Alessia Piperno, 30 anni, romana, sarebbe stata arrestata a Teheran durante le proteste seguite alla morte di Mahsa Amini. Secondo quanto racconta il padre, la ragazza, in viaggio da sola come le era capitato tante volte prima, era scomparsa dal 28 settembre, l’ultima volta che la sua famiglia aveva avuto sue notizie. Era anche l’ultima volta che aveva utilizzato il cellulare.

La preoccupazione della famiglia, da quanto si legge in un post sui social, è aumentata ulteriormente quando Alessia ha chiamato con una richiesta d’aiuto raccontando di essere stata arrestata. 

«Stamattina arriva una chiamata. Era lei che piangendo ci avvisava che era in prigione. A Teheran, in Iran. Era stata arrestata dalla polizia insieme a dei suoi amici mentre si accingeva a festeggiare il suo compleanno. Sono state poche parole ma disperate. Chiedeva aiuto» ha scritto il padre Alberto in uno status su Facebook, poi cancellato. 

La Farnesina

«Ci siamo subito mossi con la Farnesina, abbiamo chiamato l’ambasciata italiana a Teheran. Ma ancora non sappiamo niente neanche il motivo della reclusione». Secondo quanto riferisce il Messaggero, che ha parlato con il padre, la ragazza ha detto, piangendo, «sto bene, ma qui ci sono persone che dicono di essere dentro da mesi e senza un motivo, temo di non uscire più, aiutatemi».

Nel post il padre scriveva anche che la figlia «è una viaggiatrice solitaria, gira il mondo per conoscere usi e costumi dei popoli: si è sempre adeguata e rispettato le tradizioni e, in certi casi, gli obblighi, di ogni paese che ha visitato».

Secondo il Messaggero, «aveva vissuto anche in Australia, in Islanda, a Panama, in Nicaragua, solo per citare alcune delle tappe del suo lungo peregrinare in cui riusciva anche a lavorare».

Nonostante la pronta mobilitazione della Farnesina, non è ancora stato individuato il carcere in cui si trova la giovane.

Il racconto delle proteste

«Non riesco ad andarmene da qui, ora più che mai», scriveva Alessia sul suo profilo Instagram il 26 settembre 2022. La ragazza raccontava nello stesso post delle proteste iraniane scoppiate dopo la morte di Mahsa Amini, facendo riferimento al coraggio dei coetanei iraniani diventati, ormai, suoi amici. «In tanti hanno già perso la vita, in tanti non vedranno mai quella libertà per cui hanno rischiato e lottato, ma se un giorno questo sarà un paese libero, è merito di queste persone, di queste ragazze che scendono in piazza e danno fuoco ai loro hijab, e a quei uomini che stanno combattendo per le loro donne».

La visita alla prigione di Iran Ebrat e l’imminente partenza per il Pakistan

Nel documentare il suo viaggio sui social, Alessia Piperno aveva reso partecipi i suoi followers della visita che aveva fatto nel carcere di Iran Ebrat. La prigione è famosa perché luogo di detenzione e tortura dei prigionieri politici dello scià dopo la rivoluzione del 1979. Una prigione, raccontava Alessia, al cui interno risuonavano le grida dei prigionieri per le atroci vessazioni subite, al di fuori, invece, nessuno riusciva a sentire quelle urla. A guidare la ragazza nella visita era stato un ex detenuto che Piperno ringraziava nelle sue stories. Sempre sul suo profilo Instagram la giovane viaggiatrice il 28 settembre, giorno del suo compleanno e dell’arresto, annunciava che sarebbe presto ripartita alla volta del Pakistan. Lì aveva intenzione di ricostruire un villaggio. 

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