéphane Séjourné, giunto in Libano.

La tesi di Unrwa

Che la situazione sia sul limite del burrone lo sostiene anche l’UNRWA. «Israele sta preparando un'operazione militare su larga scala nella città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza», ha detto Philippe Lazzarini, commissario generale dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA). «La mia paura in questo momento è ciò che l'esercito israeliano intende fare, a prescindere dall'assistenza militare a Israele da parte degli Stati Uniti. Sembra che ci sia una preparazione per un possibile intervento militare su larga scala a Rafah».

Blinken al kibbutz di Beeri

È possibile che il segretario di stato Usa Antony Blinken nella suo prossimo viaggio in Israele – dove arriverà martedì – visiti il kibbutz di Beeri, uno dei più colpiti da Hamas nell'attacco del 7 ottobre, e il valico di Kerem Shalom da dove entrano gli aiuti per Gaza. Ad accompagnare Blinken saranno il ministro della difesa Yoav Gallant e quello degli esteri Israel Katz. L’importante è fermare gli estremisti dei due campi.

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