Questa mattina l’ambasciatore e direttore generale della Farnesina, Ettore Sequi, ha incontrato l’ambasciatore russo in Italia Sergey Razov. Al centro dell’incontro coordinato dall’Unione europea e richiesto in queste ore da ciascun paese, i referendum cosiddetti farsa nei territori ucraina invasi, ma, ha detto lo stesso Sequi in una breve dichiarazione alla stampa «non si è trattato di Nord Stream», i gasdotti colpiti nei giorni scorsi da cui scorreva il metano dalla Russia alla Germania.

Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, domenica aveva anticipato che la Farnesina si sarebbe occupata dei sabotaggi, il tema invece non era previsto nell’agenda del meeting. All’incontro al ministero degli Esteri tra i rappresentanti di Italia e Russia ha preso parte anche il direttore generale per gli Affari Politici e di Sicurezza del ministero, Paolo Ferrara.

L’incontro

Piero Cruciatti / LaPresse

Sequi, riporta la nota ufficiale, ha espresso a Razov la ferma condanna dell’Italia per i referendum farsa, illegalmente condotti dalla Federazione Russa per annettere i territori occupati nelle regioni ucraine di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhia. 
Il segretario generale del ministero degli esteri ha esortato le autorità russe a revocare «tali atti illeciti il cui esito l’Italia non intende riconoscere, e a ritirare immediatamente, completamente e senza condizioni le forze russe dal territorio ucraino».

Un punto che è stato affrontato insieme a questi è stato il pericolo delle armi nucleari. «La minaccia di impiegare armi nucleari, le gravissime violazioni dei principi e delle regole della Carta delle Nazioni Unite minano gravemente la sicurezza globale». 
L’ambasciatore Sequi ha quindi confermato la determinazione italiana ed europea ad aumentare la pressione nei confronti della Federazione russa affinché cessi l’aggressione, ribadendo il sostegno dell’Italia alla piena sovranità, indipendenza ed integrità territoriale dell’Ucraina.

Razov ha preso atto e riferirà a Mosca il contenuto del colloquio, nel frattempo ha respinto le accuse.

Per quanto riguarda l’energia, il capofila resta il ministero della Transizione ecologica.

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