I rapporti tra Italia e Turchia, piuttosto turbolenti dopo che Mario Draghi ha definito Recep Tayyip Erdoğan un «dittatore», si arricchiscono di una spy story che testimonia una rivalità crescente in aree come la Libia, il Corno d’Africa e nel Mediterraneo orientale. Un tribunale turco ha incarcerato, in attesa di processo, Metin Gürcan, uno dei fondatori del partito turco per la democrazia e il progresso (Deva), con l’accusa di «spionaggio politico e militare».

Gürcan, un ex militare in pensione, ha contribuito a fondare la formazione Deva con Ali Babacan, ex vice primo ministro e ministro degli Esteri del governo di Erdoğan. Babacan è molto stimato dagli investitori internazionali per la moderazione e la competenza economica, e proprio per questo motivo è stato silurato da Erdoğan. Gürcan è un analista della difesa. L’agenzia statale Anadolu ha detto che la polizia turca ha chiesto a Gürcan di spiegare i suoi contatti con i diplomatici stranieri.

Nell’interrogatorio a cui è stato sottoposto, a Gürcan è stato chiesto in dettaglio degli incontri avuti con dei diplomatici spagnoli lo scorso gennaio e febbraio in un hotel di Ankara. Negli stessi giorni l’analista avrebbe incontrato anche un funzionario dell’ambasciata italiana in un parcheggio coperto della capitale turca, in una autovettura con targa diplomatica.

Ci sarebbero stati complessivamente tre incontri a distanza di poche settimane avvenuti in un parcheggio, secondo Gürcan, a causa delle restrizioni anti Covid. L’analista non ha negato di essere stato retribuito per aver redatto analisi strategiche e militari, ma ha respinto con forza l’accusa di aver condiviso informazioni riservate o coperte da segreto di stato. Ha negato anche di essere a conoscenza del fatto che i suoi interlocutori fossero agenti stranieri. Gürcan ha lasciato l’esercito nel 2015, ha 45 anni ed è uno stimato analista strategico-militare che collabora con riviste e siti molto conosciuti e apprezzati

Distrazione di massa?

La scorsa settimana Babacan aveva affermato che la detenzione di Gürcan è da considerare un maldestro tentativo di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalla pesante crisi economica in cui versa la Turchia, segnata dal crollo della valuta ai minimi storici.

La lira ha perso fino al 25 per cento del suo valore dall’inizio della scorsa settimana a causa delle preoccupazioni degli investitori internazionali sui tagli dei tassi di interesse sostenuti con forza da Erdoğan nonostante il parere contrario della banca centrale. Nei giorni scorsi Emirati Arabi Uniti e Turchia hanno siglato accordo swap che, secondo funzionari turchi, dovrebbe ammontare a 5 miliardi di dollari, con la possibilità per Abu Dhabi di depositare direttamente dollari nelle casse della Banca centrale turca. Ma questo non ha impedito alla lira turca di perdere terreno rispetto a euro e dollaro.

Intanto i sondaggi mostrano che il sostegno popolare a Deva, fondato nel marzo 2020, è modesto ma in crescita ed è pari a circa il 2 per cento, mentre il sostegno a Erdoğan e al suo partito Ak è ai minimi da venti anni.

I turchi sono molti preoccupati dalla perdita di potere d’acquisto causata dalla cattiva gestione economica, dall’aumento del carburante e dei prezzi degli alimentari. Deva e altri partiti di opposizione come il Chp di ispirazione socialdemocratica e laica fondato da Kemal Atatürk, hanno chiesto elezioni anticipate per affrontare la crisi valutaria che potrebbe portare al blocco dei movimenti di capitali, ma il governo sostenuto dal partito filo-islamico di Erdoğan e dall’Mhp, il partito di estrema destra erede dei Lupi grigi, ha detto che le elezioni presidenziali e generali si terranno come previsto nel giugno 2023.

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