- Il primo ministro giapponese vuole spendere il 2 per cento del Pil in difesa, rafforzare l’Esercito di autodifesa e partecipare al programma italo-britannico per il nuovo caccia di sesta generazione.
- Il rafforzamento militare di Tokyo risponde alle pressioni degli Usa, che spingono affinché il Giappone assuma un ruolo di maggior peso nel Pacifico, e alle minacce che arrivano da Cina e Corea del Nord.
- Sullo sfondo resta il dibattito sulla Costituzione, che vieta al Giappone di avere un esercito e di usare la guerra come metodo di risoluzione delle controversie internazionali. Una modifica costituzionale cambierebbe l’identità del paese
La corsa al riarmo e all’aumento delle spese per la difesa ha contagiato anche il Pacifico, oltre al vecchio continente. Il primo ministro del Giappone, Fumio Kishida, ha proposto di aumentare i fondi destinati alla difesa, lasciandosi alle spalle anni di investimenti inferiori all’uno percento del Pil per raggiungere invece la soglia del due percento entro il 2027. La mossa di Kishida imporrebbe un cambio di passo significativo al Giappone, che si adeguerebbe così agli standard Nato in tema di
FOTO
Parata militare a Tokyo (Kiyoshi Ota/Pool Photo via AP)



